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Unità: Oggi il giudizio: mancano almeno 7 miliardi

Padoa-Schioppa all’Ecofin con i «numeri veri». Visco assicura: le entrate vanno bene

06/06/2006
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l'Unità

di Bianca Di Giovanni/ Roma

I numeri finali della commissione Faini saranno pubblicati sul sito del Tesoro nel tardo pomeriggio di oggi. Già si sa che le conclusioni dei «saggi» non conterrano un dato secco sul deficit rispetto al Pil. A questo punto dell’anno è inevitabile ipotizzare una «forchetta», visto che le variabili (entrate - che per Vincenzo Visco «vanno bene» - investimenti, spesa corrente) sono ancora molte. Alla vigilia, riserbo assoluto sulle cifre: solo interminabili riunioni tecniche tra la Ragioneria e Palazzo Chigi. Ma un dato è certo: la base (inferiore) da cui si parte è già sopra il 4%. Probabilmente 4,2%, quasi mezzo punto in più rispetto a quanto concordato con Bruxelles dal vecchio governo. Tradotto in cifre: tra i 5 e i 7 miliardi. Per questo la manovra si fa più probabile, anche se da Via Venti Settembre per ora si esclude un intervento e si torna sempre a parlare di rispetto rigoroso della Finanziaria Tremonti.
Ma la barra resta sul rigore. Politicamente è molto più facile (si fa per dire) «reggere» il risanamento a inizio legislatura che non alla fine. E poi l’Europa e i mercati chiedono rigore. La Commissione ha lasciato intendere che per ora non esistono aperture di sorta: nessuno slittamento per il ritorno sotto la soglia del 3% oltre il 2007. Anche per Padoa-Schioppa l’Italia è impegnata a mantenere i patti, che prevedevano una correzione dello 0,8% nel 2006 e di altrettanto nel 2007. Insomma, l’1,6% in due anni. Ma quella cifra non basta più per tornare sotto il limite del 3%. Bisognerebbe aggiungere almeno quel mezzo punto già certificato dall’Ue, se non di più visto che il governatore Mario Draghi ha parlato di una correzione di due punti di Pil (26-28 miliardi) per centrare l’obiettivo del 2,8% di deficit a fine 2007. Due punti in un anno e mezzo, altro che 1,6 in due anni. Dunque, l’applicazione rigorosa della Finanziaria Tremonti ribadita ieri in Umbria somiglia sempre di più alla prima pillora amara: ne seguiranno altre. Per Padoa-Schioppa l’alternativa, cioè prendere più tempo per rientrare, costerebbe troppo per un Paese indebitato come l’Italia: declassamento (già le agenzie di rating hanno acceso i fari), in contemporanea a un aumento dei tassi di interesse già annunciato dalla Bce. Padoa-Schioppa lo sa bene, e si capisce che pensa al mercato quando lascia filtrare giudizi di preoccupazione ma non di catastrofe, quando richiama tutti all’ordine ma senza lanciare allarmismi. Per lo stesso motivo non sembra intenzionato a chiedere moratorie all’Europa, come vorrebbero sindacati e Confindustria. Prendere tempo significherebbe dare segnali di tentennamento: la matassa va sbrogliata al più presto.
Ma certo, c’è manovra e manovra. Il viceministro all’Economia Roberto Pinza spiega che non sono allo studio misure spot. Solo interventi strutturali per accompagnare ai tagli misure per lo sviluppo. Solo in questo modo si evita di «congelare» la ripresa in atto. È chiaro a questo punto che tutto si giocherà nel Dpef e nella Finanziaria 2007, le cui misure potrebbero essere anticipate a quest’anno. Gli stessi ministri riuniti ieri a San Martino in Campo hanno fatto capire che si discuterà dell’ipotesi correzione solo a luglio, quando l’Italia presenterà il Dpef. Solo allora i conti italiani saranno ufficilamente sul tavolo dell’Ecofin. In quella sede «l’Italia dovrà dire in che modo intende rispettare la tempistica per scendere sotto il 3%», rivelano fonti di Bruxelles. Ma non otterrà subito una risposta dall’esecutivo Ue: solo in ottobre il commissario Joaquin Almunia deciderà se mantenere la sospensione sulla procedura di avvertimento preventivo aperta nel 2005, o se far scattare le penalità previste per il mancato rispetto dei patti.
Questi i tempi della partita europea al via proprio oggi. Nel frattempo l’Economia dovrà ingaggiare la partita italiana. I sindacati ieri hanno chiesto a chiare letetre di evitare una manovra bis. «Il governo deve rinegoziare i termini del rientro - ha detto Guglielmo Epifani - Sono preoccupato sulla modalità di discussione sui conti pubblici. Sembra quasi che l’unico problema sia quello». Sulla stessa linea i vertici di Cisl e Uil, mentre dalla Fiom è arrivato l’invito ad una iniziativa unitaria contro la manovra bis. L’ipotesi non piace neanche a Confindustria, che teme per la ripresa in atto. A questo punto le parti sociali aspettano quello che Prodi ha promesso da sempre: un tavolo. Ma a quanto sembra Padoa-Schioppa si prepara a fare un assolo sul fronte dei conti.


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