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Unità: LA solitudine dei prof, il centrosinistra non spenga i riflettori

Insegnanti a disagio e spesso condannati alla provvisorietà Sono loro a pagare i costi della crisi e a subire i tagli

15/09/2009
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l'Unità

Fabio Luppino
Se dovessero seguire le alterne comunicazioni del governo sulla suina i presidi non dovrebbero aprire le scuole. Né oggi, né mai. Il tempio del contatto è lì. Grazie alla Gelmini, però, da quest’anno i ragazzi saranno più numerosi nella stessa classe. Anche in trenta: si ammalavano prima, figuriamoci ora.
Chi li salva dalla suina? Ma, soprattutto, chi li salva dalla distruzione dell’istruzione? E le norme sulla sicurezza? Tutto a posto? Ecco l’anno primo dopo le picconate del governo. L’immagine simbolica della scuola è oggi un edificio scrostato: invece di essere rimesso a posto è stato, al contrario, ulteriormente malridotto.
Entrano in classe professori smarriti, ragazzi già disillusi. Nelle famiglie, di questi tempi, si parla troppo di soldi chenonci sono, quasi niente di futuro. Alzi la mano chi non ha parenti o amici senza lavoro, da mesi senza stipendio, in cassaintegrazione. Di ogni età. Severi con chi? Il merito, per cosa? Parole d’ordine agitate dal ministro via via che svuota la scuola dei contenuti veri, la formazione, la cultura. Gli insegnanti staranno al loro posto, come sempre. Per dignità, per rispetto dei ragazzi, perché credono nel loro lavoro. Ma vivendo un anno di inquietudine: con cattedre spezzate, con cattedre in esaurimento, perdenti posto, perdenti materia. Perdenti.
Eppure, tutto partirebbe dalla scuola.E, invece, la scuola paga dazio. Le banche hanno dilapidato capitali di milioni di famiglie italiane, marestano potere forte e il governo fa leggi e decreti con i quali pompa loro denaro. Gli insegnanti, non contano. Mai un dubbio sui colpi di accetta alla scuola: tolti otto miliardi in tre anni. Poi si cambiano i regolamenti per rendere più severi gli esami dei ragazzi. Preparati per cosa? Mio figlio alle medie perde due ore di italiano: ce ne saranno altre di approfondimento con un insegnante a caso, da recuperare. Per fare cosa non è chiaro. Che senso ha? Il tempo pieno diventerà doposcuola, parcheggio e basta. Quando c’è. Ridotte le ore (ma di sessanta minuti), aumentati gli alunni per classe:un insegnante di lingua, avendo nove classi, non si ricorderà i nomi dei suoi alunni nemmeno alla fine dell’anno (e pensare che dovrà valutarli secondo un’infinità di criteri didattici). Venticinquemila a casa quest’anno. Poi ancora e ancora negli anni a seguire. Il primo governo a creare disoccupazione pubblica. La gente guarda quello che il governo fa, ha detto Berlusconi. A scuola sanno già e nessuno batte le mani. Le famiglie sono rimaste sin qui attori passivi, come se la sottrazione di istruzionenon contasse almeno quanto l’ammaccatura dell’automobile. Ci si incazza, eccome, per un graffio. Per la scuola che non va, no. Ci si acconcia all’ineluttabilità. Meglio guardare la tv, ecco perché lo dice sempre il premier. Così poi si capisce la scala di valori. I politici di centrosinistra dovrebbero rompere l’isolamento della scuola. Dovrebbero, in questa settimana, recarsi ogni giorno (ieri mattina lo hanno fatto Giovanni Berlinguer, 85 anni, con Claudio Fava: sono andati alla scuola elementare di Testaccio a Roma) prima della campanella, a salutare i professori e ringraziarli per il lavoro che svolgono. E a dirgli che si batteranno per loro, che non saranno soli. Che credono nella scuola; che non lasceranno passare ulteriori catastrofi. Soprattutto, che credono nella scuola pubblica, così come scritto nella Costituzione. Lo facciano, per favore. Non solo per prendere voti.


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