Unità-La ricerca italiana è alla canna del gas
La ricerca italiana è alla canna del gas" L'allarme degli scienziati del "Gruppo 2003": ecco dieci proposte per salvare il sistema-Italia dal disastro Federico Ungaro ROMA L'ultimo "...
La ricerca italiana è alla canna del gas"
L'allarme degli scienziati del "Gruppo 2003": ecco dieci proposte per salvare il sistema-Italia dal disastro
Federico Ungaro
ROMA L'ultimo "grido di dolore" per lo stato della ricerca italiana è stato lanciato ieri a Roma dagli scienziati del "Gruppo 2003", che chiedono più finanziamenti e un nuovo sistema di fare ricerca per il nostro paese. "Quello che vogliano - spiega Alberto Mantovani, immunologo dell'Istituto Mario Negri di Milano - è un sistema che sia semplicemente 'normale', come quello degli altri grandi paesi industrializzati". E per averlo hanno avanzato dieci proposte, tra le quali spicca la creazione di un'agenzia italiana che eroghi i finanziamenti e la donazione dell'8 per mille.
Il gotha della scienza. Il gruppo è composto da alcuni tra i più importanti ricercatori italiani, quelli inseriti nell'elenco degli scienziati più citati al mondo dall'Institute for Scientific Information di Filadelfia. Appartengono ad aree molto diverse, dalla medicina alla biologia, passando per l'astronomia e la chimica. Tutti però hanno in comune la sensazione che la ricerca italiana stia inesorabilmente naufragando.
"Siamo alla canna del gas - dice infatti senza grandi giri di parole il farmacologo Silvio Garattini - e bastano alcune cifre per capirlo: in Italia ci sono 2,7 ricercatori ogni mille lavoratori attivi, contro una media europea di 5,1. In America ce ne sono 8 e in Giappone 10. Non riusciamo a formare un numero adeguato di dottori di ricerca e siamo agli ultimi posti in Europa per i brevetti. La spesa pubblica per la ricerca è dello 0,55 - 0,6% del Pil, tenendo conto del fatto che in questa cifra è inserito il 50% delle spese universitarie, che di solito non finiscono in attività di ricerca".
Dieci proposte. Per rovesciare questa situazione, il Gruppo 2003 avanza dieci proposte. Si va dal reclutamento dei ricercatori basato sulla meritocrazia e non più su concorsi mascherati o promozioni per legge, alla valutazione dei progetti di ricerca da parte di gruppi di esperti indipendenti con la presenza anche di scienziati stranieri. Da un mercato del lavoro che offra salari adeguati, mobilità e possibilità di fare carriera, all'abolizione del valore legale del titolo di studio, in modo da valutare ogni singola università sulla sua capacità di fare formazione.
L'agenzia. "Il punto centrale è però la certezza dei finanziamenti - dice Pier Mannuccio Mannucci, professore di medicina interna della Statale di Milano -. Non possiamo più fare conto solo su quanto viene deciso in finanziaria. Anche perché poi l'anno successivo queste risorse possono sparire".
Serve dunque un'agenzia per la ricerca che divenga lo "sportello unico" al quale gli scienziati si possano rivolgere per ottenere le risorse. "Un'agenzia svincolata dai ministeri, guidata da ricercatori e non da burocrati e che eroghi finanziamenti adeguati", spiega Garattini.
Dal punto di vista delle risorse, il "Gruppo 2003" chiede la donazione dell'8 per mille, sgravi fiscali per le imprese che fanno ricerca e la detassazione per le donazioni di fondi dai privati fino a una quota pari al 10 per cento del patrimonio. E valuta negativamente la finanziaria, che non offre altro che "briciole". Senza contare che "appare inspiegabile e incomprensibile la posizione contraria del governo Berlusconi alla proposta di istituire un Consiglio delle ricerche europeo", un'agenzia che potrebbe fungere da catalizzatore per la ricerca del Vecchio Continente.
Leggi? Bloccate. "Molte di queste proposte, come la donazione dell'8 per mille, - ricorda il giornalista e divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone - sono progetti di legge fermi da tempo in Parlamento. Purtroppo questi sono solo alcuni dei segnali che il nostro paese sta entrando in un'era di oscurantismo contrario a ogni forma di scienza".
Secondo Paone esiste un blocco trasversale "dal ministro Alemanno a Pecoraro Scanio, dai cattolici a quelli che hanno consigliato al ministro Moratti di togliere il darwinismo dai libri di testo, che vuole trasformare l'Italia in una provincia vandeana dedita solo alla produzione di carciofini sott'olio, abbandonando l'alta tecnologia".
Per questo è necessario che tutti quelli che hanno a cuore la ricerca "scendano in campo, a partire dal referendum contro la legge sulla fecondazione assistita". Discesa in campo che inizia già oggi, con la manifestazione della Cgil contro i provvedimenti sulla ricerca previsti nella finanziaria 2005. Invece di aiutarli a crescere, infatti, il governo sembra deciso a ridurre gli organici degli enti pubblici scientifici e a tagliare i finanziamenti di un miliardo di euro in due anni.