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Unità: Napolitano: «paradossale» tagliare fondi per l’Università

Il ministro Mussi: nell’Unione c’è accordo sulle correzioni

31/10/2006
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l'Unità

Ma sullo spionaggio fiscale resta l’inquietudine del Colledi Vincenzo Vasile / Milano

«PARADOSSALE». Sarebbe paradossale che dopo aver battuto il tasto dell'innovazione, della ricerca, della formazione, proprio quel settore vitale venga trascurato, cioè si taglino i fondi all’Università. Giorgio Napolitano, intervenuto all’inaugurazione della

«Bocconi», ripete per due volte quest'aggettivo. Insomma, torna a sostenere pubblicamente (accanto a un soddisfatto ministro, Fabio Mussi) i correttivi alla manovra finanziaria in favore del sistema universitario. Come spesso accade, il capo dello Stato prende le mosse da una riflessione in chiave europeista: su scala europea occorre sviluppare tutte «le sinergie funzionali al recupero di un'effettiva competitività delle nostre economie e dei nostri modelli sociali e culturali». E il sistema universitario è una delle sedi cruciali di queste sinergie. In questi «centri avanzati di formazione e di ricerca», nell'Europa comunitaria si sono create, infatti, «condizioni nuove di libertà di studio e di incontro, di comunicazione e di scambio, per milioni di giovani». E le Università si sono aperte «a un'intensa, reciproca conoscenza delle diverse culture e civiltà nazionali». Si sono gettate le basi per «una visione più ricca» del comune patrimonio europeo. È un occasione da non gettare al vento.

In altre parole, le correzioni della Finanziaria annunciate in favore delle Università devono tradursi in fatti concreti. Non vuol essere un'interferenza nel dibattito e nelle «polemiche» che «non possono coinvolgerlo», chiarisce Napolitano. Ma non vuol rinunciare all'energico richiamo che ha fatto al governo per una maggiore capacità d'ascolto dei dubbi e delle proteste che sorgevano da diversi settori, e a tutt'e due gli schieramenti per un sereno e fattivo «confronto» parlamentare. I chiarimenti all'interno della maggioranza che lo stesso Napolitano aveva invocato sembrano avere avuto, del resto, un esito positivo: «Le parole di Napolitano mi sono davvero piaciute», ha commentato il ministro Mussi, che qualche tempo fa aveva minacciato dimissioni: «Tutti, durante il vertice a villa Panfili, hanno detto: primo università e ricerca. Mi pare che ci siano le condizioni politiche per i correttivi».

Del resto, il presidente anche ieri ha voluto rispondere alle incomprensioni di chi non ha gradito la sua azione di impulso. A proposito dell'altro corno del problema - i conti pubblici e il necessario rigore - ha richiamato l'importanza dei vincoli europei: «una prova del nostro europeismo» dobbiamo darla assumendo «le difficili decisioni richieste dal rispetto della disciplina comunitaria sui conti pubblici e dall'attivazione delle riforme sollecitate dalle direttive europee». Certo, è un campo di discussione e di azione che spetta al governo e al Parlamento. Ma, Napolitano puntualizza: «posso assicurarvi che non me ne sfugge la stringente necessità». Pure «per rendere più credibile l'impegno che anche personalmente sto spendendo per sollecitare il rilancio del processo d'integrazione». E che «intendo spendere, ancora convinto di interpretare così il mio ruolo istituzionale nell'interesse generale del paese», e in nome di «tutte le forze» che si riconoscono nella scelta europeista al di là delle distinzioni tra gli opposti schieramenti. Rispettoso dei confini del proprio ruolo, Napolitano, dunque, non sarà silente riguardo a tutto ciò che possa incrinare quella che ritiene far parte della sua missione istituzionale: la battaglia per l'integrazione europea, che è fatta di vincoli e di nuove opportunità.

Una battuta a margine, sullo spionaggio fiscale: «Personalmente non mi turba, ma istituzionalmente sì, e molto», risponde a una domanda volante dei cronisti. Vale ancora, dunque, quel giudizio di «profondo sconcerto» per lo scandalo, filtrato dal Quirinale l'altro giorno.


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