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Unità_Le private secondo il polo, meglio se pesano sullo Stato

ROMA La lunga marcia della Casa delle libertà per favorire la scuola privata a scapito di quella pubblica si arricchisce di una nuova iniziativa, che ha, nell'occasione, lo spessore della proposta ...

22/01/2004
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ROMA La lunga marcia della Casa delle libertà per favorire la scuola privata a scapito di quella pubblica si arricchisce di una nuova iniziativa, che ha, nell'occasione, lo spessore della proposta costituzionale. Tutte le precedenti tappe, dalla finanziaria alle decisioni di Letizia Moratti, dalle facilitazioni finanziarie alle circolari ad hoc, avevano sempre trovato un ostacolo, aggirato più o meno agevolmente, spesso anche un poco spudoratamente, il terzo comma dell'art. 33 della Costituzione. Recita così (per chi l'avesse dimenticato): "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato". Un comma, le cui ultime parole avevano costituito spesso la trincea in difesa della scuola pubblica. Ebbene, la maggioranza ha ora deciso che l'ostacolo, anziché aggirarlo con mezzucci vari è preferibile abbatterlo. Di colpo. 71 senatori di Fi, di An, dell'Udc e della Lega hanno depositato a Palazzo Madama un ddl di riforma della Costituzione, un semplice striminzito articolo di una riga, ma di grande valenza politica e culturale. Prevede di cancellare quel "senza oneri per lo Stato" che era stato, per tanti anni, il tormentone delle dispute sulla possibile legislazione a favore delle scuole private. La proposta è stata assegnata alla commissione Affari costituzionali che l'ha iscritta all' odg dei suoi lavori, per discuterla a breve, ora che ha concluso l'esame della riforma bossiana. L'articolo del ddl è telegrafico, ma è accompagnato da una lunga relazione che tenta di spiegare come la proposta tenda addirittura ad attuare "nel modo più autentico la volontà dei costituenti", i quali, con quella dicitura avrebbero inteso, bontà della Cdl, l'espressione "senza oneri per lo Stato" come "possibilità di finanziamento e non obbligo, non volendo, in alcun modo con ciò escludere l'ipotesi di interventi di carattere economico a favore della scuola non statale". Ed ecco così sistemati anche i padri costituenti, che vengono coisì "interpretati", a posteriori quasi sessant'anni dopo, ad uso e consumo dei propri obiettivi di una certa "riforma della scuola". Ne consegue -e questo è scritto bello chiaro- che, in tal modo si "permette di fatto agli istituti scolastici parificati, ovvero alle scuole non statali, l'accesso alle sovvenzioni pubbliche", che è l'obiettivo di sempre. Pur di raggiungere l'agognato, risultato, si scomoda la Costituzione, affermando che, in fondo, i costituenti avrebbero commesso, con quella dicitura, un errore "fonte di equivoci". Detto così, sembra che la norma sia nata un po' superficialmente, mentre fu invece il frutto di lunghe riflessioni e impegnati dibattiti, fino ad una formulazione che aveva il senso ben preciso di privilegiare e difendere la scuola pubblica, che la Cdl, invece, cerca oggi di demolire, attaccando su diversi fronti. Ora anche quello della riforma della Costituzione.

Nedo Canetti


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