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Unità: La scuola del sud e i tagli del governo

Esiste, in un sistema nazionale che presenta falle pericolose (e per fortuna la scuola è ancora in capo allo Stato), un qualcosa in più a rendere particolare, e particolarmente sofferente, la situazione del sistema scolastico in regioni come la Calabria, la Campania, la Puglia o la Sicilia

15/07/2008
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l'Unità

Agazio Loiero *

Contano i risultati, è vero. E a guardare le condizioni della scuola nel Mezzogiorno non si può dire che siano esaltanti. Per molti versi la precaria realtà, le manchevolezze e l’affanno sono la conseguenza di una storia di disattenzioni dello Stato a cui non sempre ha potuto supplire il volontarismo di meridionalisti appassionati. Sarebbe riduttivo e ingiusto, tuttavia, non mettere in chiaro che c’è dell’altro. Esiste, in un sistema nazionale che presenta falle pericolose (e per fortuna la scuola è ancora in capo allo Stato), un qualcosa in più a rendere particolare, e particolarmente sofferente, la situazione del sistema scolastico in regioni come la Calabria, la Campania, la Puglia o la Sicilia, alle quali l’Europa ha destinato, tramite il governo centrale, risorse aggiuntive con i Pon (programmi operativi nazionali), risorse destinate a colmare vuoti e rilanciare un settore sempre in debito d’ossigeno. Marina Boscaino sull’Unità del 9 luglio coglie e chiarisce bene le motivazioni della mancata, e dunque criminosa, ottimizzazione di tali fondi veicolati dallo Stato alle istituzioni scolastiche. C’è, alla base, una programmazione soggetta a diverse variabili, non esclusa l’improvvisazione e l’atavico vezzo di spendere tanto per spendere. L’utilizzo improprio o incongruo di risorse pesa sullo sviluppo e finisce per accentuare, di riflesso, il divario del Mezzogiorno rispetto al resto del paese.
È una fotografia nitida, quella di Boscaino, su un emergenza sociale - una delle tante, purtroppo - di un Mezzogiorno che avrebbe bisogno di spendere bene e meglio le risorse che gli vengono attribuite. Soprattutto in un settore, come la scuola, dove finora c’è stata scarsa attenzione e si corre il rischio che la prossima programmazione Pon si traduca in un altro delittuoso fallimento. La scure di Tremonti, addirittura, fa temere un taglio totale delle risorse per i Pon della scuola. Alla Calabria verrebbero a mancare qualcosa come 164 milioni di euro. Tutto ben s’inquadra in quella "politica dello scippo" che il governo Berlusconi sta attuando nei confronti delle regioni meridionali a cui, con la manovra economica, verrebbero sottratti anche i fondi Fas (fondi per le aree sottoutilizzate) e altre risorse ancora.
Che fare, dunque, se lo scenario è quello che è e che conosciamo, fatto di ritardi strutturali e fondi nazionali mal sfruttati, come dice Boscaino? È chiaro che bisogna mettere in campo progetti aggiuntivi e nuovi che, almeno per quanto riguarda i fondi Por.il Piano operativo regionale 2007-2013, aiutino a trovare un equilibro tra spesa e obiettivi. Siamo convinti, infatti, che sulla scuola bisogna investire quanto non si è mai fatto e in maniera innovativa, avendo attenzione sul ruolo degli insegnanti, da incentivare, e come bersaglio le conoscenze e le competenze dei ragazzi, sia linguistiche sia logico-matematiche nelle quali in campo nazionale si registrano molti deficit e che, invece, rappresentano uno degli elementi da tenere conto nel confronto competitivo in atto a livello planetario. Sono le regioni interessate, dunque, a dover svolgere una funzione di supplenza dello Stato centrale. Tant’è che come Regione Calabria, con il vicepresidente professor Domenico Cersosimo, abbiamo preparato, ed è in fase attuativa, il "Piano d’azione 2008" dotato di ben 101 milioni di euro, un primo grande programma per la scuola da realizzare entro quest’anno. Si tratta di un impegno di spesa enorme e inedito, che non trova riscontri in altre regioni italiane ed europee.
La Calabria parte da uno svantaggio abissale che è molto più pesante di quello fisico o geografico. Tuttavia, con questo imponente programma si vuole iniziare a colmare il deficit nell’ambito del ciclo completo della formazione, dalla scuola primaria all’università, al post-laurea. In che modo si svilupperà questo programma? Sintetizzo al massimo.
Gli interventi riguardano, tra l’altro, campi estivi di un mese rivolti a 12 mila alunni delle scuole primarie e secondarie, con esperienze didattiche e formative nuove; organizzazione di corsi intensivi per l’apprendimento delle lingue per studenti e docenti; corsi di aggiornamento nelle materie scientifiche di tutti i neo iscritti alle università calabresi; erogazione di buoni premio per i migliori studenti da utilizzare per l’acquisto di hardware, software e libri (si premia il merito, finalmente, si incoraggiano i talenti); attuazione del progetto "diario della scuola in Calabria" con sito internet per consentire agli studenti di effettuare nel corso dell’anno scolastico un percorso di apprendimento guidato di conoscenza della loro regione; "teacher card" per l’aggiornamento e la formazione di docenti della scuola pubblica spesso bistrattati; costituzione di poli formativi rivolti ai giovani nei settori di economia del mare, turismo, agroalimentare, ambiente e sperimentazione culturali, biotecnologie, design; voucher formativi individuali per circa 3000 studenti universitari per viaggi all’estero per lo studio delle lingue straniere; centinaia di borse per master e dottorati universitari; corsi intensivi di lingue per studenti universitari; buoni premio per i migliori studenti universitari; stage per i migliori giovani laureati calabresi.
È poco? È molto? È sicuramente, ne sono certo, un primo importante momento. Proprio per evitare sprechi, annullare ritardi storici, sostenere ingegni. Se poi si farà col governo una discussione franca anche sul Pon e sul Quadro strategico nazionale che non può ricacciare il Sud all’inferno, anche per la scuola ci potrà essere una nuova primavera.
* presidente della Regione Calabria


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