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Unità: Pd, Amato e Del Turco.Tre casi di mezza estate

Giuseppe Tamburrano

18/08/2008
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l'Unità

Vorrei dire qualcosa su tre argomenti emblematici: il documento Veltroni, il caso Amato e la vicenda Del Turco.

Il documento Veltroni è stato annunciato con grande enfasi: esso ha lo scopo di raccogliere cinque milioni di firme contro il governo Berlusconi. E già si sono avute le divisioni tra quelli che contano: io firmo, io no. Debbo pensare che Veltroni abbia fatto conoscere il testo a una cerchia ristretta di personaggi importanti? No, perché né aspiranti firmatari né contrari hanno motivato il loro orientamento in rapporto ai contenuti. D’altronde, ho letto che i pullman sono già in giro: che cosa portano? Insomma ci si divide sul nulla poiché il testo del documento non è noto.

È la solita storia italiana; una grande manifestazione di militanti che accorrono alla legittima protesta. Ma poi le cose restano come erano. Se Veltroni vuole una prova muscolare, ebbene il Pd ha ottenuto molti più voti ad aprile, per l’esattezza 13.686.000. Il documento rischia dunque di diventare solo un boomerang, cioè un altro elemento di divisione della sinistra.

* * *

Il caso Amato è di non facile interpretazione. La tesi «cattiva» di chi ritiene che Amato ha il bisogno soggettivo di essere seduto su una poltrona che conta, è appunto cattiva e come tale è fuorviante perché riduce l’episodio a un «caso personale» che non porterà vantaggi ad Amato il cui cursus honorum è completo.

Personaggi come lui sono «en réserve de la republique» e la loro opera non può essere catalogata a destra o a sinistra, ma appunto super partes e al servizio delle istituzioni.

È questo il significato e il fine del suo impegno alla testa della Commissione per Roma voluta dal sindaco Alemanno? A me sembra di no, per vari motivi: la Commissione dovrà dare suggerimenti relativi alla città di Roma, ha un perimetro comunale e competenza di amministrazione locale. È stata evocata la Commissione Attali, con il consueto spirito provinciale, anzi, questa volta, municipale del nostro Paese. Impropriamente evocata, perché quella ha avuto competenze per i grandi problemi della nazione e non per l’area metropolitana parigina; perché Attali è uomo di sinistra, ma sul piano culturale, mentre Amato lo è in modo organico, sul piano politico-istituzionale. Perciò mentre la Commissione Attali non ha minimamente interessato o cointeressato l’opposizione socialista, a parte qualche esponente della medesima che vi è stato cooptato, la Commissione Amato è subito apparsa come una grande prova di bipartitismo: non per nulla ha avuto molti elogi dal centrodestra e pochi dal centrosinistra.

Amato, che opportunamente ha sottolineato le differenze con la Commissione Attali, ha reagito ai suoi critici accusando la sinistra di sapere solo dire «no» e di non saper cogliere le opportunità. Forse ha ragione, ma la sua commissione non è una «opportunità». Se si vuole avviare un dialogo costruttivo tra maggioranza e opposizione vi sono due vie: quella delle grandi riforme istituzionali che cointeressano i due schieramenti e li coinvolgono in un lavoro comune. E quello più discreto nel chiuso delle Commissioni parlamentari dove può essere elaborata una legislazione condivisa. È stato questo il metodo adottato, in tempi di duri scontri politici, dalla Dc e dal Pci per tenere aperto un canale di dialogo e di collaborazione, un micro compromesso non storico, ma quotidiano. Cercare la quadratura del cerchio o la pietra filosofale con una Commissione a raggio comunale e diretta da nomi impegnati e impegnativi mi sembra solo un’operazione di facciata.

* * *

La vicenda Del Turco è - per quel che se ne sa - sempre più strana sul piano probatorio e procedurale. Riassumiamo: Del Turco è arrestato e poosto in isolamento con incriminazioni gravissime. La pubblica accusa e il Gip parlano a tutto spiano a tv e giornali e denunciano la «malefatte» del governatore degli Abruzzi. Sono resi pubblici atti che sono protetti dal segreto istruttorio, come l’ordinanza della carcerazione. Enorme è il clamore. L’imputato è infamato, lapidato e non può difendersi perché è isolato: in quei tre giorni è stata emessa la condanna dalla quale sarà difficile che Del Turco possa riscattarsi totalmente anche con una futura sentenza di assoluzione. Ora è scarcerato e inviato agli arresti domiciliari: come dice il decreto di scarcerazione, il carcere si è rivelato inefficace per impedire la possibilità di inquinamento delle prove poiché Del Turco riceveva molte visite ed è riuscito in tal modo a mandare messaggi a coimputati che «hanno invertito la rotta» procedurale grazie alle imbeccate «trasmesse» dal detenuto isolato. Secondo l’accusa, agli arresti domiciliari Del Turco, che potrà incontrare solo familiari, non potrà inviare messaggi: forse i familiari saranno meno disponibili a favorire il congiunto degli illustri visitatori nel carcere?

Alle accuse Del Turco ha finalmente potuto replicare: dove sono finiti i 5.800.000 euro che Angelini pretende di avermi versato? È il corpo del reato e la sua identificazione è essenziale: ora spunta un superteste in grado di indicare la pista. Vedremo. A me, da subito - e non solo a me - è sorto un altro interrogativo: ma questo Angelini ha voluto incastrare Del Turco fotografando banconote, facendosi riprendere dall’autista mentre esce con un sacchetto di mele dalla casa di Del Turco e non ha pensato al mezzo più semplice, più noto e più efficace: la registrazione, con una microspia, delle conversazioni delittuose con Del Turco.

Cosa estremamente semplice che poteva realizzare da sé se non voleva l’intervento dei carabinieri e dei magistrati.

In conclusione debbo esprimere tutto il mio rammarico perché i diritti della difesa di Del Turco sono stati fatti valere dal centrodestra e poco o niente dal centrosinistra. Non si tratta di difendere un «compagno» - la giustizia farà il suo corso e noi abbiamo fiducia in essa - ma i fondamenti della nostra civiltà giuridica che vuole la parità tra accusa e difesa, anzi, pone la difesa assai più in alto perché l’imputato non è colpevole fino a sentenza definitiva.


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