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Unità: Meno pulizia e più disoccupati. La scuola ai tempi della Gelmini

Tagli del 25% delle spese per gli appalti nel settore igiene. In 2500 rischiano il posto di lavoro. Le occupate sono in prevalenza donne, con nessuna o bassa qualifica, difficilmente ricollocabili

04/02/2010
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l'Unità

Meno pulizia, meno manutenzionee più disoccupati. È la scuolamodello Gelmini. Con una direttivafirmata in dicembre, il ministrodella Pubblica istruzione ha tagliatodel 25% i finanziamenti per appaltiper le pulizie e per altri servizinelle scuole, a cominciare dallasorveglianza e dalla manutenzioneordinaria. Le conseguenze sonoimmaginabili: meno igiene inaule e bagni ed edifici meno controllati,con buona pace di bambini,genitori, insegnanti e di chiunquefrequenti o abbia a cuore lascuola pubblica. Con buona pacesoprattutto dei presidi chiamati adapplicare la norma che si rifà, nientedi meno, a un regio decreto del1923.Sono i presidi che devono direalle ditte appaltatrici che possono spendereil75%di quanto spendevanoprima. Taglino il personale,taglino le ore, puliscano di meno.Insomma facciano un po’ loro.Vale anche per appalti in essere,quindi i risvolti legali non mancheranno.E neanche i paradossi. InEmiliaRomagna è circolato un documento(poi ritirato) che “suggeriva”di pulire le scuole a giorni alterni.«Come se ai bimbi si possa imporredi fare pipì a comando», commentaGianfranco Piseri di Ancst-Legacoopdenunciando, tra l’altro, che se ladirettiva-Gelmini non viene sospesale ditte saranno costrette a ridurre ilpersonale «innescando un graveconflitto sociale».

A CASA LE DONNEQualcuno ricorderà la litania «non lasceremoindietro nessuno» scanditaogni due per tre dal presidente delConsiglio e dai suoi sottoposti. PerMaria Stella Gelmini non vale, con lasua firma taglia 2500 posti di lavoro(che si aggiungono a quelli già tagliatitra docenti e non docenti). Sonoposti con caratteristiche specifiche.Le occupate sono in prevalenza donne,con nessuna o bassa qualifica, difficilmentericollocabili. Lavoranopart-time: «Il massimo che hanno sono4, 5 ore al giorno - spiega ElisaCamellini, della Filcams Cgil -. Dovetagli? Ridurre ulteriormente quest’orariosignifica cancellarlo, punto». Altro aspetto è il carattere «sociale» di questa attività che impiega moltidisabili, molti immigrati, molte figuredeboli «in un quadro di inserimentolavorativo che sarebbe graveinterrompere» denuncia FedersolidarietàConfcooperative. Ieri mattinale associazioni delle coop, quelle delleimprese associate a Confindustria,con i sindacati di categoria di Cgil,Cisl e Uil hanno tenuto una conferenzastampa per fare il punto. Sindacatie imprese sono un fronte inedito,in genere sono parte e controparte,ma qui gli interessi convergono.«Chiediamo l’apertura di un tavolocon la Conferenza Stato-Regioni, la revoca della direttiva e la sospensionedei suoi effetti», spiega GiuseppeGherardelli di Confindustria.Nel frattempo la situazione è critica.«Quando ci sono delle restrizionifinanziarie, le difficoltà sonoevidenti, soprattutto se questi tagli-conferma GiorgioRembado, presidentedell’Associazione nazionalepresidi - si aggiungono a quelli giàsubiti per il funzionamento dellascuola e per il pagamento dei supplenti.In questo modo subiamo unulteriore decremento di risorse edovremo far fronte a tutte le necessitàdelle scuole con i fondi rimanenti». O, come hanno fatto in unascuola di Genova, improvvisandoun «gratta e vinci». Chiede la revocadel provvedimento anche Cittadinanzattiva,associazione che daanni monitora le condizioni dellenostre scuole. «Si stanno provocandoeffetti devastanti» è l’accusa.Non è difficile prevedere che lescuole diventeranno più sporche emeno sicure». In attesa che il ministrosi pronunci, continuano le proteste unpo’ ovunque: dopo i lavoratoridi Modena e Bari, anche i dipendentidelle ditte venete si mobilitanocon uno sciopero l’8 febbraio emanifestazione regionale a Venezia


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