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Unità-Le scuole segrete delle donne di Kabul

Le scuole segrete delle donne di Kabul Nei pressi di una stradina sudicia di un popoloso sobborgo di Kabul, dietro una fila di abiti logori messi ad asciugare, in cima ad una squallida scala si...

30/01/2005
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l'Unità

Le scuole segrete delle donne di Kabul

Nei pressi di una stradina sudicia di un popoloso sobborgo di Kabul, dietro una fila di abiti logori messi ad asciugare, in cima ad una squallida scala si nasconde un stanzetta. All'interno delle adolescenti con il capo coperto da un fazzoletto se ne stanno sedute sul pavimento con le gambe incrociate impegnate in una attività un tempo severamente proibita alle donne afgane: imparare a leggere e a scrivere. Durante il regime talebano una rete clandestina di scuole insegnava i rudimenti dell'istruzione con grande rischio per le docenti e per le studentesse. Nel nuovo Afghanistan democratico le scuole femminili operano ancora in segreto.
"Non ci sono cartelli per la strada anche se la maggior parte dei vicini sanno cosa facciamo qui", dice Faryal Benish dell'Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell'Afghanistan (Rawa). "Se i fondamentalisti lo venissero a sapere ci attaccherebbero. E i genitori sanno che è una scuola, ma se sapessero che siamo noi ad insegnare alle loro figlie probabilmente non le farebbero venire a lezione".
La Rawa ebbe un breve momento di notorietà in occidente dopo l'11 settembre proprio in quanto rappresentava un gruppo di valorose femministe che sfidavano i talebani. Insegnavano alla ragazze bandite dalle scuole. Aiutavano le vedove cui non era permesso di lavorare. Tentarono anche di far sapere al mondo in quale incubo erano sprofondate le donne afgane facendo uscire di contrabbando dal paese un video orrendo nel quale si vedeva una donna che veniva giustiziata nello stadio di Kabul.
Eppure ad oltre tre anni dalla caduta dei talebani le donne della RAWA non hanno ancora il coraggio di venire allo scoperto a Kabul. Ritengono di essere ancora talmente in pericolo che non hanno nemmeno aperto un ufficio nella capitale.
"Possiamo essere assassinate facilmente se svolgiamo le nostre attività in pubblico", dice Neelab Ismat, organizzatrice della Rawa. "Naturalmente le cose vanno meglio che al tempo dei talebani. Ma possiamo lavorare solo clandestinamente". Le scuole clandestine ce ne sono 50 nella capitale che insegnano a centinaia di ragazze e donne non corrono piu' i terribili rischi che correvano un tempo. Ma la minaccia dei fondamentalisti islamici richiede ancora prudenza.
Alcune ragazze frequentano i corsi della Rawa perché i loro padri hanno impedito loro di frequentare le scuole pubbliche. "Sono molto arretrati, sono persone senza alcuna apertura mentale", dice Faryal, studentessa diciottenne e membro della Rawa. "Pensano che le ragazze debbano servire solo per fare il bucato e stare sedute a casa".
La maggior parte delle studentesse della scuola Laila (tulipano) a nord della citta' frequentano questa scuola in alternativa alle scuole pubbliche. I genitori hanno impedito loro di compiere il tragitto di andata e ritorno dalla scuola pubblica in quanto quella zona della citta' non e' ancora sicura. I genitori temono che le figlie andando o tornando da scuola possano essere rapite le ragazze che frequentano la scuola Tulipano vivono tutte a pochi metri dalla scuola.
L'insegnante, Rahela, ha iniziato a dare lezioni sette anni fa. "Mi piacerebbe insegnare in una scuola pubblica e forse lo farò quando sarà migliorata la situazione della sicurezza", dice. "Ma Dio solo sa quando ciò avverrà. Nel nostro paese la democrazia non l'abbiamo ancora vista". Ai tempi dei talebani le allieve a volte dovevano nascondere in tutta fretta i libri sotto il burqa in caso di irruzione della polizia. Rahela diceva sempre alla polizia che teneva un corso di artigianato.
Oggi nella stanza accogliente, riscaldata nel freddo mese di gennaio da una stufa a legna, si radunano ogni giorno per un'ora una dozzina circa di ragazze di età compresa tra i 10 e i 19 anni. Nelle giornate buie una sola lampadina alimentata da una batteria da automobile fornisce l'illuminazione. In un angolo un neonato paffutello dorme su un lettino; è il fratello di una allieva dodicenne. I fratelli piu' grandi arrivano alla fine della lezione per accompagnare le sorelle a casa.
La tredicenne Nargis ha imparato a leggere negli ultimi tre anni e vuole fare il medico. "Mio padre non mi ha lasciato andare alla scuola pubblica", dice. "Ma qui mi piace e ho imparato molto". La rete di scuole costituisce al momento la principale attività della Rawa, ma le 2.000 appartenenti all'organizzazione, derise come comuniste dai loro nemici, continuano ad organizzare incontri e campagne di informazione. Hanno cercato di distribuire la loro rivista, Woman's Message, ma gli uomini in divisa hanno minacciato gli edicolanti diffidandoli dal vendere le copie della rivista. Un quotidiano di Kabul collegato ad un signore della guerra le ha descritte come "pericolose" aggiungendo: "debbono essere eliminate".
La fondatrice dell'associazione, Meena, è stata assassinata da un signore della guerra fondamentalista negli anni Ottanta e tutte le iscritte alla Rawa hanno sempre ben presenti i rischi che corrono. Dice Neelab Ismat: "Teniamo delle riunioni, ma non sono pubbliche. Dobbiamo stare molto attente a chi lo diciamo e a chi facciamo entrare nella nostra organizzazione". Nemmeno le studentesse universitarie confidano alle amiche di essere membre dell'associazione.
La Rawa non ha simpatia per il presidente Hamid Karzai "troppo vicino ai signori della guerra" e odia George Bush. "È un ipocrita che sfrutta il dolore delle donne afgane a fini propagandistici", dice Neelab Ismat.
L'ingresso, il mese scorso, di tre donne nel governo afgano è stato liquidato come una operazione di facciata da parte di un governo dominato da vecchi conservatori molti dei quali con simpatie fondamentaliste. Aggiunge Neelab Ismat: "In occasione delle consultazioni elettorali molte donne sono state orgogliose di votare, ma non crediamo che questo nuovo governo aiuterà in modo particolare le donne. Gli ospedali per le donne sono terribili, i comandanti possono ancora costringere le ragazze a prendere marito e non ci sono praticamente posti di lavoro per le donne. Disgraziatamente non siamo ottimiste sul futuro dell'Afghanistan. Ci sono uomini di larghe vedute, ma la maggior parte sono ancora molto arretrati".

© The Independent
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto


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