FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3785381
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Ora la Cgil è più forte e unita

Unità-Ora la Cgil è più forte e unita

Ora la Cgil è più forte e unita Paolo Nerozzi* Quella uscita da Chianciano è una Cgil più forte e più unita. Più forte nella sua capacità programmatica e politica, rilanciando un'identit...

23/05/2004
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Ora la Cgil è più forte e unita
Paolo Nerozzi*

Quella uscita da Chianciano è una Cgil
più forte e più unita. Più forte nella sua
capacità programmatica e politica, rilanciando
un'identità sindacale riformista
nel metodo e radicale nei valori e
nelle scelte di fondo. Più unita, perché
consapevole che oggi solo un aggiornamento
della linea politica, in coerenza
con la strategia tracciata a Rimini, permette
di fare del grande tema della democrazia
e della rappresentanza il terreno
per una più avanzata unità dei soggetti
sociali (con Cisl e Uil in primo
luogo).
Non si può "leggere" Chianciano
infatti e le importanti aperture maturate
- non senza travaglio - in Cisl e Uil se
non si parte da una constatazione politica
evidente: questi ultimi tre anni sono
stati segnati dal forte protagonismo,
politico e organizzativo, di nuove soggettività
sociali. Un protagonismo inedito
che si identifica prima di tutto con
il tema del lavoro e della democrazia,
con nuove forme di auto organizzazione
anche non tradizionali (pensiamo a
due fenomeni apparentemente assai distanti
tra loro come la ripresa del conflitto
nelle fabbriche metalmeccaniche
e i "girotondi") che si sono alla fine
rivelate come parte integrante di quella
strategia che a Rimini individuammo
all'interno del binomio lavoro-rappresentanza
e diritti-democrazia.
Non poteva essere altrimenti. La
Cgil ha alimentato (e oggi possiamo
dire con successo) quel percorso di
"alterità" rispetto al Berlusconismo,
che passava individuando nella sua politica
e nella sua cultura di fondo i germi
di un modello autoritario e anti
sociale, su scala nazionale e internazionale.
E' quindi il grande tema della pace,
dell'inclusione e della democrazia la
vera scossa che ha percorso l'occidente
tutto e il nostro paese in particolare e
che lega indissolubilmente i diversi protagonisti
sociali di questa stagione.
Per dirla con una battuta di fronte
a una riorganizzazione profonda delle
forme dei nuovi poteri e al tentativo
della destra di eliminare ogni corpo intermedio
si è andata costituendo una
soggettività plurale che ha cercato e cerca
nuovi spazi dove affermare se stessa,
la propria libertà e identità. I tratti unificanti
di questo "arcipelago" si possano
rinvenire nel loro nascere in maniera
carsica, dal basso, nel modo di praticare
forme democratiche nuove, in Italia
e nel mondo, anche quando sembrano
essere la riproposizione di qualcosa
di "conosciuto", come le recenti lotte
dei lavoratori di Melfi dimostrano.
Democrazia e rappresentanza come
premessa per una redistribuzione
più giusta, per recuperare quella sicurezza
sociale (nel salario, nella stabilità
occupazione, nella reale capacità di essere
cittadini attivi in un welfare inclusivo)
che per noi è la base su cui rilanciare
un modello di sviluppo alto, qualitativamente
sostenibile perché compatibile
con i diritti fondamentali delle persone.
Il cambio di leadership in Confindustria,
i nuovi atteggiamenti di parte
importante del mondo dell'impresa,
della politica e della cultura sono il portato
più evidente di questa consapevolezza
diffusa, a dimostrazione della bontà
della stessa stagione dei precontratti
e dei Palavobis, da un lato, e delle grandi
mobilitazioni per la pace dall'altro.
E' la consapevolezza della complessità
che anima il malessere entro cui
vive la nuova autonomia del sociale.
Ed è nel binomio democrazia e rappresentanza
che essa va ora esercitata, riorganizzata,
animata. Democrazia e rappresentanza
come termini intorno cui
ricostruire l'unità sindacale, su cui incentrare
il confronto con le altre confederazioni
e con gli stessi partiti del centrosinistra.
Perché è ormai evidente
che siamo alle prese con una nuova
soggettività del lavoro, che fa della questione
del benessere e dell'emancipazione
il terreno di confronto anche con le
stesse forze politiche, chiamate oggi a
interrogarsi su come ridare centralità e
rappresentanza al mondo del lavoro.
Questo proprio per governare la complessità,
per ridefinire i diritti, le forme
di tutele, le stesse modalità di riorganizzazione
dei soggetti politici, oltre che
sociali.
Perché se è vero che in un modello
come quello liberista le vecchie forme
di libertà e democrazia sono i nemici
da abbattere per consolidare un paradigma
sociale egoistico e autoritario,
l'autonomia delle lotte sociali deve avere
come fine e non solo come mezzo
quello di dare voce (e strumenti) alla
democrazia.
La bontà delle intuizioni di Rimini
- riconfermate tutte dalla sintonia tra
Epifani e la Fiom a Chianciano - fu
quella di individuare chiaramente le potenzialità
di un sociale in chiave tutta
moderna. Tale percorso va oggi completato
sapendo sfidare non solo la nuova
Confindustria, ma anche, e soprattutto,
il mondo della politica.
* Segretario confederale


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL