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Unità-La scuola d'Italia verso lo sciopero generale

Erano 100mila a marciare compatti anche se, a volte, come accade per i ciclisti in gruppo, il forte vento è riuscito a sfilacciarli), a urlare slogan, a cantare, a mostrare e subito a coprirsi con gl...

29/02/2004
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l'Unità

Erano 100mila a marciare compatti anche se, a volte, come accade per i ciclisti in gruppo, il forte vento è riuscito a sfilacciarli), a urlare slogan, a cantare, a mostrare e subito a coprirsi con gli striscioni e le bandiere. Belle, queste ultime, quando per rovesci del tempo si inzuppavano, ma poi, arrivato un sole flebile e freddo, riprendevano a sventolare libere. Un po' come questa protesta di piazza. Accusata dal governo d'essere bugiarda" (mentre la "loro" che raccoglie 700 persone diviene "un successo"), accusati loro che si prendono la grandine d'essere tutti bugiardi, calpestata nelle sue intenzioni dalla sordità dell'esecutivo. La protesta ritorna sventolare in strada, compatta, anche quando tutto appare compromesso, anche se le "decisioni" sembrano tutte già prese e irrinunciabili. Manifesta, ancora una volta, la gente, in marcia, dopo tanta strada fatta a piedi, verso lo sciopero generale.
Precari e non Marciano, in 100mila, da piazza Esedra a piazza del Popolo e la riempiono, un'altra volta. Insegnanti, mamme, papà, ragazzi, pochi bambini questa volta (il tempo inclemente ha consigliato prudenza ai genitori). Davide arriva da San Giuseppe Vesuviano (Na), poco più che trentenne, moglie e una figlia, e un tamburo in mano. Supplente di scuola superiore. "Per noi che lavoriamo alle superiori è difficile aderire a questemanifestazioni. Oggi è sabato. Gli insegnati che sono venuti qui hanno perso una giornata di lavoro. Io avevo il giorno libero, ma sarei venuto lo stesso".

La deputata Ds Alba Sasso, capelli bagnati, si guarda intorno soddisfatta: Ci siamo". Nel gruppo c'è anche il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani che soppesa: "È assai probabile che il movimento di protesta crescerà fino a coinvolgere l'intera categoria ". Gli slogan sono gli stessi sentiti nelle manifestazioni dei mesi scorsi, ma la voce rimane ferma nel chiederli. Non diventa cantilena ma ripetizione di un civile dissenso: lotta a difesa del tempo pieno, contro la precarizzazione degli insegnati, contro le classi di serie A e quelle di serie B, contro l'inutile anticipo scolastico per i bimbi, per una scuola che sia amisura di bambino e non di famiglia che non sappia dove ficcare il bambino stesso. Un gruppo si agita verso il fondo del corteo: suonano chitarre, piatti, flauti, qualcuno ha un violino (e di quanto in quanto è picchiato dalla grandine). Persone di mezza età, insegnati di musica riuniti nel Coordinamento dell'OrientamentoMusicale, che rischiano il posto poiché, ci spiega Antonio, maracas in mano, l'insegnamento alle medie diventerà facoltativo e non dovrà essere obbligatoriamente offerto da personale con adeguata preparazione. Questa sì che è liberalizzazione del mercato. "Ancora in piazza perché una scuola migliore è possibile" recita il manifesto che apre il corteo. Qui ne sono tutti convinti. Nessuno è domo. L'assessore alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, Maria Coscia, è ancora in piazza. Non s'è persa una manifestazione: "L'amministrazione - afferma - deve essere accanto alle famiglie e agli insegnati, in difesa di una scuola di qualità". Di difesa delle famiglie parla anche l'onorevole Marco Rizzo dei Comunisti Italiani: "Sono figlio di operai, e sono riuscito a laurearmi. Questa Riforma, con il suo doppio binario che reintroduce le scuole professionali, renderà molto più difficile che una cosa del genere possa succedere. Per questo - annuncia - quando torneremo al governo ci dovremo impegnare già nei primi 100 giorni a fare una legge sul conflitto di interessi, e ad abolire le legge 30 e questa "riforma" della Moratti".
Applausi fragorosi Dal palco, in piazza del Popolo, intervengono una mamma di Paderno Dugnano (Mi), un'insegnante di Bari, Domenico Chiesa del Cidi e tre rappresentanti sindacali: Massimo Di Menna per la Uil Scuola, Giuseppe Casadio, segretario della Cgil Nazionale, e Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl. I primi applausi fragorosi li prende la mamma brianzola che ricorda della lettera (con 800 firme) che mandarono al ministro Moratti: lettera particolareggiata in cui si poneva l'accento sui difetti del progetto legislativo. "Rimanemmo molto delusi quando vedemmo il decreto attuativo. Non ci avevano ascoltato ". Tra un intervento e l'altro la grandine tormenta la piazza che però non si scompone. Si ascolta Lalla Desiderato, insegnate di una di quelle "scuole di frontiera", sita, la sua, a San Girolamo di Bari: "Parlano di informatica. Nella nostra scuola abbiamo 2-3 computer preistorici per centinaia di bambini. Sono loro che parlano per slogan". Massimiliano Di Menna lamenta la mancanza di confronto con il ministero: "Ci hanno chiamato dopo aver fatto uscire il primo decreto attuativo". Giuseppe Casadio, invece, non riesce a capacitarsi del fatto che la destra si ostini a difendere una "riforma " fatta con "strumenti fasulli ", vale a dire che non abbia nè un progetto definito, nè tantomeno (è stata la Corte dei Conti a denunciarlo) una copertura finanziaria. Chiude Savino Pezzotta: "Oggi abbiamo iniziato un percorso, nuovo, forte. Vogliamo cambiare l'agenda politica di questo Paese ponendo al centro le questioni del lavoro, del Mezzogiorno, della scuola". Su questa china, conferma Enrico Panini di Cgil Scuola, entro la fine di marzo si arriverà allo sciopero generale.


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