Unità-La Corte Costituzionale blocca la Moratti: il tempo pieno è di competenza delle Regioni
20.01.2004 La Corte Costituzionale blocca la Moratti: il tempo pieno è di competenza delle Regioni di Adriana Comaschi BOLOGNA. La controriforma Moratti rischia di andare a pezzi. Il tempo pi...
20.01.2004
La Corte Costituzionale blocca la Moratti: il tempo pieno è di competenza delle Regioni
di Adriana Comaschi
BOLOGNA. La controriforma Moratti rischia di andare a pezzi. Il tempo pieno versione Letizia e la figura del tutor previsto dal decreto ministeriale sulla scuola di base "sono incostituzionali". Lo stabilisce una sentenza della Corte Costituzionale secondo cui la programmazione, l'organizzazione e la gestione del personale nelle scuole sono di competenza regionale. Ossia, un buon due terzi della riforma della scuola viene colpito al cuore.
Sicuri di vincere Dunque la suddivisione del decreto delle 40 ore settimanali di scuola - ridotte a una sommatoria tra ore effettive, "a richiesta" e le 10 di tempo mensa, ovvero il tempo pieno secondo il ministro - "viola le competenze degli enti locali", in base al nuovo titolo V della Costituzione. La conseguenza da trarre è una sola, per il presidente della giunta emiliano-romagnola Vasco Errani: "Va ritirato il decreto sulla scuola di base (ora al vaglio delle commissioni parlamentari in attesa dell'approvazione del consiglio dei ministri, ), che è palesemente in contraddizione con questa sentenza". Se così non fosse, aggiunge l'assessore regionale alla scuola Mariangela Bastico, "faremo un altro ricorso alla Corte Costituzionale". E sottintende: sicuri di vincere. Dunque dopo la bocciatura da parte di decine di migliaia di persone, con la manifestazione di sabato scorso in difesa del tempo pieno; dopo le questioni sull'effettiva copertura finanziaria, ora sul destino del decreto Moratti pesa una questione di legittimità. Tutto parte da un ricorso presentato dalla Regione Emilia-Romagna, nel febbraio 2002, alla Consulta per denunciare come l'articolo 22 della Finanziaria 2002 fosse lesivo delle autonomie scolastiche. Perché il governo si arrogava il diritto di decidere, ad esempio, che un istituto non poteva sostituire con una supplenza un docente assente per meno di 15 giorni. Una delle tante limitazioni imposte per ragioni di risparmio, ma l'assessorato regionale alla scuola e alla formazione di Mariangela Bastico chiede un parere alla Corte Costituzionale, richiamandosi alle competenze affidate agli enti locali dall'articolo 117 della Costituzione, riformato nel 2001.
Il 13 gennaio la sentenza, che va ben oltre le aspettative dello stesso assessore: dal momento che l'istruzione è diventata materia concorrente tra Stato e Regioni, dice la Corte Costituzionale riflettendo sul titolo V, al primo spetta solo la stesura dei "princìpi generali e fondamentali" a cui le scuole italiane devono attenersi. E invece "spetta alle Regioni svolgere con propria disciplina" tutto il resto - la programmazione scolastica, la gestione del personale. In altre parole, non tocca allo Stato legiferare nel merito del funzionamento delle scuole: una conclusione che fa a pugni con i contenuti del decreto sulla scuola di base - senza cui la riforma Moratti, diventata legge nel marzo 2003, è di fatto un guscio vuoto. "Se l'organizzazione del servizio è di competenza della Regione non è da considerare invasiva di tale competenza - si chiede ad esempio Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola - prevedere non meno di 18 ore di tutor?".
Ma con la sentenza della Consulta "cade" anche l'idea delle 10 ore mensa, altro emblema del decreto Moratti: "Lo stato - spiega Bastico - può dire al massimo che il tempo scuola settimanale è di 40 ore, ma non può, secondo questa sentenza, stabilire in che modo queste ore debbano essere ripartite". Più in generali, di fatto la gestione della scuola passa così nelle mani delle Regioni come lo è ora quella della sanità. Con un'avvertenza importante: "Non siamo una regione che chiede competenze per sè, non ci interessa una frammentazione di tipo "bossiano" - assicura Bastico - i poteri che ci vengono riconosciuti per noi si inseriscono nel quadro unitario delle norme stabilite dallo Stato".
Sospendere il decreto
Da qui la richiesta di "sospendere l'emanazione del decreto per l'anno 2004-05, in modo che venga rivisto e corretto alla luce del pronunciamento della Consulta", attraverso "la convocazione di un tavolo congiunto Stato-Regioni". Se però questo passo venisse ignorato, "utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per far valere le nostre ragioni. Ricorso compreso". "Le pressioni dei cittadini e l'iniziativa delle opposizioni cominciano a provocare scollature pesanti nella maggioranza - nota Andrea Ranieri, responsabile cultura della direzionale nazionale Ds -: se poi si aggiunge questa sentenza della Consulta sarebbe il caso che il governo decidesse di rallentare i tempi di attuazione della riforma".