Unità: Pensioni, duello tra Epifani e Padoa-Schioppa
Il ministro: i conti peggiorano. La Cgil: non trattiamo con la calcolatrice. Protesta nelle fabbriche
Pensioni, duello tra Epifani e Padoa-Schioppa
di Bianca Di Giovanni / Roma
SCONTRO Per i sindacati è stata un’uscita assolutamente estemporanea. Per il ministro è stata «la giusta puntualizzazione di fronte a una discussione che stava uscendo fuori dai binari» (così fonti di Via Venti Settembre). Sta di fatto che il vertice di ieri a Palazzo
Chigi doveva essere una passeggiata e invece è finito con uno scontro tra Tommaso Padoa-Schioppa e i leader Cgil, Cisl e Uil. Al termine del giro di tavolo in cui si è presentata la proposta Damiano per il welfare (i 2,5 miliardi destinati a pensioni basse, giovani e competitività) il titolare dell’Economia ha preso la parola e ha messo i puntini sulle «i»: 2,5 miliardi è il massimo che il governo può dare, perché le entrate vanno bene ma le uscite (specie sanità e pubblico impiego) preoccupano. Le stime fatte a marzo oggi non sarebbero più valide. Le risorse per finanziare lo scalone ancora non ci sono. Andranno trovate all’interno del sistema pensionistico. Altrimenti? «Sarebbe catastrofico per l’Italia», ha spiegato il ministro riferendosi alla reazione di Bruxelles. Immediata l’irritazione dei sindacati. «Non ci siamo - ha dichiarato Guglielmo Epifani - Noi non trattiamo con la calcolatrice». Si chiude con un nuovo appuntamento per il rush finale martedì prossimo, ma c’è da scommettere che il fine settimana sarà dedicato a contatti diplomatici per trovare la via d’uscita. L’impegno resta quello di chiudere la partita entro il 28 giugno. Dopo il tavolo Damiano e Letta avrebbero visto il ministro in una sede riservata. In serata i due con il sottosegretario Nicola Sartor hanno incontrato di nuovo i leader sindacali che hanno chiesto un chiarimento sulle risorse.
A Palazzo Chigi si è ancora irritati per l’ennesimo intervento del «guardiano dei conti» che fa alzare la temperatura di una trattativa difficile. Al tavolo alcuni osservatori hanno registrato sguardi preoccupati di Giovanna Melandri e Sergio D’Antoni. I malumori sull’interventismo del ministro si sono diffusi in un batter d’occhio. «Siamo neri», ha dichiarato un sottosegretario. E Rifondazione, con Gennaro Migliore, torna ad attaccare il ministro: «Delegittima il tavolo con i sindacati». Altre bordate sono giunte dai comunisti italiani. Insomma, nervi scoperti proprio quando dovrebbero essere saldi. A rassicurare i rappresentanti dei lavoratori sono Damiano e lo stesso Prodi che ripetono di voler modificare lo «scalone» della Maroni. Molti sospettano, dunque, che Padoa-Schioppa parli a suoi referenti europei piuttosto che a nome del governo. Non a caso il ministro ha parlato di «equilibrio della spesa pensionistica con lo scalone e con i coefficienti». Senza quelle voci l’equilibrio si perde e Bruxelles ce la farebbe pagare cara. «L’aumento dei contributi per lo 0,30 previsto in Finanziaria non si può utilizzare - avrebbe aggiunto il ministro al tavolo - e lo sapete benissimo». Sembrerebbe che Padoa-Schioppa punti a difendere lo scalone. A meno che il suo non sia un fuoco preventivo, per ottenere il massimo risultato (scalino a 59 anni). Oppure per azzerare le voci che puntano a spendere molto di più di quanto finora messo sul tavolo, visto che le entrate andrebbero meglio del previsto.