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Unità: Mussi: nomine ai Conservatori, curriculum indecenti

Il ministro rispedisce al mittente le candidature: «Scrivevano: ascolto musica fin da bambino...»

05/04/2007
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l'Unità

di Massimo Franchi / Roma

TUTTO SI PUÒ DIRE del ministro Mussi tranne che non parli chiaro. Ieri intervenendo ad un convegno della Cgil sulle istituzione d’arte ha raccontato come funzionano i meccanismi di nomina nelle accademie e nei conservatori. «Ho fatto la sconcertante esperienza delle terne, e ne ho dovute rispedire al mittente 25». Il sistema funziona così: il consiglio d’amministrazione designa una terza e la sottopone al ministro. Parlando ad una platea di docenti ed artisti all’Auditorium del conservatorio di Santa Cecilia racconta «Me ne sono arrivate alcune formulate secondo criteri incomprensibili, dove ad esempio c’era il nome di un professore e accanto al suo nomi del tipo di Dario Fo e di Oliviero Diliberto». Specchietti per le allodole che, come precisato da Mussi in seguito, erano inseriti solo per essere esclusi e non c’entrano niente. L’unico nome possibile è il terzo anche se allega curriculum improbabili. Come «il professor tal dei tali fin da giovane ascoltava musica alla radio», oppure «possiede una nutrita collezione di dischi in vinile» o ancora «possiede la patente C». Un sistema che Mussi non tollera. «Le terne le ho rispedite al mittente e se non ho quelle buone io commissario tutto. All’arroganza del potere, io non mi piego perché non sono un ministro di sughero. ma i primi a non piegarsi - dice rivolto ai presenti - dovete essere voi». La conclusione è amara: «Da quando sono arrivato al ministero - ha detto - ho maneggiato abusi, arbitri e leggerezze in quantità abbondante. Ho constatato una certa deriva corporativa e un certo particolarismo in campi in cui l’universalismo dovrebbe essere il principio portante».
MONGOLIA E MACERATA Se non bastasse nello stesso giorno arriva un’altra denuncia molto forte. Come atteso il ministro dell’Università ha annullato la chiamata diretta del professor di Geografia economica Aldo Colleoni, rilasciata il 30 ottobre 2006 dall’Università di Macerata. Il caso era scoppiato a gennaio: l’ateneo marchigiano lo aveva fatto passare per il rientro di un “cervello in fuga”. Colleoni, spiega il comunicato del ministero, insegnava Geografia del turismo presso l’Istituto Zokhiomj di Ulan Bator. Ma questa non è un’università bensì un istituto privato e nemmeno tra i principali della cittadina. Di più, il professore è un «procuratore di fatto o di diritto della srl General Trade», una società privata che ha stipulato una convenzione con l’ateneo per il finanziamento di una cattedra, assicurando una somma di 800 mila euro in tre anni, la cui prima rata (o parte di essa) «sarebbe stata personalmente versata dal prof. Colleoni». La convezione non ebbe seguito, ma il 24 ottobre 2006 ne fu sottoscritta un’altra, sempre con la General Trade, per l’istituzione e l’attivazione di posti di ruolo di interesse dell’ateneo per un ammontare annuale di 100.000 euro. Per onorare quest’ultimo accordo nel 2006 fu versata la prima rata di 50 mila euro, pari al 50% dell’importo dovuto, a mezzo bonifico la cui causale recita: «convenzione università e General Trade ordinante Colleoni Aldo c/o Consolato di Mongolia Trieste». Colleoni ha annunciato un appello a Napolitano.

NUOVA AGENZIA Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe licenziare l’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca (Anvur). Come anticipato rivoluzionerà il sistema di finanziamento. «Valuterà i risultati - spiega Mussi - orientando su questi quote crescenti delle risorse finanziarie».


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