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Unità-La piovra della dispersione scolastica

La piovra della dispersione scolastica Un esercito di bambini lascia le scuole, a Milano addirittura il 28%. La Cgil: risultato dei tagli al welfare ch.m. ROMA Leggere, scrivere e sape...

12/07/2004
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l'Unità

La piovra della dispersione scolastica

Un esercito di bambini lascia le scuole, a Milano addirittura il 28%. La Cgil: risultato dei tagli al welfare

ch.m.

ROMA Leggere, scrivere e saper fare di conto non è cosa per tutti. Nemmeno nel 2004. In cui solo in Italia 400mila bambini, tra i 7 e i 14 anni, sono costretti a guadagnarsi il pane e a contribuire con due spiccioli al sostentamento familiare. A lanciare l'allarme è il rapporto stilato dall'Ires Cgil che ha tacciato una panoramica sulla condizione del lavoro minorile che appare strettamente correlata all'alto tasso di abbandono dei banchi di scuola dei più piccoli. Circa il 36% dei figli di operai non va oltre la licenza media. Redditi troppo bassi. E scarsa sensibilizzazione alla cultura che pare procedere di pari passo al conto in busta paga. Nella mappa della dispersione scolastica, infatti, i ragazzi che hanno uno o entrambi i genitori laureati e un reddito attorno ai 28mila euro, concludono gli studi nel 84% dei casi contro un 5,3% dei loro coetanei che in casa non hanno titoli da appendere né uno stipendio che li porti a superare i 13mila euro annui. A Milano molti giovani rimangono fuori dalle porte di decine di istituti (28%) per immettersi nel mercato, che li assorbirà solo dopo un periodo di rodaggio passato "a nero". Non tanto per compensare situazioni economicamente deprivate, bensì come rispondenza a valori familiari condivisi. Valori ampiamente diffusi anche nelle aree del Nord Est dove l'avviamento precoce al lavoro ha prodotto manodopera di basso profilo professionale, poco qualificata e scarsamente retribuita. "Un lavoro povero che sarà tale per tutta la vita" commenta Agostino Megale, presidente dell'istituto di ricerca del sindacato. Nei capoluoghi metropolitani di Lazio, Lombardia e Campania la popolazione under 14 si aggira attorno alle 846mila unità. Di queste 26mila trascorrono dalla 4 alle 8 ore fermi ai semafori, nei retro bottega di piccole aziende se non arruolati tra le fila della criminalità organizzata. Tutto per mettere in tasca a fine mese dalle 200 alle 500 euro. Dati in costante "crescita nell'ultimo triennio poiché il governo di centrodestra ha ridotto i trasferimenti al walfare locale - afferma Megale - e ha cancellato il reddito d'inserimento determinando una situazione d'incertezza a partire dai salari familiari medio bassi. Nonché per mano del ministro Moratti l'obbligo scolastico si è trasformato in un discutibile diritto dovere fino a 13 anni".
Il tempo sottratto allo studio e al gioco, nel 77% dei casi di quest'infanzia negata, assume carattere continuativo e si afferma soprattutto in quei settori quali il commercio (57%), artigianato (30%) ed edilizia (11%). Settori che tra gli "attivi" includono anche tanti bambini immigrati.
Secondo il rapporto Istat, invece, i lavoratori precoci sarebbero 144mila, impiegati per lo più nello sbrigare "lavoretti" nel proprio contesto familiare (50%). Mentre un 32% ricoprirebbe ruoli a tempo (spesso stagionali) e un 17,5% quelli impegnativi. "Aprire una polemica sui numeri come ha fatto in passato il ministro Maroni non ha senso - spiega Megale - . I minori che lavorano sono comunque troppi. Troppi per un Paese come il nostro. Ma il governo, assente, oltre a non contrastare l'innalzamento della soglia di povertà non ha neppure applicato la prima carta d'impegni contro lo sfruttamento minorile sottoscritta nel 1998 con il governo D'Alema dai sindacati confederali di Cgil, Cisl e Ul, confindustria e le associazioni non governative. Noi comunque continueremo il nostro lavoro monitorando tutti i capoluoghi di Regione (dai quali temiamo di avere risultati ancora peggiori). E lo faremo anche in relazione ai minori immigrati".

Risorse dedicate all'istruzione in rapporto al Pil Corea 7,1 (primato assoluto) Danimarca 6,7 Irlanda 6,3 Svizzera 6,5 Svezia 6,5 MEDIA Ocse 5,9 Francia 5,6 Germania 5,3 Inghilterra 5,3 Spagna 4,9 Italia 4,9 FONTE: OCSE


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