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Unità: Mussi ritira tre decreti Moratti

In visita a Pisa, la sua università, annuncia:dal governo Prodi più risorse alla ricerca

26/05/2006
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l'Unità

di Wanda Marra/ Roma

NON È SEMPLICEMENTE una visita “simbolica” quella che il ministro dell’Università, Fabio Mussi, sceglie di fare alla “sua” Normale di Pisa. Non è solo un

omaggio all’Università che frequentò nel 1967 con Massimo D'Alema. E nella quale c’era anche Adriano Sofri, iscritto come loro a Storia della Filosofia. La scelta di cominciare il suo viaggio da Ministro da Pisa (dove si laureò con Nicola Badaloni, tesi su Adorno, 110 e lode) va insieme a quella di fare, da subito, atti concreti. E anche di annunciare le linee «programmatiche» che lo guideranno: più soldi alla ricerca, meno precariato, ma anche “ascolto” di quello che il mondo dell’università chiede. Mussi, per prima cosa da Ministro dell’Università, ha deciso di ritirare il decreto istitutivo dell’università contestatissima di Villa San Giovanni, la Franco Ranieri. Poi di decretine ha ritirati altri, tutti emanati dalla Moratti a legislatura quasi scaduta: il 10 aprile 2006, n°216 «definizione delle linee generali d'indirizzo della programmazione delle università per il triennio 2007-2009» e l’11 aprile 2006 n°217 «individuazione dei parametri e dei criteri per il monitoraggio e la valutazione dei risultati dell'attuazione dei programmi delle università». Per poter emanare un nuovo testo entro l'estate. Mussi ha motivato la sua decisione a causa di «effetti collaterali indesiderati»: infatti «dei 175 milioni di euro previsti, una norma apparentemente inoffensiva attribuisce il 75% delle risorse al nord e specificatamente a Milano, e qui ci sono onde sospette, il 20% al centro Italia e solo il 5% da Roma in giù». Inoltre ha predisposto anche il ritiro dei decreti riguardanti la determinazione delle classi di laurea (trasmessi con nota prot. n° 4540 del 22/3/2006), che, tra le altre cose, rendeva totalmente autonome le università di sperimentare la nuova organizzazione delle classi. E a Pisa ieri, Mussi ha detto di aspettarsi in base al programma dell’Unione per l’università e la ricerca maggiori stanziamenti sia «un incremento delle risorse che una loro equa redistribuzione». Perché la situazione del finanziamento per la ricerca italiana è «catastrofica: spendiamo un terzo di quello che spendono gli altri paesi industrializzati». E ha sottolineato la necessità di rimettere le cose al loro posto: «Quando parli con un ricercatore ti dice che gli basterebbero 100 mila euro, poi alzi il coperchio del sistema Moggi o quello dei furbetti del quartierino e scopri che per loro scorrono fiumi di denaro». Ha poi parlato del precariato: «Bisogna che nelle università ci sia meno precariato perchè niente è più contrario alla scienza». E per presentare entro qualche mese un piano di interventi amministrativi e legislativi ispirati alla libertà ha annunciato l’intenzione di fare un «viaggio inchiesta» nelle università italiane e nei centri di eccellenza, parlando con tutti, dai rettori agli studenti.


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