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Unità-La tragedia dei conti pubblici

La tragedia dei conti pubblici Siniscalco vuole tagliare le tasse, ma prepara la stangata. Slitta il decreto competitività Laura Matteucci MILANO Una manovra bis per il Berluscon...

19/04/2005
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l'Unità

La tragedia dei conti pubblici

Siniscalco vuole tagliare le tasse, ma prepara la stangata. Slitta il decreto competitività

Laura Matteucci

MILANO Una manovra bis per il Berlusconi che verrà. Mentre a causa della crisi di governo slitta ancora il voto sul decreto per lo sviluppo e la competitività, è l'ennesima stangata quella che si profila a breve (si parla di un paio di mesi) con il "nuovo" governo Berlusconi, tanto più se resta valido quel che continua a ripetere il ministro Siniscalco, ancora l'altro giorno intervenendo al Fondo monetario, che obiettivi prioritari del governo sono la riduzione del debito e delle tasse (una manovra che da sola vale 12 miliardi).
In più, c'è il maquillage ai conti da fare, un ritocco inevitabile per un Paese che ha gli occhi d'Europa puntati addosso, con la spada di Damocle di Eurostat, che ancora non ha convalidato l'ultimo bilancio. In discussione, i trasferimenti alle Ferrovie, ma anche le cartolarizzazioni immobiliari e la collocazione di Infrastrutture spa.
E il commissario europeo Joaquin Almunia, che si dice "preoccupato" per i conti pubblici italiani, ha anche tenuto a sottolineare che la riforma del Patto non ha sminuito il ruolo della Commissione, e anzi conferma "il suo ruolo di guardiano del Patto". Quindi: nel caso di un deficit eccessivo, "la Commissione sta pronta a intraprendere la necessaria azione così come previsto dal Trattato".
Di quanto bisognerà intervenire, è troppo presto per dire. Ma ormai la necessità di una manovra correttiva non la nega più nemmeno la maggioranza, e anzi prende piede l'ipotesi che piace a Follini di anticipare, da luglio a maggio, la presentazione del Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) per il 2006-2009, seguito a ruota da un decreto legge entro luglio, che contempli manovra e linee guida della prossima Finanziaria insieme. "Qualsiasi sia l'entità della manovra, di sicuro c'è che di soldi da recuperare non ce ne sono da nessuna parte", dice l'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, che per primo, già da tempo, ha evocato la necessità di una manovra correttiva, date le ultime previsioni della Commissione - rapporto deficit-pil al 3,6% quest'anno e al 4,6% nel 2006, con un debito al 105,6% nel 2005 e in risalita al 106,3% l'anno prossimo. "Ma il disavanzo, se non si calcolano le una tantum, sale sopra il 5%", dice ancora Visco. Quindi? "Margini non ce ne sono - continua - Parlano di tagli alla spesa, andranno di mezzo ancora gli Enti locali, mentre i contratti sono sospesi, quello degli statali in primo luogo". Ma, comunque sia, non basterà. "Faranno un programma di finto rientro, e lasceranno un'eredità spaventosa", è la conclusione di Visco.
Ed è anche quella di Enrico Letta, responsabile economico della Margherita, per il quale i conti pubblici sono "allo sfascio", e quello che occorre è una manovra di 12 miliardi, "ma di rientro, non di spesa". "Siamo allo sforamento di 18 miliardi - dice Letta - rispetto a quelli consentiti da un indebitamento netto al 3%". Annunciare altri tagli fiscali, dopo che già la manovra dell'anno scorso è stata fatta in deficit, è "inquietante", perchè "porterà i conti allo sfascio". Sullo stesso tono la Cgil: "Dobbiamo vedere come finisce questa crisi di governo, ma di un fatto siamo già sicuri: i conti sono allo sfascio", dice il segretario confederale Morena Piccinini. "Dall'Europa - aggiunge - abbiamo avuto un'ulteriore conferma che questa politica è assolutamente inadeguata, a partire dagli interventi sulla competitività".
E la crisi di governo inizia intanto a produrre i suoi effetti negativi. Si allungano ancora, infatti, i tempi per la conversione in legge del decreto sulla competitività. L'arrivo in aula del decreto, atteso per giovedì, slitterà per la seconda volta di una settimana. La commissione Bilancio intanto prosegue con l'esame degli emendamenti, visto che i tempi si fanno sempre più stretti, perchè il decreto dovrà essere convertito in legge entro il 15 maggio.
Se Berlusconi deve attendere la sentenza di Eurostat, il meeting del Fmi la sua l'ha già data. Il timone dell'economia in Italia deve essere saldo più che mai nonostante l'incertezza del quadro politico. La flessibilità del nuovo Patto, infatti, non può riguardare più di tanto i conti italiani visto l'alto debito pubblico. E le una tantum vanno semplicemente eliminate, per sempre. Questo il pensiero di Alessandro Leipold, da marzo nuovo capo missione per l'Italia del Fmi, che sollecita il governo ad agire con "credibilità" in "qualsiasi riduzione della pressione fiscale". L'Fmi ha stimato che l'Italia sfondi il tetto del 3% di deficit-pil sia quest'anno, quando è previsto il 3,5%, che il prossimo con il 4,3%.


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