Unità-Letizia, non sai cos'è la democrazia-la lettera di una dirigente scolastica
18 Novembre 2004 Letizia, non sai cos'è la democrazia Simonetta Salacone* Caro Ministro, dopo la sua intervista al Corriere della Sera del 17 novembre sento il bisogno di scriverle. P...
18 Novembre 2004
Letizia, non sai cos'è la democrazia
Simonetta Salacone*
Caro Ministro, dopo la sua intervista al Corriere della Sera del 17 novembre sento il bisogno di scriverle.
Partiamo dalla sua Riforma. Si propone di realizzare competenze più alte nei ragazzi e ci offre tempi più contratti sia del percorso (è possibile addirittura effettuare un anno di meno nell'iter scolastico), sia delle discipline (orari ridotti proprio per italiano, inglese, educazione tecnica, matematica e scienze).
La Sua Riforma propone percorsi personalizzati per ogni alunno, contrattati con le famiglie, armonizzati tra i docenti e curati da un tutor. Le domando quali tempi sono a disposizione per l'ascolto degli alunni, per le relazioni nei "gruppi classe", per le riflessioni didattiche, per la progettazione comune dei docenti? Siamo al paradosso: le due ore che la legge 148 garantiva alla scuola elementare per il confronto fra i docenti di ogni team sono state eliminate anziché essere estese agli altri ordini di scuola.
La collegialità, questa è l'esperienza concreta, è condizione essenziale per esercitare lo scambio e la riflessioni sulla didattica.
Oggi la Sua Riforma cancella l'idea di un soggetto docente plurale (il team), di una programmazione e progettazione collegiale, di una corresponsabilità nell'azione educativa, introducendo surrettizie divisioni fra tutor e gli altri docenti.
È preoccupante che Lei ritenga che la collegialità sia solo burocrazia: la collegialità garantisce spessore all'azione dei docenti ed è momento di riflessione essenziale di scambio, senza il quale gli interventi di ciascun insegnante sono segmentati, frazionano il sapere in distillati disciplinari precostituiti e disorientano gli alunni che apprendono.
La vera democrazia come Lei giustamente dice è "responsabilità di ciò che ciascuno fa nel concreto". Penso ed è questa l'esperienza che viene dalla scuola elementare che tale responsabilità non si giochi solo individualmente, ma come corresponsabilità. La partecipazione alla Programmazione progettuale del Piano dell'offerta formativa e alla gestione delle risorse di una scuola sono parte integrante di tale corresponsabilità, non sono appesantimenti burocratici.
Infine le sembra possibile valorizzare la risorsa docente e ATA con i tagli agli organici, con l'innalzamento del numero degli alunni per classe, con la diminuzione degli organici di sostengo, con l'accentuazione degli incarichi precari sui posti che pure sono disponibili negli organici regionali? Che dire inoltre dei tagli dei finanziamenti agli Enti Locali che il Governo di cui è parte continua ad apportare, facendo sì che si riducano le risorse per l'integrazione delle fasce disagiate, degli immigrati, dei rom?
La scuola, gentile Ministro, è luogo di relazioni stabili fra alunni, fra docenti, fra operatori e professionisti dell'educazione. Alla scuola servono tempi distesi e qualificati per la didattica, per gli scambi culturali con il territorio e la ricerca.
Serve anche una alta considerazione sociale e un riconoscimento per il delicato e strategico lavoro che essa compie.
La valutazione, infine, che Lei giustamente afferma essere lo strumento essenziale per una scuola di qualità, deve essere in grado di misurare le competenze strumentali raggiunte dagli alunni, ma anche di apprezzare i risultati che le scuole ottengono sul piano delle qualità sociali e della integrazione dei soggetti più deboli.
*dirigente 126° circolo,
scuola primaria "Iqbal Masih" - Roma