Unità: La vertenza degli statali precipita
Rinviato l’incontro fissato per oggi. Scontro tra Nicolais e Padoa-Schioppa
Il contratto del pubblico impiego è sempre più in salita. È infatti saltato l’incontro previsto per oggi tra sindacati e Aran. La nuova da è da decidere, si era parlato del 28 maggio, ma è giorno elezioni e per questo data un po’ bizzarra fanno notare i sindacati. E soprattutto antivigilia dello sciopero generale che che questa mattina i sindacati confermeranno. Si rischia un ulteriore irrigidimento. Tra sindacati e governo e all’interno del governo stesso. Ieri la questione si è imposta in Consiglio dei ministri con un confronto assai aspro tra il titolare dell’Economia e quello della Funzione pubblica. Tommaso Padoa-Schioppa, strenuo sostenitore della linea del rigore, ha parlato di copertura finanziaria dei costi dei rinnovi, e ha ricordato che l’accordo siglato con i sindacati prevede 101 euro di aumento una volta verificata la disponibilità finanziaria. Di altro parere, Luigi Nicolais lo ha incalzato sostenendo la necessità di chiudere il negoziato e sminare il terreno dallo sciopero e dal conflitto. È stato infine il premier a mediare. Prodi ha proposto di prendere tempo per verificare la fattibilità finanziaria. Di qui il rinvio dell’incontro.
«Il governo ha deciso di rafforzare le nostre ragioni dello sciopero», commenta il segretario generale della Fp-Cgil Carlo Podda che punta il dito contro «settori del governo che spingono alla rottura con i sindacati». «Noi continuiamo serenamente a lavorare per lo sciopero e per la grande manifestazione nazionale a Roma, non vedo cos’altro si possa fare». La mancanza di unità nell’esecutivo è indicata da Cgil, Cisl e Uil come la causa principale di mancati rinnovi. «Appena 48 ore fa il premier ha annunciato il suo impegno a risolvere questo problema e tutti si sono affannati a dire che eravamo vicini, ma evidentemente le distanze non riescono a colmarsi». E se non si trova una soluzione sarà difficile che si chiuda qualcosa sul tavolo delle pensioni, ad esempio. Preoccupato anche il segretario confederale della Cisl, Gianni Baratta. «Non c’è chiarezza sull’orientamento del governo, la nostra risposta non può essere che lo sciopero, non vorremmo che ci si incartasse sulle risorse, ovvero su un pugno di euro in più per ogni dipendente. Ben poca cosa rispetto all’obiettivo di una profonda riforma della pubblica amministrazione».
r.ec.
/ Milano