Unità «Noi, Co.co.co della ricerca ci inventiamo la vita part-time»
A Roma doppio sit-in dei precari della conoscenza Panini (Flc Cgil): a queste persone servono risposte, subito
di Gioia Salvatori / Roma
«UN MARE di lavoratori in un mare di guai». Con questo slogan, ieri, 400 precari della conoscenza hanno manifestato a Roma sotto il ministero dell’Economia e delle Finanze in mattinata e nel pomeriggio in piazza Montecitorio. Dentro i palazzi, in contempora-
nea, una serie di incontri tra delegazioni sindacali e capo di gabinetto di via XX settembre, presidente e il vicepresidente della VII commissione parlamentare cultura scienza e istruzione e il sottosegretario all'economia Alfiero Grandi.
«Un'iniziativa ponte - l'ha definita il segretario della Flc Cgil Enrico Panini - tra l'approvazione del memorandum e la prossima finanziaria». Un sit in per chiedere il mantenimento delle promesse e qualcosa di più: la stabilizzazione dei precari come da finanziaria 2007, l'applicazione della «direttiva 7» che prevede tra l'altro la riassunzione dei precari con contratto scaduto dopo il primo gennaio 2007, più fondi ordinari per gli atenei nella prossima finanziaria, il superamento del tetto di spesa personale al 90 % per gli atenei. Bene il memorandum sulla stabilizzazione sottoscritto dai ministeri di economia, università e ricerca, funzione pubblica e pubblica istruzione la scorsa settimana - dicono Flc Cgil, Cisl federazione università e Uil Università e ricerca, ma ora bisogna passare ai fatti. «Abbiamo bisogno di risposte immediate - dichiara Panini - il tempo per noi è fondamentale tanto quanto la necessità di una stabilizzazione. Università e ricerca resteranno precarie fino a quando sarà negato ai lavoratori di garantirsi un futuro certo».
In piazza non solo ricercatori e professori a contratto ma anche medici e amministrativi ultraquarantenni. Quelli che rinunciano ai figli e che comprano casa con i risparmi di mamma e papà, quelli per cui, dal punto di vista lavorativo, il futuro non esiste e il presente è privo di entusiasmo. Catia Mastracci ha 38 anni, è psicologa del lavoro e fa la ricercatrice con contratto a tempo determinato all'Isfol. Romana, ha un mutuo sulle spalle, un compagno lavoratore precario e 1000 euro di spese fisse ogni mese. «Non saremmo mai riusciti a comprare casa - racconta - senza l'aiuto dei nostri genitori. Ai tempi dell'università scelsi psicologia del lavoro perché le prospettive lavorative erano migliori invece fin'ora ho avuto solo co.co.co e un contratto a tempo determinato che scade a fine luglio. Significa vivere sotto ricatto e la motivazione sul posto di lavoro è inesistente - aggiunge - Per non parlare delle tensioni quando i contratti sono in scadenza: una guerra tra poveri dove non si sa mai chi vince. Alla fine ne va della qualità del lavoro: spesso prevale il lassismo e si sta lì solo per lo stipendio». Anche Claudio Franchi, 37 anni, assegnista di ricerca e professore a contratto di filologia all'università di Napoli Orientale, denuncia crollo di qualità. «Non si fanno mai ricerche più lunghe di sei mesi - racconta - Ai professori a contratto, inoltre, l'università non finanzia progetti tanto che ben 1700 precari italiani hanno chiesto i fondi europei del programma Starting Grant a fronte di 800 domande dalla Germania». Claudio ha 37 anni, sa cinque lingue e ha lavorato in diverse università straniere. Ha perso entrambi i genitori, ha una moglie precaria, un figlio di un anno e uno in arrivo: «Il coraggio non ci manca - riconosce - ma ora inizio a essere un po' stanco di vivere con 1200 euro al mese di un assegno di ricerca».
Altro settore stessa precarietà, per Michele Pellegrino, 48 anni, medico dermatologo all'Università degli studi di Siena, fino al 2002 co.co.co. «A maggio è scaduto il mio primo contratto a tempo determinato - racconta - È stato prorogato fino alla stabilizzazione, ma se questa non arriva mi possono licenziare anche con un preavviso di 24 ore. Il direttore amministrativo ci rassicura ma alla mia età, dopo 20 anni di precariato, le promesse non bastano più». Michele non è l'unico «over 40». Anche Domenico Gagliardi, ingegnere dell'ufficio tecnico dell'università di Bari ha 48 anni e un contratto in scadenza il 31 agosto. «Dopo - dice - se non applicano la "direttiva 7" sto in mezzo a una strada ma già ora è dura: quando sei "uno che sta per scadere" non ti affidano più incarichi importanti e subisci un isolamento strisciante. L'Università ha investito milioni su di noi in termini di formazione: è assurdo che lo Stato non ti metta in condizioni di lavorare dopo che tanto ha speso per te». Rassicurazioni sono arrivate dal ministero della funzione pubblica: la «direttiva 7» è stata registrata dalla Corte dei Conti, ora manca solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale - ha fatto sapere il direttore generale per il pubblico impiego Francesco Verbaro. Moderatamente soddisfatti i sindacati per cui bisognerà convincere i rettori ad applicarla.