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Unità-Per il pubblico impiego non c'è un centesimo

Per il pubblico impiego non c'è un centesimo Risultato: 100mila precari a rischio e niente aumenti per tre milioni di dipendenti di Laura Matteucci / Milano IN MUTANDE Niente soldi p...

13/11/2005
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l'Unità

Per il pubblico impiego non c'è un centesimo

Risultato: 100mila precari a rischio e niente aumenti per tre milioni di dipendenti

di Laura Matteucci / Milano

IN MUTANDE Niente soldi per i contratti. E per il 2006 c'è già un buco di 6 miliardi e mezzo di euro, tanto vale l'intero settore pubblico i cui contratti non sono stati rin-
novati: denaro in parte stanziato nel 2005 ma mai effettivamente erogato, e in parte del tutto virtuale. Tremonti del resto ha il suo daffare a fare qualche regalo a chi sta già bene di suo, a cercare di tenere buona Confindustria, senza tirare troppo la coperta (cortissima) delle casse pubbliche, e se dovesse anche reperire i soldi promessi nero su bianco ai lavoratori di sicuro non riuscirebbe a centrare l'obiettivo concordato con l'Europa di mantenere quest'anno il rapporto deficit-pil sotto il 4,3%.
Morale: 3 milioni di lavoratori dello Stato restano col cerino in mano. E l'anno prossimo sarà pure peggio: nella Finanziaria appena approvata non solo non sono proprio previsti stanziamenti per i rinnovi contrattuali, che pure andranno fatti, ma oltretutto si tagliano in modo consistente (del 40%) i trasferimenti agli enti locali per consulenze.
Dove per consulenze si intendono in realtà i contratti dei precari, a tempo determinato o ex co.co.co., gli stessi che hanno permesso a molti comuni di mantenere aperti i servizi ai cittadini (un esempio per tutti, gli asili nido) in questo tempo di blocco totale o parziale delle assunzioni. I lavoratori che di fatto verranno lasciati a casa saranno circa 100mila. Nella nuova Finanziaria peraltro diminuiscono anche i soldi per la contrattazione integrativa, ed è prevista pure una riduzione dell'indennità per la vacanza contrattuale.
Come dice Carlo Podda, segretario generale della Funzione pubblica Cgil: "Siamo in presenza di un disastro sociale", che esploderà in tutta la sua evidenza l'anno prossimo. Motivo per cui i sindacati hanno organizzato una manifestazione dei precari il 23 novembre a Roma, oltre alla mobilitazione generale del settore per il 25, con sciopero di otto ore, contro la Finanziaria e a sostegno delle vertenze contrattuali. Sostanzialmente ancora tutte aperte.
Vediamo nel dettaglio. Per scuola, statali ministeriali e vigili del fuoco (in totale 1 milione e mezzo di lavoratori), dopo un anno e mezzo di mobilitazione e una serie di dietrofront del governo il 27 maggio scorso vengono finalmente firmati i rinnovi contrattuali con i sindacati. Attenzione, perchè si sta parlando del biennio 2004-2005, cioè di contratti che - paradossale ma vero - vanno a scadenza il prossimo 31 dicembre.
Peccato che alla prima firma avrebbero dovuto far seguito le direttive all'Aran (l'agenzia che gestisce i rapporti tra governo e pubblico impiego), le certificazioni della Corte dei conti, l'approvazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri. Da maggio ad oggi nulla o quasi è stato fatto, nonostante per legge l'iter non dovrebbe superare i 45 giorni, e i contratti non sono mai diventati operativi. Gli altri contratti, sanità ed enti locali, sono ancora avvolti da nebbia fitta.
Perchè succede tutto questo? Innanzitutto perchè di soldi in cassa non ce ne sono più, e oltretutto il Fondo monetario ha chiaramente detto, a proposito dei contratti pubblici, che solo senza gli stanziamenti necessari si può ottenere l'obiettivo di mantenere il rapporto di deficit-pil sotto il 4,3% nel 2005. "Noi decideremo come proseguire la nostra mobilitazione - continua Podda - A questo punto tutto dipende dalle strategie elettorali. Perchè può anche darsi che il governo decida di far arrivare in busta paga gli aumenti già decisi poco prima delle elezioni. Oppure, il governo che verrà si ritroverà, tra gli altri, anche questo buco da dover tappare".


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