Unità-Modena-"La Moratti taglia, noi ci autotassiamo"
"La Moratti taglia, noi ci autotassiamo" A Soliera i genitori di 21 bambini pagano 150 euro al mese per gli insegnanti negati dal ministero Adriana Comaschi BOLOGNA Si sono 'autotas...
"La Moratti taglia, noi ci autotassiamo"
A Soliera i genitori di 21 bambini pagano 150 euro al mese per gli insegnanti negati dal ministero
Adriana Comaschi
BOLOGNA Si sono 'autotassati' - 150 euro al mese, da ottobre fino a giugno 2005 - per pagare i 4 insegnanti e 2 bidelli che lo Stato ha loro negato, e per garantire così ai loro figli l'accesso alla scuola materna che qui a Soliera, provincia di Modena, è ancora considerato un diritto. E non un lusso, come sembra pensare il ministro Moratti. È questa l'ultima frontiera dei tagli imposti dalle ultime Finzianziarie agli organici dell'Emilia-Romagna: e quando non sono i genitori, tocca comunque ai Comuni mettere mano al portafogli.
Questa è la storia di 21 famiglie, di una quarantina di genitori che davanti a un diritto negato hanno deciso di fare da sé. Non senza averle tentate tutte, prima: hanno scritto, manifestato per le strade della loro città e a Bologna sotto l'Ufficio scolastico regionale, occupato la 'loro' scuola materna per chiedere quello che consideravano naturale: la possibilità per i loro bimbi di frequentare la scuola d'infanzia. Un'esigenza, visto l'aumento demografico in zona, più che annunciata: e infatti il Comune in modo lungimirante aveva speso 540 mila euro per costruire due nuove aule
Ma per riempirle serviva il personale. Così, quando hanno saputo che il ministero non aveva messo neanche un docente per dare risposta ai 53 bambini in lista d'attesa, hanno deciso di muoversi in prima persona.
Giovanni Barchi, impiegato di 39 anni e presidente del consiglio di Istituto del comprensivo di Soliera, è il padre di uno dei 53 esclusi ("una cosa incredibile per noi, è dal 1973 che a Soliera non c'erano più liste di attesa per le materne"). È lui a spiegare perché, insieme ad altri, si è mobilitato per creare un "servizio integrativo di quello statale". "Che mia moglie, impiegata come me, rimanesse a casa era fuori discussione: ormai non si vive più con un solo stipendio. Però ho dei suoceri settantenni molto in gamba che avrebbero potuto tenere il bimbo più piccolo". Ma "noi volevamo che anche il più piccolo andasse a scuola, perché la materna fa crescere i bambini in modo diverso, glielo assicuro. Le scuole dell'infanzia non sono più quei parcheggi che ho frequentato decenni fa, ma spazi di socializzazione e di educazione fondamentali. Inviterei tutti - spiega con calore - ad andare a visitare una delle nostre materne, sono uno spettacolo". Anche per questo i Barchi non volevano saperne di ricorrere alle private: "Sul territorio sono tutte parrocchiali, noi siamo sempre andati alla scuola pubblica e vorremmo continuare a farlo".
C'è però anche chi, ricorda Barchi, "a settembre era disperato, non aveva alcuna alternativa al mancato ingresso alla materna statale, il nostro è un territorio di forte immigrazione e spesso i parenti sono lontani". Riunioni su riunioni, comincia a prendere piede l'idea di creare qualcosa di nuovo, che abbia le stesse finalità e lo stesso monte ore della materna a cui avrebbero diritto. Autotassandosi. Su 53 famiglie, 7 decidono di tenere i bimbi a casa, 21 di pagare di tasca propria, gli altri "riempiono le private della zona, ecco il vero scopo del ministero". Chi non vuole rinunciare alla scuola pubblica, il 21 settembre costituisce un'associazione, la "Lista d'attesa"-. Lo statuto fissa 150 euro al mese di retta, "pasti compresi", per un servizio dal lunedì al venerdì, a ingresso flessibile dalle 7.30 alle 9. E regole precise su infortuni, vigilanza, numero di alunni per classe (massimo 25), accessi ("non esistono discriminanti di nessun tipo per l'accoglienza dei bambini/e").
Forti di una disponibilità di oltre 28 mila euro, i genitori stipulano un contratto con una cooperativa che si occupa di scuola, gli insegnanti sono precari presi dalle graduatorie statali, le aule sono quelle già preparate dal Comune. Così mentre ancora si discute dell'arrivo di eventuali 46 docenti da Roma, i bambini entrano in classe il 4 ottobre. "L'iniziativa dei genitori ha accorciato i tempi - riconosce il sindaco di Soliera, Davide Baruffi - come Comune avevamo pensato di fare un bando, ma ci sarebbero voluti più di due mesi". Una storia dall'esito comunque incerto. Spiega il primo cittadino: "Per il 2004 il nostro Comune ha stanziato 30 mila euro, per il 2005 ne avevano previsti 65 mila, dato che i fondi dei genitori comunque non bastano: ma contavamo sull'addizionale Irpef, che oggi (ieri, ndr) la Camera ha bloccato". Se l'impegno diretto dei genitori rimane finora un primato, quello del municipio di Soliera non è affatto isolato. Si allunga la lista dei Comuni che intervengono là dove il ministero Moratti nega bisogni fondamentali. Come a Modena, dove - spiega l'assessore alla scuola Adriana Querzè - a fronte di una domanda di due nuove sezioni di materne, e dunque per 4 docenti e un bidello, sono arrivati solo due insegnanti. Che avrebbero permesso di accogliere i bambini solo la mattina, e non a tempo pieno come richiesto dai genitori. Già da settembre allora il Comune ha stanziato 63 mila euro per il personale mancante. "Ora però si apre un problema politico - ammonisce Querzè -: se mai arriveranno i 46 altri docenti di cui si parla, i Comuni che si sono svenati non possono essere esclusi dalle assegnazioni, come se i bisogni fossero già stati soddisfatti". Un timore condiviso dalla collega di Monzuno, Gabriella Maini: "A Rioveggio, molte madri hanno dovuto ripiegare sul part-time o rinunciare del tutto al lavoro perché non c'erano gli insegnanti per tenere alla materna i bimbi anche al pomeriggio. Due settimane fa è intervenuto il Comune: pagheremo 3 mila euro per un'operatrice che coprirà le ore mancanti fino a fine anno. Ma questo è solo un doposcuola: per noi significa tornare indietro di 30 anni. Non vorremmo che il ministero la considerasse una soluzione, ed evitasse di assegnarci gli organici a cui abbiamo diritto".