Unità: La sentenza Gelmini, tagli inevitabili
Panini, Cgil: «Tremonti massacra la conoscenza e la ricerca»
«NON SI PUÒ INTERVENIRE sulla scuola dal punto di vista economico senza toccare i posti».
Quella dei 150mila tagli tra personale docente e non docente (con un ammontare, nel giro dei prossimi 3 anni, di un10%in meno di cattedre, con 87.245 insegnanti in meno, 42.500 Ata in meno e conunrisparmio a regime di 3, 189 miliardi) è una manovra «dolorosa, difficile,ma che non rinvia i problemi, anche perché i problemi non sono più rinviabili».
Si è presentata puntuale, garbata, sorridente Mariastella Gelmini, a ribadire un concetto che ormai è chiaro per tutti: la più ferma determinazione a portare avanti un piano di smantellamento della scuola pubblica.
E ad illustrarci, invece, come ha fatto più volte parlando della scuola, il migliore dei mondi possibili ancheper ciò che riguarda la ricerca scientifica.
Ad accoglierla al convegno,«I nostri ricercatori: una ricchezza per il Paese e per l'Europa», c'era ieri a Roma Enrico Panini, segretario generale della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza della CGIL (Flcgil).
Panini ha sollevato una serie precisa di questioni, che prendono spunto da fatti recenti e ormai noti, sintetizzabili in una cifra:8miliardi di euro. Tale è l'ammontare dei tagli che graveranno su istruzione e conoscenza nelaprossima Finanziaria, secondo quanto previsto dal recente Decreto Legge 112, collegato alla manovra finanziaria 2009, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 18giugno,che sta per essere discusso dalle Camere.
Una vera e propria Finanziaria nella Finanziaria, considerando la clamorosa entità dei tagli. Gelmini ha risposto con disarmante ovvietà: del resto, chi non commenterebbe negativamente il fatto che in Italia solo lo 0,7% del Pil è destinato alla ricerca, 1/3 della media europea? Chi non stigmatizzerebbe il fatto che l'Italia rappresenta il14%del Pil europeo,ma contribuisce solo con il6% all'occupazione nel mondo della ricerca? O non troverebbe disdicevole l'idea chei nostri ricercatori siano umiliati economicamentee cheil loro reclutamento avvenga per cordate di potere e non per competenze e risultati scientificamente rilevanti? O inadeguata l'età media dei ricercatori stessi, di gran lunga superiore a quella dei colleghi europei?
Tutto condivisibile, esattamente come il fatto che lo stipendio medio di un insegnante di scuola rappresenta la negazione di qualunque serio investimento culturale sull'istruzione. Insomma, Gelmini si è impegnata a rispondere alle questioni poste da Panini, anche se le buone intenzioni - come sempre - dovrebbero essere confortate da opportuni e precisi stanziamenti. In realtà, il più attendibile e inattaccabile contraddittorio alle sue benevole ipotesi è già stato garantito da Tremonti. Che se non ha infierito in maniera violenta sulla ricerca, ha certamente posto una serissima ipoteca per l'impoverimento definitivo della scuola pubblica. Perché quei 150.000 posti in meno non sono solo meno stipendi da pagare;ma- dal punto di vista dell'interesse generale - meno cattedre, meno ore di scuola, meno materie; addirittura scuole in meno. Si pensi a territori montuosi come quello della Basilicata, dove piccoli istituti rischiano di essere chiusi a causa dei tagli, ledendo in maniera inaccettabile diritti fondamentali dei bambini e delle loro comunità.
Si preannuncia dunque un autunno bollente e la scuola saprà svolgere il suo compito. Ma, ammonisce Panini: «Nessuno pensi di lasciare la scuola da sola in questa battaglia. La drastica riduzione del diritto all'istruzione è un problema che investe e aggredisce l'insieme della società. Tutti - sindaci, parroci, associazioni, gente comune - devono dare il proprio contributo contro un' emergenza dalla quale nessuno può sentirsi chiamato fuori. Quelle di Tremonti sono politiche di vero e proprio massacro del mondo della conoscenza e della ricerca». E, per cominciare, riflettiamo su questa affermazione del ministro: «In Italia i rom aumentano, ma i bambini rom che vanno a scuola sono sempre di meno. Se serve a combattere questo fenomeno, ben vengano le impronte anche per loro ». Una proposta così lungimirante di lotta alla dispersione scolastica meriterebbe forse di essere immediatamente estesa. Potremmo provare a vedere se funziona anche a Scampia o allo Zen di Palermo: non si sa mai..