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Unità: «Miglioramenti? Bene, ma li si faccia con l’accordo delle parti»

«Il governo sia garante di quanto pattuito», chiedono i sindacati. È ufficiale: il sì all’82 per cento

13/10/2007
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

PUNTO E A CAPO Per i sindacati la partita del referendum è chiusa, il Si all’82% non lascia spazio a discussioni, dicono Guglielmo Epifani, Raffaele Bo--
nanni e Luigi Angeletti che incassano soddisfatti un risultato oltre le aspettative. La conferenza stampa per illustrare i dati si tiene in casa Cisl, la sala è affollata, molti giornalisti e molti sindacalisti, del resto per trovare un evento simile bisogna andare indietro di 12 anni. Mentre Bonanni parla, da fuori si sentono gli slogan di una trentina di aderenti ai Cobas con il loro leader, Pietro Bernocchi. Contestano l’accordo e i firmatari. Arrivano anche notizie da Palazzo Chigi, il consiglio dei ministri ha approvato il protocollo con le due correzioni ai lavori usuranti e ai contratti a termine. Due i contrari, due gli astenuti. La parola passa al Parlamento. «È importante che non peggiori l’accordo», afferma Epifani in sintonia con i colleghi e sulla base del chiarissimo mandato avuto dai lavoratori. «Se si ritiene di migliorarlo può essere utile ma lo si faccia con l’accordo delle parti». L’eventualità che si possa mettere la fiducia, specie al Senato, è evidentemente «una responsabilità che spetta all’esecutivo e ai gruppi parlamentari». Quel che conta, per Cgil, Cisl e Uil, ma anche Ugl è che il provvedimento venga approvato contestualmente alla Finanziaria e che il governo si faccia garante di quanto pattuito e «faccia per il welfare quello che fa per la finanziaria» taglia corto Epifani. Su questo i sindacati sono pronti a dare battaglia.
Giovedì prossimo le confederazioni terranno i direttivi unitari per la ratifica del referendum. Archiviata la vittoria, va ripresa l’iniziativa sindacale. Partendo dal «disagio» che è stato espresso dal mondo del lavoro «tanto da chi ha votato no, quanto da chi ha votato sì», precisano i segretari generali. Parte la vertenza-redditi, su salario e fisco. È confermata la manifestazione, a metà novembre, contro la Finanziaria che abbassa le tasse alle imprese ma non ai lavoratori dipendenti. «Abbiamo già una piattaforma - ricorda Luigi angeletti - ma se sarà necessario arriveremo allo sciopero».
Dal referendum il sindacato trae nuova linfa, hanno votato più di 5 milioni di persone, 4 milione i lavoratori attivi, «una prova di democrazia straordinaria», per Epifani, «un miracolo» per Bonanni il voto di 4 milioni di lavoratori. Le accuse di brogli vengono ruvidamente rispedite al mittente, bollate come «tentativi di screditare il sindacato» alla fine si sono rivelate un boomerang per gli accusatori.
I dati definitivi confermano quel che si sapeva. il Sì vince in tutti i territori, nelle piccole e grandi imprese, tra i lavoratori attivi i pensionati. È un risultato omogeneo. Per i dati disaggregati per categoria occorre aspettare una decina di giorni (fu così anche nel ‘95), solo allora si scioglierà il nodo del voto metalmeccanico. I dati forniti dalle tre organizzazioni di categoria, infatti, non combaciano. Il segretario della Cisl parla di un sostanziale pareggio tra i No e i Si e di fatto assume come dato quella della sua organizzazione, la Fim, che assegna al No il 50,6%. Ma per la Fiom è al 52,4. «La consultazione si è conclusa con la netta approvazione dell’accordo - premettere il leader Fiom Gianni rinaldini -. Tra i metalmeccanici, si conferma la prevalenza del No». Ma è già tempo di guardare avanti visto che - ricorda - «sono già iniziati attivi e assemblee dei lavoratori in vista delle iniziative unitarie di lotta per il contratto». Il 22 e 23 si terrà il direttivo della Cgil: «Nessuna resa dei conti - assicura Epifani - non è nella nostra cultura». Ma certamente il confronto sarà serrato. «Esprimeremo con la massima chiarezza il giudizio sulla consultazione e le scelte che la Cgil determinerà per il futuro».


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