Unità: La Moratti fa il bis in piazza a Milano Infuria la polemica
Ferrante: il ministro è un’opportunista Retescuole si presenta coi «fischietti»
di Giampiero Rossi / Milano
OSPITE Il primo maggio milanese è scosso dalle polemiche che divampano all’interno della sinistra e del sindacato. L’invito a partecipare al corteo sindacale per la festa dei lavoratori rivolto dalla Camera del Lavoro a Letizia Moratti ha generato aspre critiche sia
all’interno del mondo sindacale sia nel centrosinistra. Sono in molti, infatti, a non gradire la partecipazione del ministro (in carica) dell’Istruzione nonché candidato sindaco del centrodestra alla manifestazione, anche alla luce di quanto già accaduto il 25 aprile, quando il sussulto (a un mese dal voto municipale) di sentimento partigiano della ministra ha suscitato proteste nel corteo e uno strascico di polemiche.
Il segretario della Camera del lavoro di Milano, Onorio Rosati, sottolinea che l’invito è stato rivolto a entrambi i candidati sindaci, Bruno Ferrante per il centrosinistra e Letizia Moratti per il centrodestra, e chiede di evitare nuove contestazioni. Ma tra le diverse anime della sinistra milanese, invece, viene rivendicato il «diritto a fischiare». I militanti di Retescuole, il movimento nato proprio per contrastare la riforma Moratti, scenderanno in piazza con migliaia di fischietti proprio per questo.
La polemica, però, divampa proprio all’interno del sindacato, e della Cgil in particolare. Due componenti della segreteria della Camera del lavoro, Antonio Lareno e Nerina Benuzzi, hanno deciso di limitarsi a «salutare i lavoratori) all’inizio della manifestazione e di non salire sul palco allestito da Cgil, Cisl e Uil in piazza Duomo, né di sfilare alla testa del corteo. Anche dalla Cgil della Lombardia sono arrivate note di netto dissenso da parte della segretaria regionale, Lella Brambilla, del leader lombardo della Funzione pubblica Enzo Moriello e, da un altro segretario regionale, Giacinto Botti, che ieri ha definito l’invito alla Moratti«sbagliato e controproducente», aggiungendo che «l'ex ministro, talvolta sindaco mamma, partigiana e ora lavoratrice, che usa opportunisticamente tutti i luoghi e i momenti, comprese le iniziative razziste e fasciste, per farsi propaganda, dovrebbe astenersi, per serietà e coerenza, dal partecipare a una manifestazione estranea al suo sentire e al suo operato nel governo di centrodestra». Sempre ieri, tuttavia, dalla parte di Rosati si è schierato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che giudica positivamente l'invito che i sindacati hanno rivolto a Letizia Moratti: «Abbiamo fatto bene ad invitarla, è inaccettabile che ci siano dei veti».
E poi c’è la politica. Ai toni perentori del candidato sindaco del centrosinistra Bruno Ferrante («Mai visti i padroni sfilare con i lavoratori, la Moratti») e alla replica della stessa Moratti («lavoro da quando ho 18 anni») sono seguite una raffica di prese di posizione che hanno alimentato la polemica. Da destra si sono scomodati tre ex ministri (Calderoli, Gasparri e Giovanardi) per attaccare Ferrante, mentre da sinistra in molti fanno notare, come spiega il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che Letizia Moratti «non va fischiata, ma i fischi se li cerca, vuole andare in piazza per creare un caso». E lo stesso Ferrante è tornato ieri sulla vicenda per sottolineare a sua volta «l’opportunismo politico» e la «strumentalizzazione» da parte della Moratti di ricorrenze care agli italiani.
Il risultato è quello di un primo maggio che, sebbene finalmente senza l’ombra lunga di Berlusconi, si annuncia carico di polemiche e probabilmente di fischi. Fischi che non ci saranno oggi per il neopresidente della Camera, Fausto Bertinotti, che parteciperà oggi alla manifestazione del primo maggio di Torino.