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Unità: Parte dai banchi di scuola la lunga marcia Perugia-Assisi

La Tavola della pace lancia un progetto per le scuole: 7 valori per una nuova cultura. L’informazione Sotto accusa un modello che favorisce notizie spettacolo e pettegolezzi

22/09/2010
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l'Unità

Marina Mastroluca

Conta di più un presentatore in mutande o venti milioni di persone che annaspano nelle inondazioni in Pakistan? Sembrerebbe una domanda retorica, di quelle che non hanno bisogno di risposta. E invece non è così. Succede in Italia nei tg della sera, presi in esame su sollecitazione degli organizzatori della marcia Perugia-Assisi nelle prime due settimane di settembre. La tragedia incommensurabile del Pakistan non ottiene neanche un titolo, battuta alla grande dalla storia di un conduttore sloveno senza braghe. Davvero è informazione? Davvero è cultura? A chiederselo è la Tavola della pace, presentando «l’Anno della marcia Perugia-Assisi» in occasione della giornata internazionale per la pace indetta dall’Onu e ufficialmente dimenticata dal governo italiano, che non ha speso una sola parola per l’occasione. L’idea va oltre i 24 chilometri della manifestazione e dura appunto un anno intero. I presupposti sono amari - il logoramento dei valori di socialità e solidarietà, a vantaggio di egoismi rasoterra - e l’obiettivo è ambizioso: ricominciare dall’abc. Ricominciare dai banchi di scuola, dalle generazioni che verranno. «Vogliamo costruire una nuova cultura della pace nel nostro Paese a partire dalla scuola», spiega Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola. Sarà lunga, nel suo cinquantenario, la Marcia Perugia- Assisi (25 settembre 2011). «Vorremmo che fosse un grande laboratorio », che filtri le esperienze di un anno sui banchi. «Alla cultura dell’illegalità, della corruzione, dell’insofferenza delle regole vogliamo contrapporre sette valori cancellati e spesso infangati, che invece sono condivisi e scritti nella Costituzione: nonviolenza, giustizia, libertà, pace, diritti umani, speranza». Il progetto, condiviso tra gli altri dall’Arci, Acli, Amnesty International, Libera, Fnsi e Articolo 21, vuole chiedere alle scuole di adottare uno di questi valori per ragionarci sopra, usandolo come chiave di lettura.

GLI UFO NEI TG Ed è qui che entrano in gioco i tg e i media più in generale. Per dirla con Lotti,«non vogliamo che la tv distrugga quello che la scuola tenta di costruire ». Cittadini consapevoli, tanto per dire, magari capaci di leggere tra le righe. Per questo la Tavola della pace ha chiesto una mano al mondo dell’informazione. Non solo per sollecitare giornalisti disponibili a collaborare a questo progetto formativo con le scuole ma anche a fare il proprio mestiere con unosguardo davvero sul mondo. E non si può dire che questo già accada. Lo dimostrano i dati dell’Osservatorio sui Tg, coordinato da Alberto Baldazzi. Numeri per avere un’idea: dei 414 titoli delle edizioni di prima serata, monitorati dal 6 al 17 settembre, 84 erano dedicati genericamente al «mondo». Ma oltre la metà era monopolizzata dall’informazione sul Nord del pianeta e per il resto da notizie di cui si legge solo il riflesso sulla nostra realtà. «La guerra in Afghanistan è notizia solo perché ci sono gli italiani», sintetizza Baldazzi Quel che rimane (il 13,95%) è gossip, non notizie: presentatori in mutande o avvistamenti Ufo. Spettacolo, intrattenimento. Nulla a che vedere con l’informazione ma molto con «l’infantilizzazione degli adulti», come dice Roberto Natale, della Fnsi, che ha ospitato la presentazione del progetto della Tavola della Pace e che propone di portare i dati dell’Osservatorio all’attenzione della Commissione parlamentare di vigilanza e degli organi di garanzia della Rai. «UN PAESE IN GUERRA» Un pezzo di società civile che vuole parlare d’altro, uscendo dal menù quotidiano della tv. «Vogliamo lanciare l’allarme sulla scomparsa della pace e sulla scomparsa dell’impegno italiano per la pace», dice Lotti. E qui pace non è solo il contrario della guerra guerreggiata - «siamo unpaese in guerra in Afghanistan e nel Mediterraneo e nemmeno ce ne accorgiamo » -ma anche delle molte guerre civili che tendono a scomparire dall’orizzonte mediatico, e dalle nostre coscienze. Un po’ come le vittime nei cantieri, interi pezzi di realtà che svaniscono come bolle di sapone. Dice Giuseppe Giulietti di Articolo 21: «Meno di tre morti sul lavoro in un giorno non fanno nemmeno notizia». Anche questa è una guerra


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