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Unità: Mettetevi nei loro panni

Mettetevi nei panni di un operaio di Mirafiori

02/10/2007
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l'Unità

Bruno Ugolini

L’analisi

Mettetevi nei panni di un operaio di Mirafiori. Ha una busta paga poco al di sopra dei mille euro al mese, un salario da precario. Non ha più quel senso di appartenenza, quei poteri e quei diritti che avevano i suoi compagni negli anni 60 e 70. Ogni mattina entra in un’azienda che oggi va bene ma domani chissà. Ha un figlio per il quale ha sudato sette camicie affinché conquistasse una laurea ma il giovane resta privo di un lavoro adeguato.
È frastornato da un diluvio d’informazioni su caste e privilegi e gli verrebbe voglia di ripetere l’invettiva di moda, diffusa su tutti gli schermi: un risoluto "vaffa". Potrebbe risultare facile preda di una specie di "si salvi chi può", ciascuno per sé. E alla fine rifiutare, così, l’organismo collettivo che lo rappresenta, il sindacato.
Non c’è perciò da meravigliarsi del primo difficile avvio delle assemblee alla Fiat, in preparazione della prossima consultazione nazionale. Non c’è da stupirsi dei No che si confrontano con i Sì. Ma c’è intanto da apprezzare il fatto che lavoratrici e lavoratori sono affluiti a frotte a questi appuntamenti, non hanno voltato le spalle a Cgil, Cisl e Uil e hanno saputo dar vita ad un confronto vero, argomentato. Una prova di civiltà e serietà - come raramente si vede invece nei talk show televisivi - nonché una prova di democrazia vera, anche se limitata, perché alla fine si potrà pronunciare solo un Sì oppure un No, non una proposta magari emendativa.
C’è, del resto, nelle zone di totale dissenso verso il protocollo di luglio su giovani e anziani, anche un moto di delusione. Motivato dal fatto che avevano creduto e sperato che il cambio della guardia a palazzo Chigi, dopo l’era berlusconiana, portasse miracolosamente ad un rapido rovesciamento di ogni politica del passato, ad una specie di nuova, equa distribuzione dei pani e dei pesci. Senza calcolare, però, il peso delle difficoltà economiche, il macigno del debito pubblico, le necessarie compatibilità, la ristrettezza di una maggioranza variegata e spesso divisa. Una maggioranza che ha poi testimoniato una seria difficoltà a far diventare una questione come quella del lavoro, resa centrale dalla Costituzione italiana, una scelta prioritaria per forze politiche che pure dichiarano una loro fedeltà costituzionale. Non a caso il ministro del Lavoro Cesare Damiano è apparso quasi in piena solitudine nella costruzione di quel bistrattato protocollo.
C’è da aggiungere che una minoranza del gruppo dirigente sindacale è giunta addirittura a teorizzare, senza sottigliezze, che quell’intesa, siglata con le tre Confederazioni, rappresenterebbe un totale peggioramento della condizione lavorativa. Con l’aggiunta che sarebbe necessario essere indifferenti rispetto a qualsiasi riferimento governativo. Destra e sinistra per loro pari sono. Ma come si può non rendersi conto che una vittoria dei No sarebbe non tanto il crollo del centrosinistra, quanto la fine del sindacalismo italiano? E significherebbe dar ragione a Maroni e al suo scalone, togliere la quattordicesima ai pensionati, le prime misure per i precari…
La vittoria dei No darebbe fiato solo a certi organizzatori della manifestazione promossa per il 20 ottobre, collocati nella sinistra più a sinistra. E anche alla manifestazione del 13 ottobre, organizzata dalla destra più a destra, ovverosia Alleanza Nazionale.
La ragione però dovrebbe prevalere nella consultazione, fra una settimana. Lo testimoniano tutte le assemblee di ieri e non solo quelle orecchiate al di là dei cancelli di Mirafiori. Una testimonianza visiva la si può avere - miracolo di Internet - su Youtube e poi sul sito di Rassegna sindacale. È comparso in tal modo un video (https://www.youtube.com/. È stato girato proprio ieri mattina alle Acciaierie di Terni. Qui è intervenuto Guglielmo Epifani e qui si son visti e sentiti operai in carne ed ossa. Come quello che diceva con fierezza: «Vogliamo essere finalmente protagonisti». Un messaggio, da queste assemblee, rivolto a tanti, non solo al sindacato. Rivolto anche a quelli che non capiscono i dolori dell’Italia oggi, ma non vedono nemmeno la presenza di forze vitali che possono rappresentare un’iniezione risolutiva per ripartire. Un messaggio raccolto dalle forze sindacali che proprio ieri sera hanno cominciato a discutere sulla possibile proposta di una nuova tassazione a favore dei redditi da lavoro. Perché quel protocollo, se sarà approvato, non chiuderà lotte e iniziative, aiuterà, anzi, nuovi impegni di cambiamento.


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