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Unità: Mypreside: liceo all’inglese.Allarme-italiano nelle scuole

A Montecatini il capo d’istituto impone agli studenti di parlare «british» L’Accademia della Crusca e i Lincei: è a rischio la nostra lingua madre

19/12/2009
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l'Unità

Al liceo scientifico Salutati di Montecatini gli studenti si devono rivolgere al preside in inglese. L’originale provvedimento ha scatenato le proteste di chi grida all’anglicizzazione della cultura italiana, come l’associazione radicale Esperanto, che lunedì sarà fuori dai cancelli del liceo a fare volantinaggio contro la decisione del preside e, tramite i senatori Marco Perduca e Donatella Poretti, ha già presentato un’interrogazione al ministro Gelmini sull’argomento. Ma la misura preoccupa anche chi da sempre difende l’uso e lo studio della lingua italiana. Stando alle classifiche internazionali, pare che gli studenti italiani non eccellano nella comprensione della loro lingua madre. Secondo un’ormai famosa ricerca condotta dall’Accademia della Crusca nel 2006, i nostri maturandi non conoscono il significato di termini come «reazionario» o «antimeridiano». In vista del riordino dell’istruzione secondaria e universitaria annunciata dal governo, i presidenti delle Accademie della Crusca, dei Lincei e dell’Associazione per la storia della lingua italiana Asli, hanno messo nero su bianco i loro suggerimenti.

PROPOSTE IN CAMPO Al primo posto, un «deciso rafforzamento dell’italiano nell’insegnamento scolastico di ogni ordine e grado, ed in particolare nella scuola secondaria superiore». Licei e istituti tecnici vengono definiti dagli studiosi «l’anello debole del sistema scolastico italiano», e nel documento si lancia l’allarme sulla «grave» riduzione del monte ore introdotta dalla riforma «per motivi di bilancio ». Gli accademici sottolineano come alla padronanza dell’italiano siano legati lo sviluppo della nazione e la stessa democrazia. «Una conoscenza della lingua materna che non si limiti ai bisogni comunicativi elementari - scrivono - è una precondizione per un paese civile che intenda restare competitivo». Uno dei dati più singolari, e sconfortanti al tempo stesso, è che, in fatto di conoscenza della lingua italiana, ci stiamo facendo superare perfino dagli stranieri: «I nostri studenti all’Università ascoltano con meraviglia le spiegazioni impartite loro dagli studenti Erasmus i quali, invece, per venire in Italia hanno studiato con impegno l’italiano e la grammatica». «Agli stranieri che scelgono di insegnare l’italiano all’estero - racconta la presidente dell’Asli Silvia Morgana - viene richiesto un livello di preparazione che molti nostri laureati non raggiungono».Ma non è tutta colpa dei discenti: gli accademici hanno sottolineato anche gli annosi problemi della formazione dei docenti. «Alla facoltà di Scienze dell’educazione di Firenze - spiega la presidente dell’Accademia della Crusca Nicoletta Maraschio - ci si laurea senza aver mai sostenuto un esame di lingua e letteratura italiana ». Anche a Lettere si sono moltiplicati i corsi specialistici, «ma - avverte Salvatore Califano dei Lincei - la varietà di indirizzo non deve andare a svantaggio delle conoscenze fondamentali di tipo linguistico»

Silvia Casagrande


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