Unità: Montezemolo ora attacca gli statali: «L’assenteismo costa un punto del Pil».
Il ministro Mussi: «Parla di cose che non conosce»
di Roberto Rossi / Roma
OROLOGERIA «L’assenteismo è l’emblema dell’inefficienza e del cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, il fenomeno più evidente e clamoroso». Luca Cordero di Montezemolo torna ad attaccare la pubblica amministrazione. Dal
palco dell’Università privata Luiss, dove ieri era invitato a per l’inaugurazione dell’anno accademico, il presidente degli industriali ha puntato il dito di nuovo contro gli statali. E non è un caso. Perché l’attacco alla pubblica amministrazione è sembrato più il pretesto per mettere al centro della discussione la produttività, le retribuzioni e la riforma del metodo di contrattazione. Argomenti su quali Confindustria batte da tempo e che cerca di imporre nell’agenda sindacale che, tra l’altro, prevede il rinnovo del contratto per oltre tre milioni e mezzo di lavoratori e la revisione del modello contrattuale fermo dal ‘93.
Nella sua «iperbole», secondo la definizione del leader della Cisl Raffaele Bonanni, Montezemolo è partito dalle assenze. «Azzerare le assenze diverse dalle ferie - ha detto il numero uno della Fiat - porterebbe ad un risparmio di quasi un punto di Pil, 14,1 miliardi: 8,3 negli enti centrali e 5,9 in quelli locali. Portare la quota di assenze totali, comprese le ferie, al livello di quelle nel settore privato darebbe un risparmio di 11,1 miliardi». «Tra ferie e permessi vari - sempre secondo Montezemolo - un pubblico dipendente è fuori ufficio mediamente un giorno di lavoro su cinque. Tra i ministeri il top si raggiunge al ministero della Difesa, con 65 giornate di assenza in un anno, seguiti da ministero dell’Economia e da quello dell’Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni. All’Inpdap si sfondano i 67 giorni». Negli enti locali, invece, «spicca il comune di Bolzano (74 giorni di assenza) e la provincia di Ascoli Piceno (oltre 70 giorni)».
Ma al problema delle assenze, secondo il ragionamento di Montezemolo, «si aggiungono ai costi generati dalla bassa o nulla produttività di quella parte dei dipendenti pubblici, che svolge poco e male la sua attività». Come reagire? Pagando «di più chi lavora di più». E sanzionando «chi non produce pur essendo pagato per farlo».
Aumentare quindi la produttività «è l’unica strada per migliorare il livello delle retribuzioni». E proprio la produttività e le retribuzioni, legato al tema dei costi ed inefficienza della pubblica amministrazione «sono gli argomenti che dobbiamo affrontare nel dialogo con i sindacati se vogliamo fare crescere il paese e innalzare i salari. La riforma del metodo di contrattazione ha queste finalità: decidere l’aumento delle retribuzioni in base alla produttività là dove la produttività nasce: in azienda».
L’ultima stoccata il presidente della Ferrari l’ha tirata all’Università. In un Paese di «caste» l’invito che Montezemolo rivolge è quello di puntare su «un’istruzione ed una Università imperniate sul riconoscimento del merito». «Montezemolo è intervenuto a sproposito, sparando giudizi su cose che non conosce» ha detto il ministro dell’Università, Fabio Mussi.
Dura anche la reazione sindacale. Per il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, se è vero che l’assenteismo «va combattuto perché danneggia i lavoratori onesti», ha però rilevato che i dati forniti dal leader degli industriali «non corrispondono al vero». Ad esempio, come ha ricordato Paolo Nerozzi segretario confederale Cgil, al ministero dell’Economia le giornate retribuite di assenze per malattie e altre misure di legge «sono in tutto 18,71 nella media di tutto il pubblico impiego». Montezemolo, ha aggiunto il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, «si dovrebbe occupare dei bassi salari. Questa è la vera emergenza». Per il ministro della funzione pubblica, Luigi Nicolais, «attaccare la pubblica amministrazione è diventato «lo sport nazionale», «sembra che tutti i problemi del Paese derivino da qui». Ma il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei ha rincarato la dose: I lavoratori italiani? «Più scioperaioli e molto più cagionevoli di salute» degli europei.