Unità: Ma l’Europa ci boccia: un quindicenne su 4 non sa leggere
Giudizio negativo sulla scuola italiana. Troppi abbandoni. Ma aumentano le scienziate
Dopo quella dell’Ocse, per la scuola italiana arriva una nuova bocciatura, questa volta dalla Commissione Europea. La scuola on passa l’esame della Commissione europea, nonostante i progressi fatti sia per quanto riguarda il livello del profitto degli studenti che per il numero di laureati - e soprattutto di ’laureatè - in materie scientifiche. Da un rapporto messo a punto dagli uffici del commissario per l’Istruzione, Jan Figel, emerge infatti che l’Italia ha indicatori per lo più al di sotto della media europea e che investe meno degli altri nell’istruzione. Una situazione, questa, che non sorprende il vicepresidente della Commissione, Franco Frattini: «Spero che nella prossima finanziaria ci saranno investimenti consistenti nel settore».
A preoccupare maggiormente Bruxelles è il numero di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno interrotto presto gli studi: l’obiettivo europeo è che la quota, nel 2010, non superi il 10%, ma per il 2006 la media Ue è stata del 15,3%, ben inferiore al 20,8% dell’Italia (che pure è molto migliorata rispetto al 25,3% del 2000). Segue il problema dei quindicenni che non hanno ancora una buona capacità di lettura e che in Italia si è addirittura aggravato: dal 18,9% di 6 anni fa si è passati al 23,9%,.
Il numero di laureati (29 su 1000 abitanti) è al di sotto della media, ma sta avendo una forte crescita, soprattutto tra le ragazze. Buone notizie anche dal fronte delle materie tecniche e scientifiche, dove l’aumento dei laureati è stato dell’11,3% in 5 anni, contro il 4,8% Ue, e dove il numero di «scienziati» per 1000 abitanti è 13,3, contro i 1,31 dell’Unione. Ancora più brillante il risultato per quanto riguarda le “scienziate”, che rappresentano il 37,1% del totale dei laureati in materie tecniche e scientifiche, contro il 31,2% dei Ventisette. L’ultimo problema sollevato da Bruxelles è che l’Italia investe una quota del pil leggermente inferiore alla media europea e ha fatto meno progressi di altri nell’aumento di questa spesa.p.c