Unità-MAESTRE, PARTITI E PREMI NOBEL INSIEME PER LA SCUOLA"
Febbraio 2004 "MAESTRE, PARTITI E PREMI NOBEL INSIEME PER LA SCUOLA" Intervista di Eduardo di Blasi ad Andrea Ranieri L'Unità 8 febbraio 2004 L'idea è quella di rispondere con una prop...
Febbraio 2004
"MAESTRE, PARTITI E PREMI NOBEL INSIEME PER LA SCUOLA"
Intervista di Eduardo di Blasi ad Andrea Ranieri
L'Unità 8 febbraio 2004
L'idea è quella di rispondere con una proposta complessiva al sentimento di abbandono che si va manifestando tra insegnati, studenti, ricercatori universitari, rettori e mamme. L'idea è quella di tirare un ponte tra le proteste che si susseguono: il 17 febbraio manifestano gli universitari, il 28 sarà la volta dei sindacati confederali della scuola. L'idea è quella di riunire in una grande e partecipata manifestazione "maestre d'asilo e premi Nobel, ricercatori e registi, sindacati confederali e Cobas, partiti e associazioni". Lo afferma Andrea Ranieri, responsabile del settore Sapere dei Ds, padre d'idea. Questo perché il problema dell'istruzione non può essere il problema di un solo "settore", bensì deve diventare la piattaforma culturale e politica sulla quale costruire un Paese che abbia uno straccio di futuro. "È un dato acquisito che l'Italia sia fuori da tutti i parametri della strategia comune sull'istruzione che l'Europa si è data a Lisbona: abbiamo pochi laureati, tanta dispersione scolastica, pochissimo investimento in ricerca.... ".
Un successone...
"Un problema italiano e quello del basso numero degli scolarizzati e dei laureati. Eppure anche se sono pochi, questi ragazzi continuano ad essere impiegati in lavori che non rispecchiano il titolo di studio conseguito. Sono pochi, ma sono troppi rispetto alla possibilità che il mondo del lavoro ha di impiegarli dignitosamente".
Ma se già questi sono più che sufficienti, perché dovrebbero aumentare di numero?
"Perché un sistema industriale che vuol essere competitivo, non può puntare al ribasso, tagliando sulle spese e sul costo del lavoro".
E il ministro che fa?
"Il ministro è entrato nella logica opposta, vale a dire quella che anche la scuola deve imparare a competere al ribasso, deve sfornare forza lavoro. Per far comprendere la difficoltà che avranno questi ragazzi di ricollocarsi lavorativamente basta citare un dato: nel nostro Paese lavora solo il 30% delle persone che hanno più di 55 anni. In Svezia la cifra è dell'80%".
Abbiamo degli ultracinquantenni sfaticati...
"No, abbiamo delle persone che, una volta uscite dal mercato del lavoro, non riescono più a ricollocarsi perché non hanno la formazione adeguata per farlo. Abbiamo il 23% delle aziende che dedicano soldi alla formazione, e il 77% di esse che non lo fa. In Svezia il 78% delle imprese "forma" la propria forza lavoro".
Cosa si potrebbe fare?
"Il sistema dell'istruzione nel nostro Paese è a forma di "U". Nella parti alte della "U" abbiamo la scuola dell'infanzia, la migliore del mondo, e i dottori di ricerca, che, seppur in numero esiguo, ci sono invidiati all'estero. Il ministro, invece di agire sulla pancia della "U", vale a dire la scuola media, il liceo, l'università, ha pensato di segare le due aste laterali, precarizzando all'infinito i ricercatori e, allo stesso tempo, assestando un colpo durissimo alla scuola dell'infanzia".
Questo sì che è riformare...
"No, sulla scuola la Moratti non ha
presentato una "riforma" perché questa non lo è, e nemmeno una "controriforma", perché non ci troviamo di fronte a un ritorno al passato, al ristabilimento di vecchie regole. Potremmo chiamarla "deforma" Moratti, perché appunto deforma in tutti i suoi aspetti il mondo della formazione, non considerandolo come un sistema, ma settorializzando, tagliando, levando alle università e alle scuole dell'infanzia. Poi ovviamente rimane la questione del difficile rapporto che l'istruzione pubblica deve avere dovendo essere di eccellenza e, allo stesso tempo, di massa. Fino al '68 era di elite, dal '68 si è iniziato a convivere con l'educazione della massa".
Oggi il problema è risolto: elite per chi può permetterselo.
"Ecco, siamo davanti al punto estremo di questa politica di governo "negoziale". Lo Stato non diventa più garante di valori condivisi, ma, di volta in volta, li negozia: dopo aver deciso di negoziare con i privati sul mantenimento dei Beni Culturali, e con gli evasori con
il condono fiscale, ha deciso di negoziare con i genitori il futuro dei propri figli. Per questo mi auguro che sindacati, forze politiche, persone di cultura perché è la cultura quella messa in gioco da questo sistema, si trovino insieme in una grande manifestazione, per dire basta agli scempi del ministro e per rilanciare la formazione come nodo centrale del futuro del Paese".