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Unità: Napoli, 400 docenti «in lutto» sotto il sole cocente

«A cinquant’anni fuori dal lavoro per sempre»

09/09/2008
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l'Unità

di Eduardo Di Blasi inviato a Napoli

Mariella, insegnante precaria, vestito e banda nera sul braccio in segno di lutto, abbozza alla decisione del commissario che ha chiesto di non far uscire da via del Ponte della Maddalena, una strada semideserta che passa alle spalle di via Marina, il corteo delle maestre di Napoli e provincia. Quando le spiegano che possono rimanere a girare solo intorno a quel pezzo di strada conclude con ironia: «È questo che facciamo da una vita, andare avanti e indietro senza senso. Va bene che pure la protesta la facciamo così!». Prende la cassa da morto di cartone che con le amiche ha costruito in questi giorni di mobilitazione, e si avvia dall’altro lato della strada.
Un corteo pacifico, come potrebbe esserlo solo quello di un corpo docente che per vent’anni ha fatto lezione tra Piscinola e Secondigliano, Sant’Antimo, Afragola, Barra, Gianturco. «Non possiamo fare proteste contro le regole - dicono - Siamo educatrici, dobbiamo dare l’esempio». Allora restano nella fetta di strada spianata dal sole. Le buone maniere non impediscono a queste quattrocento donne (gli uomini sono una sparuta minoranza) di spiegare con rabbia, orgoglio e frustrazione il perché di questa manifestazione sotto l’ex provveditorato, con un sole che spacca le pietre e l’acqua che, allo spaccio, è passata in un attimo da un euro a un euro e venti a bottiglia.
La ragione sembrerebbe assurda: quest’anno, tra la città di Napoli e la sua provincia, non ci sarà nemmeno un maestro che avrà un posto a tempo determinato (da settembre ad agosto) nelle scuole elementari, nessuno che avrà la possibilità di scalare la gigantesca classifica (11mila posti) per accedere, dopo una vita di insegnamento, ad un contratto a tempo indeterminato, l’assunzione. Di più: dal 31 di agosto nessuna di queste persone ha più lo stipendio. E, rimanendo così le cose, non l’avrà. Per capire cosa voglia dire, provate a immaginare la vita di Florinda, 51 anni e quasi trenta passati dietro una cattedra, che con un figlio all’università ha vergogna di ritornare a casa senza un lavoro. Metteteci dentro supplenze di due giorni, poi di settimane, mesi, fino ad arrivare a quella annuale che è l’anticamera dell’assunzione a tempo indeterminato. Poi non metteteci più niente. Niente.
Chiariamoci, le liste venute fuori da anni di improvvisazioni in materia di politiche della scuola non sono il massimo della coerenza. Per anni, ad esempio, le insegnanti che da Napoli si recavano ad insegnare ad Ischia prendevano 12 punti invece di 6, quelle che da Ischia dovevano venire a insegnare a Napoli ne prendevano 6 lo stesso, avendo, a occhio, lo stesso disagio. Stesse disparità si sono verificate tra insegnanti della scuola pubblica e della scuola privata, con l’assurdo corollario che a volte, nel privato, si trovano insegnanti che prendono paghe fittizie (1500 euro invece dei 250 che gli vengono versati), ma li barattano con il miraggio di «salire in classifica» accumulando punti come gli altri. Così anche questa classifica non è che premi per forza tutti i migliori. Ma esiste da anni ed è fatta con la fatica che pezzo a pezzo queste persone ci hanno messo dentro, accettando le destinazioni scelte di anno in anno, le incongruenze che di solito finiscono al tar, gli esami di specializzazione, quelli ordinari e quelli specifici per insegnare l’inglese o le scienze.
Ma cosa è successo a Napoli? Perché non c’è nemmeno un posto disponibile per la scuola primaria? La concomitanza dei tagli previsti per quest’anno e il rientro di circa 400 insegnanti provenienti da altre regioni, ha cancellato tutti i posti disponibili nelle liste del 2008.
Gabriella Refuto, segretaria della Flc Cgil di Napoli ha davanti un quadro che va a farsi ancora più fosco: «Oggi saranno cinquemila in meno, ma dall’anno prossimo, ci sarà uno tsunami di dimensioni spaventose con le medie, le superiori e il maestro unico». Il maestro unico e la fine del tempo pieno così come inteso fino ad oggi lascerà per strada migliaia di persone. E se si può condividere il paragone che fa Giovanna sul presunto salvataggio degli esuberi di Alitalia e il sostanziale taglio di migliaia di posti di lavoro a Napoli, è sul versante formativo che il governo deve porsi il problema. Soprattutto in queste terre.
«Continuiamo a parlare di maestro unico, ma provate a mettercelo un maestro solo in una classe di trenta alunni a Marcianise...», spiega Giovanna mentre racconta dei suoi alunni che la accolsero sbattendo delle mazze di legno sul soffitto. Racconta che a volte bisogna mettere la cattedra davanti alla porta per non farli scappare. E che spesso nemmeno quello basta: «E allora ti tocca decidere se lasciarli andare e fare lezione con gli altri o andarli a riprendere sperando che in classe non succeda niente». E poi ci sono i «caratteriali» che a un certo punto della lezione possono dar di matto.
Insomma quella che si prospetta davanti all’ex provveditorato campano è una questione complessa che non si può affrontare con l’alzata di spalle che il ministro Gelmini ostenta. La signora Mambrini, ad esempio, con i suoi 59 anni, 25 di insegnamento, perché dovrebbe tornarsene a casa a non lavorare? Come dice Carla: «Berlusconi ha detto di aver risolto il problema della spazzatura a Napoli, e adesso nella spazzatura butta noi». Oggi alle 8,30 un corteo si snoderà da via del Ponte della Maddalena alla Prefettura, oltre al Comitato autonomo che si è formato in queste ore, saranno presenti i sindacati confederali.


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