Unità-Milano, le scuole fanno il girotondo alla Moratti
.02.2004 Milano, le scuole fanno il girotondo alla Moratti di Luigina Venturelli Tutto è iniziato con conversazioni occasionali ai cancelli d'uscita delle scuole. Poi, man mano che la riforma M...
.02.2004
Milano, le scuole fanno il girotondo alla Moratti
di Luigina Venturelli
Tutto è iniziato con conversazioni occasionali ai cancelli d'uscita delle scuole. Poi, man mano che la riforma Moratti progrediva nel suo funesto iter parlamentare, in ogni scuola sono nati i comitati spontanei dei genitori e i primi siti internet di collegamento. In breve, dai presidi di protesta e dalle occupazioni simboliche, si è passati ad una grande manifestazione di piazza completamente autogestita ed autorganizzata.
La folla
Sabato pomeriggio a Milano erano in 40mila: genitori e bambini, insegnanti, dirigenti scolastici, ausiliari e semplici cittadini, tutti preoccupati per il futuro della scuola pubblica, tutti accorsi a tutela delle opportunità educative dei propri figli, già nati o solo sognati che siano. Una folla di persone che nessuno ha convocato, che da sola si è rimboccata le maniche per informare, testimoniare, esserci. Alla loro chiamata hanno risposto sindacati e partiti d'opposizione come i Ds. Persino Vittorio Agnoletto, uno che questi eventi di solito li promuove, ci è stato portato dai più piccoli: "Sono qua in veste di zio, i miei nipotini mi hanno fatto notare che non potevo mancare proprio alla loro manifestazione". Così, a dare il nome ai due cortei che da porta Venezia e da porta Ticinese sono confluiti nel pomeriggio in piazza Duomo, sono state le insegne scolastiche: elementari di Quartoggiaro, di Bussero, di Cinisello e di Niguarda, medie di via Pisa, di via Quarenghi e via Bezzecca, istituto Borsi, Clericetti, Morosini e Ponte Lambro.
Siam venuti dalla provincia...
Impossibile elencare tutte le scuole presenti, circa un centinaio, fra le quali spiccavano come numero di partecipanti quelle della periferia e della provincia milanese. Il centro cittadino, che per una volta non può vantare in ordine di tempo il primato della mobilitazione, ha seguito nella protesta i ceti sociali che più direttamente verrebbero colpiti da una riforma scolastica che affida al portafoglio delle famiglie molto di quanto ora assicurato dallo Stato. Professionisti e operai, dirigenti ed impiegati, medici e commessi: il bisogno di fermare la sostanziale abolizione del tempo pieno, che coinvolge l'85% di tutte le scuole di Milano, è trasversale, la preoccupazione è condivisa.
Coriandoli e palloncini
Il tono della manifestazione, invece, è stato deciso dai bambini, presenti a migliaia: palloncini colorati, coriandoli, vestiti da carnevale, strumenti musicali improvvisati, pinocchi e streghe di cartapesta. Anche gli slogan di striscioni e cartelli erano adeguati al clima: "Era una scuola molto carina, con la Moratti chiusa in cantina, con Berlusconi chiuso in bagnetto, era una scuola di tutto rispetto".
Le parole di chi teneva i piccoli alunni per mano, però, non erano altrettanto giocose: "Questa riforma porterà alla disgregazione della didattica - ha commentato Giuseppe, impiegato - finora assicurata dalla collaborazione tra gli insegnanti competenti nelle varie materie. Il tutor farà il bello e il cattivo tempo. Inoltre in una stessa classe potranno esserci bambini con venti mesi di differenza, una distanza insormontabile a quell'età".
Altrettanto preoccupata Valerie, psicomotricista: "Si vuole tornare a trenta anni fa. Gli alunni verranno riempiti di nozioni, secondo lo schema dei quiz vero o falso, senza alcuna possibilità di partecipazione attiva alla vita scolastica. E chi non le apprenderà velocemente sarà marchiato a vita come uno stupido. Non ci sarà né tempo né personale sufficiente per gli approfondimenti e i laboratori didattici. La Moratti dovrebbe tornare a fare la casalinga nobile invece di rovinare la nostra scuola".
Scuola in arabo
Francesca, insegnante, reggeva un cartello con una scritta in arabo, la scuola siamo noi: "I tagli che stanno subendo gli insegnanti di supporto causano una grave perdita per chi crede che una scuola multietnica sia una ricchezza, una realtà in cui far crescere i bambini. Per i miei figli ho scelto la scuola Trotter, pur abitando lontano, proprio per la sua impostazione educativa multiculturale, che questa riforma mette in pericolo". In Furio, operaio, prevaleva la rabbia: "È un disastro, una presa in giro. Si riducono le ore di scuola vera per trasformare il tempo pieno in un parcheggio, che prima o poi diventerà anche a pagamento. Le ore d'inglese, inoltre, rimangono invariate rispetto ad ora, solo che vengono spalmate su tutti i cinque anni: che potranno mai imparare d'inglese dei bambini appena usciti dall'asilo? Sarebbe stato meglio concentrare l'insegnamento nelle classi finali".