Unità: La scuola in lutto per i tagli della Gelmini
Proteste simboliche in molte città. Panini, Cgil: si toglie una risorsa che è di tutti
di Eduardo Di Blasi / Roma
LO SLOGAN dell’Unione degli Studenti viene dritto dal 1968: «Non è che l’inizio...», con i punti di sospensione che rendono meno dura la frase del maggio francese: «Ce n’est qu’un debut, continuons le combat!». Assiepati sulle scale del ministero del-
l’Istruzione di viale Trastevere a Roma, cappello di cartone con orecchie d’asino, libri sparsi sulle gradinate con un lumino sotto (è il «Cimitero della conoscenza»), e compagno in mutande e canottiera a testimoniare la condizione della «scuola pubblica» dopo i tagli operati dall’esecutivo, gli studenti annunciano l’inizio della mobilitazione che il 10 ottobre li vedrà scendere nelle piazze di tutta Italia. Roberto Iovino, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti spiega che lo slogan del ‘68 è adatto ai tempi, trovandosi loro «a combattere le stesse battaglie di quegli anni, contro quella stessa idea di scuola». La loro mobilitazione, iniziata ieri notte con l’esposizione di alcuni striscioni e il volantinaggio davanti agli istituti di uno stampato con il logo «Jurassic School - Benvenuti nella scuola del passato» (uno scheletro di dinosauro con la faccia del ministro dell’Istruzione sulla falsa riga del film di Spielberg), è partita con lo scoccare dell’inizio dell’anno scolastico nell’80 per cento delle regioni italiane.
Le proteste contro il ministro Mariastella Gelmini non hanno coinvolto solo gli studenti, ma, da ogni parte d’Italia, insegnanti, genitori, sindacati, rappresentanti degli enti locali.
La manifestazione più vistosa è stata quella inscenata dagli insegnanti di settanta istituti di Roma e a Firenze dove sono entrati in classe listati a lutto. Gesto aspramente criticato dal ministro Gelmini: «Un atto vergognoso, perché per tutti i ragazzi, in particolare alle elementari, il primo giorno di scuola deve essere un giorno di festa. Vedere le maestre con il lutto al braccio lo trovo di cattivo gusto ed è un fatto grave perché non si strumentalizzano i bambini per fare una battaglia contro il governo». L’idea della «strumentalizzazione» deve aver convinto il portavoce di Fi Daniele Capezzone che chiede apertamente a Walter Veltroni di dissociarsi dalla protesta degli insegnanti. Maria Coscia, responsabile scuola del Pd ribatte al ministro: «Non esiste una regia politica, le famiglie la contestano spontaneamente perché la sua è una controriforma che vuole azzerare il servizio pubblico, riducendo le scuole e l’orario scolastico. I precari protestano perché viene tolto loro il posto di lavoro. Il personale docente vi contesta perché tagliate miliardi di euro al sistema scolastico ed universitario». E nello specifico è il segretario del Flc Cgil Enrico Panini a chiarire le ragioni di una mobilitazione che continuerà nelle prossime settimane: «Il ministro Gelmini spaccia per modernizzazione e qualificazione un’operazione di puro taglio togliendo a questo Paese risorse che appartengono a tutti i cittadini. Le scuole materne e le elementari che chiuderanno alle 12,30 metteranno le famiglie in grave difficoltà e impoveriranno l’offerta formativa, violando il principio di uguaglianza. Le scuole superiori che perderanno alcune competenze disciplinari, il tempo per gli approfondimenti e la flessibilità accentueranno una didattica trasmissiva e nozionistica che aggraverà la dispersione scolastica degli studenti più deboli».