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Unità-La musica? A Reggio si studia all'asilo

La musica? È un suono ben fatto. Parola di Federico, 4 anni, alunno della scuola dell'infanzia Pablo Neruda. Proprio questa scuola sta sperimentando un progetto destinato a qualificare ulteriorme...

15/03/2005
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l'Unità

La musica? È un suono ben fatto. Parola di Federico, 4 anni, alunno della scuola dell'infanzia Pablo Neruda. Proprio questa scuola sta sperimentando un progetto destinato a qualificare ulteriormente gli asili comunali "più belli del mondo" per qualità didattica e pedagogica. Mentre molte voci denunciano la latitanza dell'educazione musicale in Italia - un diritto negato, lo ha definito giusto ieri il maestro Claudio Abbado - nella città del Tricolore si scommette invece sulla possibilità di coltivarla fin dai primissimi anni di vita. Insieme ai servizi pubblici per l'infanzia, scommettono i Teatri, che hanno agganciato il progetto al "Premio Paolo Borciani", prestigioso concorso internazionale per quartetti d'archi la cui settima edizione è in programma nel giugno prossimo. E ci scommette anche uno sponsor privato come Max Mara, altro marchio reggiano d'eccellenza apprezzato in mezzo mondo. Così, le parole di Federico - "La musica è un suono ben fatto" - diventano il titolo di un percorso che punta a realizzare approfondimenti ed esperienze didattiche intorno ai linguaggi musicali, coinvolgendo anche le famiglie: ascoltare musica, sia a scuola sia nei teatri, manipolare i suoni, offrire ai bambini occasioni per essere protagonisti di "accadimenti sonori", sperimentare con loro scritture e composizioni. Al termine, i bambini parteciperanno - "Non vi diciamo come, sarà una sorpresa", avvertono le insegnanti - alle prove e alle finali del Premio Borciani in teatro. E i quartetti d'archi andranno a tenere concerti nelle scuole. Chi pensa che la musica classica sia troppo difficile anche per gli adulti, faticherà a immaginare che se ne possano impadronire bimbi così piccoli. Ma proprio Loris Malaguzzi, fondatore delle scuole comunali reggiane, ha insegnato che "il mondo del colore e della luce, della musica e del suono, deve essere avvicinato ai bambini e divenire obiettivo di sensazioni ed emozioni sempre più fini, di esplorazioni adeguate alle loro risorse di curiosità e conoscenza". E i fatti gli hanno dato ragione.


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