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Unità: Moratti, un CorteoElettorale

Nicola Tranfaglia

03/05/2006
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l'Unità

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Primo maggio / 1

All’indomani dei cortei del primo maggio in cui per la prima volta c’è stata la partecipazione dell’ex (da ieri) ministro dell’Istruzione Letizia Moratti a Milano e dell’ex ministro Rocco Buttiglione a Torino, essendo entrambi candidati sindaci delle due più grandi città del Nord, c’è la possibilità di riflettere su quello che è successo piuttosto che fare come tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset che hanno parlato di quelle manifestazioni sottolineando i fischi ma ignorando i cortei?Ignorando quindi la grande affluenza popolare che le manifestazioni hanno registrato portando in piazza decine di migliaia di cittadini?

Mi auguro di sì, anche se l’impressione data dalle televisioni è quella che Berlusconi abbia vinto le elezioni e sia ancora lì a dettar legge e a giudicare quello che dicono e scrivono i giornalisti.

L’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante, attuale candidato sindaco dell’Unione a Milano, ha scritto una lettera al «Corriere della Sera» in cui dice l’essenziale sul significato della partecipazione della Moratti al corteo di Milano: «Avevo creduto che la partecipazione al 25 aprile del cittadino Moratti fosse dettata dalla condivisione dei valori dell’antifascismo. Quando però ho visto l’altro ieri (29 aprile, ndr) che il candidato Moratti si è alleato con forze politiche come Fiamma Tricolore che non mi sembra si rifacciano ai valori della Resistenza e della Liberazione, allora ho pensato che quella presenza era dettata da altri motivi. Già perché mai in passato era stata vista il 25 aprile, neanche quando si celebrava, lo scorso anno, in piazza Duomo, il sessantesimo anniversario alla presenza del Capo dello Stato. (...) Ci vuole coerenza, rigore morale e rispetto dei valori per cui andiamo a manifestare. Altrimenti è opportunismo bello e buono».

Il copione si è ripetuto allo stesso modo il primo maggio con l’aggiunta dell’analoga mossa di Buttiglione a Torino. Giacchè per lui vale quello che si è detto per la Moratti: non l’abbiamo mai visto a nessuna manifestazione per il 25 aprile o per il primo maggio nell’ex capitale piemontese. Al contrario abbiamo più volte ascoltato esponenti di Forza Italia (come l’ex assessore regionale Giampiero Leo) e dell’Udc parlare con assai scarso rispetto dell’una o dell’altra data e con attacchi violenti contro la sinistra che li ha sempre ricordati.

Nell’uno come nell’altro caso l’aspetto più significativo è il senso provocatorio che hanno avuto le partecipazioni di quest’anno con l’obbiettivo preciso di presentare le manifestazioni intere come espressione dell’intolleranza della sinistra alla loro presenza e contando in anticipo sulla complicità dei telegiornali che ne hanno fatto il centro dei loro resoconti e dei loro commenti.

I fischi, anche quelli di lunedì, sono una manifestazione di dissenso che in una democrazia sono un fatto fisiologico e non tale da scatenare, come è avvenuto, violenti attacchi contro l’intolleranza della sinistra e la sua volontà di instaurare un “regime”. Ma come si fa a paragonare quello che hanno fatto in questi anni i ministri di Berlusconi contro la scuola e i Beni culturali con i fischi a loro indirizzati? Da quando in qua le parole o i fischi corrispondono alle azioni concrete svolte da quei ministri per anni? Ed è possibile che nessuno nei telegiornali senta il bisogno di sottolineare il carattere di provocazione ripetuta e preventiva svolto da chi non si è mai accorto né del 25 aprile né del primo maggio e ha passato il tempo a smantellare, in tutta allegria, la scuola e la Costituzione?

Confesso che faccio fatica a rendermi conto della cecità, per non dir altro, delle televisioni italiane di fronte alla scaltra pantomima cui hanno dato vita la Moratti e Buttiglione per comparire in televisione e criticare i vincitori delle ultime elezioni, il futuro governo del Paese.

Ma tutto questo pone un problema che dobbiamo affrontare il più presto possibile. L’opinione pubblica ha diritto ad essere informata in maniera limpida e corretta di quel che accade, non può essere manipolata da una parte politica che ha perduto le elezioni e che controlla ancora lo strumento di comunicazione più potente e penetrante del Paese. È necessario e urgente che il nuovo governo affronti presto il problema del sistema radiotelevisivo come quello del conflitto di interessi.

Cinque anni di governo forse non basteranno a risolvere i gravi problemi italiani, ma tra i primi provvedimenti del governo Prodi vi dovranno essere quelli che riguardano il ritorno delle regole e della legge nel settore fondamentale dell’informazione.


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