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Unità-Per il contratto degli statali Siniscalco sceglie la linea dura

Per il contratto degli statali Siniscalco sceglie la linea dura di red Il neoministro della Funzione Pubblica Mario Baccini, indicato dal governo come plenipotenziario a chiudere il contratto d...

10/05/2005
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l'Unità

Per il contratto degli statali Siniscalco sceglie la linea dura
di red

Il neoministro della Funzione Pubblica Mario Baccini, indicato dal governo come plenipotenziario a chiudere il contratto degli statali, ha incontrato lunedì mattina i leader di Cgil, Cisl e Uil. Ma pare che da questa prima ripresa di confronto non siano usciti significativi passi avanti nella trattativa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego che tanta parte avrà nella prossima Finanziaria. Nessuna apertura sullo scoglio dei 95 euro di aumento e quindi Epifani, Pezzotta e Angeletti e Baccini si sono aggiornati a data da destinarsi. Anzi, Baccini ha addirittura declassato questa prima riunione, annunciandone un'altra vera nei prossimi giorni. È solo in serata che si è però capito la brutta aria. E per bocca del superministro all'Economia Domenico Siniscalco. Il successore di Tremonti in via XX settembre ha infatti preso la parola per spiegare quale linea dovrà adottare il collega Baccini: il governo è disposto a superare il limite dei 95 euro ma solo per andare poco più in là. E questo in virtù del fatto che il riferimento deve venire dal settore privato.

"Sono convinto ha detto Siniscalco - che in una economia articolata come la nostra il settore privato ci può dare una mano. In quel settore i contratti sono biennali e tutti hanno chiuso sotto i 100 e anche sotto i 90 euro". "Troverei complicato ha insistito -spiegare agli italiani che li tassiamo per chiudere a 110 euro il contratto del pubblico impiego, non essendo peraltro loro il top della produttività ha detto ancora Siniscalco- Il settore privato ci dà il riferimento anche perché i sindacati che seguono sia i lavoratori pubblici sia i privati sono i medesimi". Il fatto è che Siniscalco deve ancora chiarire con Eurostat l'andamento del deficit sul Pil italiano. Vorrebbe farlo entro fine mese, o al massimo i primi di giugno. Si tratta di contrattare una riclassificazioni di alcune voci di bilancio come gli aumenti di capitale dello Stato a favore delle Fs ed altre partite, nella speranza che vengano riconsiderate riportando l'indebitamento su valori inferiori al limite massimo del 3 %.

Ma sulla valutazione finale dell'Europa pende ora anche il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. E visto che le previsioni sulla crescita e sul contenimento del deficit complessivo non sono affatto buone, sembra questo degli statali uno dei pochi elementi su cui far leva per un risparmio.

Lunedì tra l'altro anche il Ref, il Centro studi guidato dall'economista Giacomo Vaciago, ha pubblicato le sue previsioni 2005-2006 . E lo scenario indica al brutto tutti gli indicatori. L'inflazione al 2% e il debito a quota 106,9, la crescita di quest'anno ferma allo 0,5% e il rapporto deficit-pil arriverà addirittura al 4,6% con un rischio di raggiungere il 5,7. Un quadro definito senza mezzi termini "abbastanza desolante", in cui l'Italia continua a perdere fette del mercato internazionale in vari campi e ha un'economia stagnante, con consumi interni ridotti a una crescita dello 0,7. Per il centro studi pesano la concorrenza con la Cina, il caro-petrolio, le politiche finanziarie rimaste calibrate sulla precedente situazione espansiva degli anni Novanta. Ma "basterebbe poco- è la valutazione - per vedere materializzarsi quel ciclo degli investimenti che consentirebbe alla ripresa di consolidarsi: le condizioni passano per una politica del cambio e una politica del petrolio, il che sembrerebbe arduo da realizzare ma, giova rammentarlo, fu proprio ciò che tirò fuori l'economia mondiale dalle sacche della stagnazione verso la metà degli anni Ottanta".


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