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Unità: Napolitano: «Sto con l’università

Faccia a faccia a La Sapienza

22/10/2008
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l'Unità

di Marcella Ciarnelli/ Roma

Tania, Marta, Paolo, Francesco. Studenti che rappresentano tutti gli altri che sono fuori, sulle scale a leggere - come in un’eco ideale - la lettera che i quattro stanno consegnando al presidente della Repubblica che ascolta assorto, con l’attenzione che meritano i giovani che vogliono far sentire la loro voce e vogliono dire la loro su qualcosa che li riguarda da vicino, da molto vicino: il diritto allo studio, alla ricerca, ad avere un futuro non deciso burocraticamente da altri.

Ieri mattina, ufficio del Rettore. Università “La Sapienza”. C’è quello appena eletto, Luigi Frati e l’uscente, Renato Guarini. L’università si accinge a commemorare un suo figlio illustre, il professor Giuliano Procacci scomparso da poco. Giorgio Napolitano aveva già scelto di esserci. Ma l’occasione di un ricordo e di un omaggio è stata anche quella per un inedito faccia a faccia tra il Presidente e chi avrebbe preferito che sulle questioni della scuola e dell’università ci fosse una sua presa di posizione diversa da quella che a loro avviso è arrivata in questi giorni. «È necessario prendere posizione affinchè il carattere pubblico della formazione non venga definitivamente dismesso. Le nostre lotte continueranno ad essere determinate ed intelligenti e ci auguriamo che anche lei decida da che parte stare e non abbandoni a se stessi scuola, università, ricerca pubblica» dicono i ragazzi che sono lì a rappresentare studenti, dottorandi e precari della ricerca.

L’invito è diretto, va al cuore del problema. Parole schiette come sanno esserle quelle dei giovani. E Napolitano non si sottrae ad un confronto che poi verrà giudicato «abbastanza buono» in attesa della risposta «che il Presidente ci ha promesso entro un giorno confermandoci che ci risponderà volentieri». Ma qualcosa ha già detto nel corso del breve colloquio. «Non mi potete chiedere da che parte sto perchè è evidente che non posso stare che dalla parte dell’università e della ricerca. E ci starò. Anche perchè le considero una priorità all’interno delle politiche di contenimento dei costi». Per il Capo dello Stato «si possono modificare gli equilibri della spesa destinando le riforme necessarie più per qualificare università e ricerca rispetto ad altri settori». Napolitano ci ha tenuto a ricordare che quel suo «non bisogna dire solo no» che agli studenti non è piaciuto è stato detto nel corso di una manifestazione dedicata all’ambiente, un’altra emergenza del nostro Paese, alla presenza della senatrice Rita Levi Montalcini «una grande figura della scienza e del mondo della ricerca», argomento il cui destino il Presidente ha sempre mostrato di avere a cuore, anche quando è intervenuto in prima persona perchè il decreto sui tagli alla spesa pubblica risparmiasse il più possibile la ricerca nel rispetto, comunque, delle prerogative del governo e del parlamento a cui spettano le decisioni in osservanza di una dialettica democratica a cui non si può venire meno e che deve essere da tutti rispettata. «Il Capo dello Stato ha ribadito che l’Università è una priorità per il Paese» ha poi raccontato il professor Frati, ma ha anche spiegato che «la sua non è una funzione politica». Di qui l’impossibilità a prendere una posizione anche se la scelta sembra fatta a proposito proprio di un sostegno all'università e alla ricerca.

Massimo D’Alema, presente alla commemorazione, ha potuto schierarsi. Il suo è un ruolo che attualmente lo consente. «La protesta nelle scuole e nelle università è fondata perchè l’insieme dei provvedimenti del governo comporta sostanzialmente tagli drastici alle risorse» tali da operare «un danno molto grave ai ricercatori, agli insegnanti, all’offerta formativa». Il Pd non farà mancare il proprio appoggio in Parlamento alle richieste del mondo della scuola anche se «non si sa come potranno evolversi le proteste e per quanto ci riguarda non qualunque manifestazione sarà appoggiata da noi».

Il ricordo di Procacci finisce mentre gli studenti improvvisano un corteo di protesta che anticipa la decisione, presa in serata, di occupare le facoltà in opposizione alle decisioni «troppo deboli» del Senato accademico. Ma per il presidente della Repubblica che torna al Quirinale c’è stato un applauso da parte degli studenti che lo hanno aspettato fuori dall’edificio dell’Aula Magna. Aspettando la risposta.


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