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Unità: «Per chi fa ricerca resta la miseria di 850 euro»

BOLOGNA Ci saranno 94 milioni in meno

22/07/2008
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l'Unità

di Antonella Cardone / Bologna

I primi a cadere sono i dottori di ricerca, ai quali viene cancellato il previsto aumento di stipendio. A Bologna continueranno a ricevere i vecchi 850 euro mensili, e chi aspettava l'aumento a 1.200 euro si dovrà rassegnare. «Con Mussi si era deciso di incrementare il valore delle borse di studio dei dottorandi - spiega il rettore dell'ateneo bolognese, Pier Ugo Calzolari - ma ora con tutti i tagli che prevede il maxiemendamento Tremonti sul fondo di finanziamento ordinario, per i nostri dottorandi a Bologna mancheranno 4 milioni e mezzo di euro, e noi non abbiamo le risorse per coprirli. Al Cda proporrò di annullare tutti gli aumenti previsti».
Come in un domino si arriverà presto alla dismissione del sistema universitario pubblico, lancia l'allarme il rettore. Nei prossimi cinque anni, l'Università di Bologna perderà 93,4 milioni di euro, e quindi non resterebbero neanche le briciole per la ricerca. Un viaggio nei laboratori dell'eccellenza italiana di casa sotto le Due Torri lo conferma. L'astronomo Andrea Cimatti scuote la testa: «Il nostro progetto Space è stato scelto dall'Ente spaziale europeo fra altri 60 progetti per la missione Euclide del 2017 e un terzo dei ricercatori che ci stanno lavorando vengono pagati con questi assegni di dottorato». «La fuga di cervelli è continua, e ultimamente sta peggiorando, perché chi può va via subito dopo la laurea - osserva il professore - Eppure il livello della nostra ricerca è altissimo. Ma, molto banalmente, è difficile mantenere gli alti livelli con meno finanziamenti».
Poi il «blocco del turn over». Dal prossimo anno per ogni dieci professori che andranno in pensione ne verranno sostituiti solo due, presi dai ricercatori in eterna attesa di un concorso, il cui posto sarebbe occupato dagli assegnisti che lascerebbero spazio agli attuali dottori di ricerca. In un ateneo come quello bolognese, si tratta di un esercito di quasi 4 mila precari.


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