Unità-La Finanziaria non piace a nessuno
La Finanziaria non piace a nessuno La Lega attacca Siniscalco sul "bonus figlio". La rabbia di commercianti e artigiani Bianca Di Giovanni ROMA Passata la nottata a suon di cannol...
La Finanziaria non piace a nessuno
La Lega attacca Siniscalco sul "bonus figlio". La rabbia di commercianti e artigiani
Bianca Di Giovanni
ROMA Passata la nottata a suon di cannoli siciliani per il premier-nonno, la tempesta sulla Fiananziaria è arrivata il giorno dopo il varo in consiglio dei ministri. È la Lega a dare per prima fuoco alle polveri: "Bocciamo la revisione degli studi di settore. La cambieremo con un emendamento". A intervenire è il ministro del welfare Robarto Maroni, che rivela: "I rappresentanti della Lega in Consiglio dei ministri hanno espresso la loro contrarietà alla revisione degli studi di settore". Altro che coralità. Ma la protesta è diffusa in molte componenti del Paese: associazioni, sindacati, amministratori locali. A questo punto la manovra sarà pure "semplice", come l'ha definita Domenico Siniscalco, ma appare tutt'altro che "solida" (altro aggettivo del ministro che ieri è volato a Washington per l'Fmi). Scricchiolano le pesanti misure fiscali (almeno 7 miliardi in più di tasse - senza contare le maggiori imposte locali per coprire i minori trasferimenti - a fronte di una promessa di sei miliardi di sgravi), e scricchiolano sotto i colpi degli interessi di lobby gli equilibri nella maggioranza. Oltre alla Lega, anche An e Udc ingoiano male la revisione della tassazione per commercianti e artigiani, in cui si prevede un adeguamento automatico al dato Istat sull'inflazione. C'è una tale fibrillazione, che il testo definitivo su questo punto non è stato ancora stilato. Circolano ancora diverse versioni. Lo sconcerto serpeggia in tutte le associazioni delle categorie colpite dal provvedimento (Confcommercio, Confesercenti, Cna e Confartigianato). Per gli autonomi "le modifiche previste rischiano di minare alla base il patto tra l'amministrazione ed i contribuenti". Una pressione che mette a rischio la reale portata della misura.
Difficilmente si arriverà a quei 7 miliardi di gettito, considerato anche la cosiddetta "pianificazione fiscale concordata", in sostanza un concordato preventivo, già fallito l'anno scorso. Quest'ultima misura è molto simile a un condono (chi accetta di pagare prima, se non per pagare meno del dovuto?), anche se Siniscalco si era impegnato a non riproporre interventi condonistici. Per di più divide i contribuenti in due categorie: i dipendenti costretti a pagare il dovuto, gli altri che possono "concordare" in anticipo. La costituzionalità sembra davvero dubbia.
Sul fronte del Mezzogiorno si comincia a diradare la "nebbia" in cui il capitolo è stato avvolto l'altro ieri. Anche Confindustria comincia a capire che quello sblocco di fondi del Cipe per 12,3 miliardi tanto propagandato non è altro che la copertura di quanto dovuto per il 2004. Per l'anno prossimo si prepara una tagliola sia sugli incentivi che sulla spesa per infrastrutture. Tant'è che gli imprenditori si dichiarano "delusi". Per di più c'è anche la presa in giro del 30% della spesa in conto capitale rivolta al Sud. Andrebbe bene se non fosse che il Sud corrisponde al 36% del Paese (dunque, c'è meno di quanto spetterebbe) e inoltre non si vede neanche l'ombra di quell'aumento verso il 40% degli investimenti promesso in vista dell'abolizione degli aiuti comunitari dopo l'allargamento Ue. Sempre più allarmanti le disposizioni sugli immobili. La dismissione dei beni demaniali potrà avvenire anche attraverso la trattativa privata tra l'Agenzia del demanio e l'acquirente. E non solo. Anche gli immobili che non fanno parte del pacchetto dei beni in dismissione, con un valore inferiore ai 200.000 euro, possono essere venduti dall'Agenzia. In particolare, si legge nel documento, il demanio è autorizzato a "vendere a trattativa privata, anche in blocco, le quote indivise di beni immobili, i fondi interclusi nonché i diritti reali su immobili, dei quali lo Stato è proprietario" o titolare. Il prezzo di vendita sarà stabilito secondo i criteri e valori di mercato tenendo conto "della particolare condizione giuridica dei beni e dei diritti". Insomma, si prosegue sulla strada già tracciata da Tremonti, cartolarizzazioni e finanzia creativa applicata al patrimonio pubblico. Sullo sfondo c'è poi la protesta dei Comuni, in trincea sul fronte dei servizi alla persona. E siamo solo all'inizio.