Unità: «Non prendiamo lezioni da nessuno»
Cgil sotto pressione, Epifani reagisce: elimineremo le mele marce, noi e il terrorismo avversari inconciliabili
di Felicia Masocco / Roma
LA PARTE E IL TUTTO Guglielmo Epifani dice che contro il terrorismo il suo sindacato «sarà inflessibile, come sempre». Che isolerà «le mele marce». Attenzione però, nessuno scambi «il tanto buono che c’è con il poco marcio che sappiamo riconoscere».
La Cgil reagisce, non ci sta ad essere criminalizzata. E dopo lo shock della prima ora, dopo l’impegno a non sottovalutare e a riflettere, il suo leader fa capire che non si farà mettere all’angolo.
Lo sciopero generale di ieri in Umbria e i comizi erano per la sicurezza sul lavoro dopo la strage all’oleificio di Campello. Lo sono stati, ma per i segretari di Cgil, Cisl e Uil è stato inevitabile parlare di terrorismo. Per Epifani, l’occasione per ribadire due o tre cose.
La Cgil è sotto pressione, è sotto accusa, e soffre anche una certa solitudine. In Corso d’Italia hanno mal digerito l’«incidente», poi recuperato, con il presidente del consiglio che per qualche ora si è unito al coro di chi accusa la Cgil di scarsa vigilanza. E neanche sono passati inosservati i silenzi, o quella che viene definita «timidezza» di una parte della sinistra e del centrosinistra nell’esprimere solidarietà al maggiore sindacato italiano. Per non parlare degli attacchi della Cdl che, con il leghista Castelli in testa, punta alla delegittimazione, parla di «brodo di coltura» per schegge impazzite, di atteggiamento «omertoso». Poi ci sono state le notizie di altri indagati che sarebbero iscritti alla Fiom, di un altro filone di inchiesta. Un «inaccettabile stillicidio di voci», attacca la responsabile dell’Organizzazione Carla Cantone, che invoca «piena luce» sulle indiscrezioni.
La Cgil vive un momento terribile e sta faticando a far capire di essere la vittima e non il carnefice. Teso in volto e determinato nei toni, ieri Epifani è stato durissimo. «Il sindacato non può ricevere lezioni da nessuno» ha scandito riferendosi «a chi, da sponde opposte, ha mosso critiche». Critiche «accettate», ci mancherebbe, «ma non accettiamo che in questo modo si voglia colpire la forza, l’unità e la democrazia del sindacato». E aggiunge: «Noi non siamo pacifisti di giorno e di notte quelli che nascondono armi». Le analisi semplicistiche e ancor di più quelle “dolose” alla fine convergono nel tentativo di «indebolire il filo che lega tanti milioni di persone» al sindacato. E dimenticano che sindacati e terrorismo «sono tra loro avversari inconciliabili».
La fierezza cigiellina ieri ha comunque incontrato la sponda del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, sceso in campo per dire che «il sindacato non ha bisogno di consigli: è in grado di svolgere da solo la sua azione». Mentre per il segretario del Prc Franco Giordano, «è del tutto evidente che si è trattato di un’operazione di infiltrazione». Sostegno alla Cgil è arrivato dall’Ulivo, con il diessino Maurizio Migliavacca, Antonello Soro, Dl, e il prodiano Mario Barbi, che hanno espresso «solidarietà» all’organizzazione di Epifani, che «è la vittima». E il vicepresidente della Camera, Carlo Leoni (sinistra Ds), ha giudicato «sbagliata» la «freddezza» mostrata nei giorni scorsi dall’Ulivo.
Da Roma, ancora a Bastia Umbra. Alla platea dei delegati di Cgil, Cisl e Uil Epifani assicura che anche questa volta, come in passato, la battaglia sarà vinta «le nostre idee sono più forte del terrorismo». Dopodiché è tempo per pensare alle iniziative, saranno unitarie. In un vertice con Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, è stato deciso un documento contro il terrorismo, sarà base per le iniziative che si terranno. Intanto da Bonanni arriva l’invito «ad abbassare i toni, a non puntare il dito», le parole del premier hanno provocato «sorpresa e senso di sgradevolezza» nel leader Cisl preoccupato che il sindacato possa essere accostato all’eversione. «Non dimentichiamoci mai che il terrorismo è il nostro principale nemico - ha chiosato Angeletti - e noi il principale obiettivo».