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Unità: Lettera aperta ai signori dei telefoni cellulari

studenti delle superiori di Olmi in provincia di Treviso

01/03/2008
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l'Unità

Cara Vodafone,
siamo degli studenti delle superiori di Olmi in provincia di Treviso, per una buona parte clienti della vostra azienda. Questa lettera parte da una riflessione che abbiamo maturato pensando ai vostri spot, che ci rassicurano del fatto che abbiamo “tutto intorno a noi”, che “potete risolvere i nostri problemi” e che “la vita è adesso”. In questo modo abbiamo capito un paio di cose. Confusione, condizionamento, dipendenza, stordimento, sono tutti stati d’animo che ciascuno di noi attraversa quando sceglie di spegnere la tv e riflettere. Coscienza è ciò che sfruttiamo per renderci conto che dinanzi alla pubblicità siamo tutti uguali e che il nostro atteggiamento si avvicina sempre di più a quello che gli uomini del marketing hanno deciso che dobbiamo assumere. La tv è un distributore di sogni, ma noi dobbiamo staccarci da questo distributore per capire quali sono i nostri reali bisogni e trovare il giusto compromesso tra aspirazioni e necessità. L’obiettivo dei pubblicitari è trovare il nostro punto debole, il nostro bisogno nascosto. Facendo leva sui nostri istinti e sulle nostre pulsioni cercano di conquistare i nostri desideri. Siamo diventati degli oggetti da esaminare per essere manipolati a vostro piacimento. Siamo visti come una categoria e non come persone razionali, siamo percepiti come target, bersagli; veniamo esaminati, scrutati e compresi nelle nostre abitudini, i nostri gusti e ci catalogate in base a caratteristiche comuni, e se queste non vi vanno bene, fate di tutto per cercare di farcele cambiare. Basti pensare che di un’ora di programmi televisivi, in media, il 25% del tempo è occupato da spot pubblicitari. Ma noi non ci stiamo! Sappiate che anche voi potreste essere analizzati e giudicati da noi attraverso le vostre pubblicità. La pubblicità ci riduce a comprare tutti le stesse cose, illudendoci di farci diventare tutti uguali, in realtà massificandoci.
Il vostro mero interesse sta nel farci acquistare i vostri prodotti, facendoci credere che senza di questi non potremmo essere nessuno. Voi avete fatto in modo che il cellulare divenisse una necessità, e che ogni persona sentisse il bisogno di averne uno. L’avete imposto come modello di appartenenza ad un gruppo sociale. Fra noi giovani il cellulare è diventato un mezzo di comunicazione di massa. Oggi, però, questo mezzo è diventato una fonte di sfruttamento globale che c'induce a spendere per ottenere messaggi freddi e privi di personalità. Non siamo considerati come persone, ma rappresentiamo un numero di dieci cifre corrispondente al nostro recapito telefonico. “Tutto intorno a te”. Perché? In questo modo ci fate credere che tutto sia a nostra disposizione, al nostro servizio, e che vada bene così! Noi facciamo parte del mondo e non possiamo restare passivi, dobbiamo partecipare in questo mondo. Con il vostro messaggio voi non ci spingete a cambiare il mondo, perché tutto è intorno a noi, ed è perfetto così. Non è vero! Dobbiamo andare noi alla ricerca del mondo, dobbiamo intessere noi dei rapporti sociali costruttivi! “Life is Now”. Perché? In questo modo volete indurci a vivere adesso, ma per noi è davvero così? Noi giovani, al contrario, ci preoccupiamo del futuro, viviamo guardando al futuro. Costringendoci a vivere nel presente, ci togliete la possibilità di prenderci delle responsabilità, e non ci permettete di pensare a come ci ritroveremo domani… Forse ingannati? Per concludere, abbiamo due proposte per voi. Meglio, un solo obiettivo e due leve per raggiungerlo. Quello che vogliamo è che voi ritorniate una parte degli investimenti che noi, i vostri principali sponsor, abbiamo fatto in questi anni, finanziando progetti di formazione e iniziative culturali per tutti i giovani. Le leve che vi proponiamo di utilizzare sono queste: ridurre il numero di spot televisivi del 5 % e reinvestire per noi tutti i soldi risparmiati; devolvere una percentuale dei soldi che ricevete dalle nostre ricariche. In una società che pretende di spegnere i nostri cervelli e incatenare la nostra libertà, vogliamo imparare a esercitare la coscienza e a decidere del nostro futuro.
Crediamo di non essere gli unici in Italia a pensarla così, e facendo questo speriamo di riuscire ad aprire un dibattito che coinvolga voi e tutti i giovani che condividono la nostra sensibilità.
I ragazzi di Artificio


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