FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3779973
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Nessuno deve sapere

Unità-Nessuno deve sapere

25.10.2003 Nessuno deve sapere di Furio Colombo La sequenza è questa. Claudio Abbado, direttore d'orchestra italiano celebre nel mondo, viene insignito dello "Praemium Imperiale", uno dei r...

25/10/2003
Decrease text size Increase text size
l'Unità

25.10.2003
Nessuno deve sapere
di Furio Colombo

La sequenza è questa. Claudio Abbado, direttore d'orchestra italiano celebre nel mondo, viene insignito dello "Praemium Imperiale", uno dei riconoscimenti artistici più alti al mondo. Lo conferisce l'imperatore del Giappone, con la solennità di un evento di corte in quel Paese. Come per il Nobel, di cui il "premio imperiale" sta acquistando la statura, i "nominati" pronunciano un breve discorso. Il maestro Abbado, presentato al pubblico da Umberto Agnelli e dall'ex primo ministro Nakasone, ha detto: "Lasciatemi leggere poche righe di Peter Schneider: è compatibile che nella parte più antica, nel cuore culturale del continente europeo, ci sia un uomo che controlla l'80 per cento dei mezzi di informazione e che quest'uomo sia il primo ministro"?

Ora ecco la cronaca costernata che dedica all'evento il "Corriere della Sera" con un articolo di prima pagina del giornalista di cultura Armando Torno dal titolo "Un premio imperiale e una nota fuori posto". "Nulla osta che una grande bacchetta esprima un giudizio politico. Ma quello che lascia perplessi è la sede in cui è avvenuta la dichiarazione: un peccato di stile che non giova all'immagine dell'Italia". Ciò che spaventa è il gesto spontaneo del "Corriere" e dell'autore dell'articolo, perché è su slanci volontari come questo che si forma un regime. Regime è prima di tutto chiudere porte e finestre. Non scrivete su giornali stranieri, non parlate male di Berlusconi all'estero.

L'idea del silenzio all'estero è un tratto ricorrente e tipico di coloro che vogliono o progettano limiti alla libertà. Come può un grande quotidiano prendere l'iniziativa di sgridare un artista (un artista del livello di Abbado), di dargli dello stonato per avere esercitato un normale diritto democratico? Come può quel giornale non avere notato che Abbado - usando e leggendo le parole dello scrittore tedesco Peter Schneider - ha mostrato clamorosamente che il caso Berlusconi è in se uno scandalo di portata internazionale, noto a tutti, raccontato come una grave questione giudiziaria dall'"Economist" e come una grottesca barzelletta dal "New York Magazine"?

[CAP3]Ma il quadro, così descritto, è incompleto. Quel giorno, nella vita politica interna italiana, era avvenuto un fatto ben più clamoroso e più grave. Il ministro delle Riforme Umberto Bossi aveva detto che il trattato che dovrebbe dar vita alla giustizia europea (una Procura e un mandato di arresto validi per tutta l'unione) "darà vita a un regime di terrore, a giudici che agiscono su mandato politico, a una giustizia criminale che richiama il codice sovietico". Lo dice insieme al ministro italiano della Giustizia Castelli e al vice presidente del Senato italiano Calderoli, che parlano di "terrore europeo". Sarebbe inutile - occorre avvertire Armando Torno - affermare che non si deve parlare di tutto ciò all'estero.

Siamo già sulla bocca di tutti all'estero, e la domanda che gira è come mai l'Italia (o almeno una parte feroce e scatenata della maggioranza di governo italiana) si dichiari così ostile a quella essenziale istituzione della nuova Europa che è la giustizia, o almeno un embrione di giustizia comune.

Ne parlano tutti, all'estero, dove la xenofobia di Bossi e della Lega sono un luogo comune (si vedano i discorsi di Martin Schultz e di Baron Crespo il 21 ottobre a Strasburgo). In Italia, invece, acqua in bocca.

La "questione di stile" che ha indotto il giornalista culturale del Corriere a sgridare Abbado, è forse la ragione per cui il Corriere (nella stessa prima pagina della sgridata) intitola: "Bossi: non ci sto, adesso ognuno è libero". Parole a cui non si può negare stile, anche se omettono una notizia chiave per la vita italiana, la furibonda lotta della Lega contro l'Europa. Per trovare traccia dell'evento occorre andare a pag. 10, dove la parte di titolo che riguarda Bossi è: "Se passa questa norma salta tutto". Parla del trattato per la giustizia europea. Di essa il ministro Castelli dice nel titolo "E' un errore" mentre nella vera vita afferma che si tratta di una follia razzista. Per fortuna c'è la "Padania".

"La Padania" non nasconde nulla delle cose tremende che dicono i suoi leader. Pubblica in prima pagina (e ripete) la frase di Bossi "I democristiani dovevano essere trascinati in piazza e fucilati". "Gli immigrati si abbattono a cannonate". Ripete con diligenza l'affermazione di Borghezio "Gli immigrati che annegano inquinano le acque di Lampedusa". "La Padania" aveva pubblicato, grandissima, in prima pagina, la fotografia del magistrato disabile al quale Bossi aveva fatto sapere durante un comizio che "gli raddrizzeremo la schiena".

"La Padania", scrive che "contro il moloch giudiziario europeo lotteremo come partigiani". "La Padania" è diretta da Umberto Bossi, come è scritto vistosamente nella sua testata. Umberto Bossi è un ministro-chiave della Repubblica, il ministro delle Riforme.

Il giorno in cui il maestro Abbado esprime con mitezza e fermezza il suo giudizio sul conflitto di interessi di Berlusconi, uno scandalo ormai celebre nel mondo e oggetto di barzellette e calembour anche nei varietà televisivi australiani, "La Padania" apriva a piena pagina con i seguenti titoli: "Mandato di arresto europeo ritorna l'arcipelago gulag" (con riferimento al celebre libro sui campi siberiani) (pag. 1). "Mandato di cattura europeo, follia razzista: nessun cittadino sarà più al sicuro" (pag. 2). Non è un caso isolato. Il giorno prima il titolo era "Presto anche qui scorrerà il sangue (pag. 2). Il giorno 14 ottobre altra apertura di sensazionale gravità: "Un complotto contro il Nord da parte dei palazzi romani. Spezzoni di massoneria, Vaticano e Confindustria spingevano per un governo tecnico sfruttando il semestre europeo". Sono parole gravi, scritte su un giornale politico diretto dal ministro delle Riforme e frequentato (spesso con dichiarazioni incompatibili con il suo ufficio) dal ministro della Giustizia. Il fatto è talmente grave che - dopo una lunga pazienza - ha portato prima alle proteste poi a minacce di dissociazione degli altri alleati di Berlusconi, Udc e An. Ovviamente non si tratta solo di linguaggio. Se questo linguaggio viene posto nel contesto politico del governare non può non apparire gravissimo e tutta l'Europa lo sa e guarda ormai all'Italia con apprensione.

Stampa e televisione italiana non notano. Sono sensibilissimi (vedi anche Pierluigi Battista su "La Stampa") alle obiezioni di un grande musicista sul conflitto di interessi che disonora il Paese. Vedono, con strano effetto retro dei tempi di un nazionalismo esasperato, antico, inesistente, un comandamento a "non farci riconoscere" che ricorda l'ammonimento "attenti a non finire sui giornali". Rimproverano costernati il grande musicista nello stesso giorno in cui, dal suo giornale, il ministro delle riforme Bossi, dichiara guerra all'Europa.

Vorrei che gli accusatori di Abbado, che certo sono, e restano ormai per sempre, indissolubilmente legati all'evento del Premio imperiale, capissero che - con tutto il rispetto - non sono loro i protagonisti di questa incredibile sequenza. Il fatto è che i loro giornali hanno la consegna di non notare e di considerare, al massimo, una barzelletta il fatto che, proprio quel giorno, il ministro delle Riforme Bossi abbia nuovamente definito l'Unione Europea "Forcolandia". E ciò avviene nel pieno del semestre italiano, nel momento in cui Silvio Berlusconi è presidente d'Europa. Si tratta dunque di qualcosa che, ad occhi normali, non può che apparire inconcepibile e assurdo.

Il fatto è che i pochi "talk shows" dove ancora si discute di politica (quasi solo "Porta a Porta", nominato fonte esclusiva di dichiarazioni politiche) ignorano del tutto il fenomeno Lega che sta devastando quel che resta dell'immagine italiana in Europa. Ormai sanno tutti - qui e all'estero - che in questo Paese non cade foglia che Berlusconi non voglia e che persino un grande musicista del mondo viene dichiarato "stonato" sulla prima pagina dal "Corriere della Sera" se appena dissente.

Il senso di tutto è fin troppo chiaro. L'indecenza di Bossi, l'umiliazione inflitta all'Italia dalla presenza in ruoli chiave nel governo italiano dalla Lega Nord e del suo carico di disprezzo, volgarità, xenofobia, è parte del progetto. E' un progetto arrischiato, visto il legame creato dalla moneta unica. Ma occorre al regime berlusconiano, che ha ordine (eseguito) di non tollerare né Biagi, né Santoro, né De Bortoli, né Abbado - di stare a distanza dall'Europa. Lo abbiamo detto varie volte su questo giornale: dobbiamo la nostra libertà ai governi del centro sinistra che, a partire da Prodi e da Ciampi, hanno saldamente legato l'Italia all'Europa. Anche se noi, fino ad ora, abbiamo visto scintille marginali e quasi solo mediatiche del problema (dalle famose ventidue domande dello "Economist", rimaste senza querela e senza risposta, ai due interventi di Martin Schultz), il caso Italia è chiaro a tutti. Berlusconi è incompatibile con l'Europa. E infatti quando l'Europa si esprime su di lui (il grande musicista italiano Abbado ha letto parole del grande scrittore tedesco Peter Schneider) l'ordine è di respingere, punire subito, recintare. L'esposizione al mondo del conflitto di interessi più clamoroso e scandaloso al mondo è insopportabile. Ma Berlusconi sa benissimo che le pareti d'Europa sono trasparenti e che - per esempio - in questi giorni è stato dato il via ad una inchiesta sulle condizioni della libertà di stampa nei paesi membri, una inchiesta che non potrà non mettere a fuoco il caso Italia.

E allora si intravede il senso di un legame - quello con Bossi e la sua gente - che scredita, diffama e non conviene all'Italia. Conviene a Berlusconi. Quelli della Lega sono i soli a schierarsi contro l'Europa, a creare confusione, tensione, ritorsione, insulto, imbarazzo, impossibilità di rispettare e di comunicare. Berlusconi in Europa o fa ridere o fa aprire inchieste. Di suo ha tentato di divaricare alcuni Paesi europei da altri buttandosi, senza riguardo per l'equilibrio della Unione, nella guerra all'Iraq. A Bossi affida il compito di rendere impossibile e inaccettabile la convivenza nell'Unione Europea, e questo spiega anche la delicatezza degli incarichi affidati ai leghisti (Riforme e Giustizia) mentre un politico come Fini sta al governo senza incarichi.

L'incompatibilità tra Berlusconi e l'Europa è così radicale che la sua è una strategia di breve durata. Qualunque destra, che sia consapevole dei propri interessi (per non parlare degli interessi del Paese), dovrà decidersi a fare a meno di lui, visto che dall'Europa, se non altro per il vincolo della moneta unica, non è possibile uscire. Ma questa è la stagione del peggio, la stagione dei danni. Qualcuno è già irreversibile. Confidiamo nella tenacia e nel coraggio degli Abbado d'Italia, e di tutti coloro che, in ogni ruolo e livello, non hanno voglia di riconoscersi nelle parole indecenti di Bossi e nella figura ridicola e tragica di Berlusconi.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL