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Unità: Nuovi contratti e governo Cgil e Cisl sono al bivio

La settimana scorsa si è chiusa con la Cgil in piazza. Questa settimana si chiuderà con la Cisl mobilitata per conto proprio. Ognuna per la sua strada, entrambe convinte di stare su quella giusta

30/09/2008
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

La settimana scorsa si è chiusa con la Cgil in piazza. Questa settimana si chiuderà con la Cisl mobilitata per conto proprio. Ognuna per la sua strada, entrambe convinte di stare su quella giusta. Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni non si parlano da giorni, il segretario della Cisl rilascia dichiarazioni a raffica contro l’altra confederazione che «commette un clamoroso errore ad abbandonare l’unità». In Corso d’Italia scelgono di tenere bassa la polemica. Ma il solco sembra tracciato e dopo la vicenda Alitalia incombe una pesante spaccatura sulla riforma dei contratti.
Che succede? A scorrere gli obiettivi dell’una e dell’altra - e fatta eccezione proprio per i contratti - tutte queste differenze non è che si vedano. Un fisco più equo per i lavoratori dipendenti e i pensionati, la contrarietà ai tagli alla scuola e alla sanità, lo stop alla crociata contro il pubblico impiego e la necessità di investimenti, sono rivendicazioni comuni. Anche alla Uil. I distinguo non mancano, ma i distinguo non dividono. La strategia da tenere sì, soprattutto se il governo è quello che è (vedi Patto per l’Italia), non ama il sindacato e punta a spaccarlo.
Una linea che, per la Cgil, fa il paio con scelte sbagliate di politica economica che penalizzano il lavoro dipendente e i pensionati, scelte su cui «non si può stare fermi». Dunque conflitto, se serve, perché il governo cambi rotta.
Convinta che si tratti di un governo destinato a durare e per questo bisogna scendere a patti, la Cisl è invece per la cogestione: concertazione ad oltranza, collaborazione con il governo, che diventa «complicità» tra lavoratori e imprese nelle parole del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Roba da cambiare i connotati al movimento sindacale italiano. Non è solo l’obiettivo di Sacconi, grande amico di Bonanni. Cogestione e complicità trovano traduzione nel documento per la riforma dei contratti e delle relazioni industriali firmato da Confindustria e su cui i sindacati sono divisi. Intere materie come il collocamento, la sanità integrativa e altro verrebbero affidate agli enti bilaterali, organismi sindacati-imprese. Se i sindacati accettassero avrebbero un gran numero di poltrone su cui sedersi. Così dicono i “maligni”. Per la Cisl sarebbe semplicemente un enorme passo avanti verso quel sindacato “dei servizi” da sempre caro alla confederazione di via Po. Per la Cgil, invece, la contrattazione e la rappresentanza dei lavoratori deve essere prioritaria rispetto all’offerta di servizi.
Tutti i pronostici puntano sulla rottura, sul mancato accordo: Cisl, Uil e Confindustria da una parte, Cgil dall’altra. A meno che non succeda qualcosa di clamoroso, ma non è nell’aria. Era stata fissata la data di oggi come scadenza per arrivare a una qualche conclusione. Per Cisl e Uil e Confindustria doveva essere la fine del negoziato; la lettura della Cgil è sempre stata più elastica. Infatti oggi riunisce il direttivo: su Alitalia, sulla scuola, sui contratti e sui rapporti con Cisl e Uil. L’incontro con gli industriali è slittato a domani. Epifani ripeterà il giudizio negativo: «documento sovietico», non alza i salari li abbassa dello 0,5% l’anno, ingabbia la contrattazione in mille regole e altrettante sanzioni, contingenta gli scioperi e i tempi per contrattare. Epifani rompe con Bonanni e Angeletti perché è incapace di far digerire il documento alla Fiom o all’ala sinistra della confederazione? Bonanni lo sostiene «ma tutta la Cgil concorda - dicono dalla sede del maggiore sindacato - quel documento non è mediabile, non può essere base per un accordo». Si torni alla piattaforma unitaria, messa insieme limando fino all’ultima parola da Epifani, Bonanni e Angeletti.
Raffaele Bonanni vorrebbe chiudere, «l’accordo si può fare», ripete, «non ci sono alternative». Il documento di Confindustria ha fatto passi in avanti, ha abbandonato l’inflazione programmata, un «indice-truffa», e trattando si può ottenere di più. La Cisl ha già detto che è inutile puntare a recuperare tutta l’inflazione oggi al 4%, «tanto non lo daranno mai». I salari si aumentano con i contratti di secondo livello e la produttività.
Sanguigno, poco incline ai salamelecchi, Bonanni è uno che non lo manda a dire. E infatti non ci ha pensato due volte a convocare, sabato scorso, una conferenza stampa in contemporanea con il comizio di Epifani in piazza Farnese. Uno sgarbo? No, un chiaro messaggio “politico” al collega che, accusa, «ha mandato a monte due anni di lavoro in comune», «un peso enorme che si butta sulle spalle dei collaboratori». Il collega che - accusano in Cisl ma in Cgil smentiscono - gli ha fatto sapere della mobilitazione in solitario a mezzo stampa. «La gente è stufa di un certo sindacalismo stop and go, che ha sempre da dire no, che non dà mai un contributo nel campo dove arare». Parole dure. «Con Alitalia abbiamo portato a casa miglioramenti significativi - fanno notare in Cgil -. E abbiamo fatto solo il sindacato».


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