Unità: La competitività dell’Italia parte dalla ricerca
di Pietro Greco
Caro governo, avviati a risanamento i conti occorre ora progettare il futuro. Da almeno tre lustri, pur tra tante eccezioni, il sistema Italia vede erodersi la sua capacità di competere. A causa della nostra specializzazione produttiva: generiamo pochi beni ad alto valore aggiunto di conoscenza. Finché il mercato globale era ristretto, la moneta era svalutabile e il costo del lavoro basso rispetto ai concorrenti, il sistema ha retto. Oggi che abbiamo l´euro, che sul mercato sono apparsi paesi nuovi e con un costo del lavoro molto più basso, la nostra capacità di competere è crollata. Non abbiamo alternative. Dobbiamo cambiare specializzazione produttiva. Dobbiamo iniziare a produrre molti più beni ad alto valore aggiunto di conoscenza. Questa è la priorità. Non è un’impresa facile. Non ci sono scorciatoie. E non c’è più tempo. Il mondo corre verso la società della conoscenza e noi siamo fermi. Dobbiamo creare una nuova cultura imprenditoriale, capace di accettare le sfide dell´innovazione e dell’alta tecnologia. Dobbiamo formare i giovani e anche i non giovani, avviando un processo di apprendimento continuo: perché questo è il capitale remunerativo nell´economia della conoscenza. Dobbiamo trasferire la conoscenza dai laboratori ai luoghi di produzione. Ma per poterla trasferire, occorre che la conoscenza sia prodotta. Se quest’analisi è giusta il programma dei prossimi mesi per uscire dal declino è già scritto: valorizzare la nostra capacità di ricerca pubblica e di base; aumentare in quantità e qualità la formazione dei nostri giovani e di apprendimento continuo di noi tutti; aiutare le imprese a internazionalizzarsi. In soldoni: spendere molto di più nei centri di ricerca e nelle università; spendere molto meglio a favore dell’impresa. Ricordandoci: che il motore dell´innovazione, in tutto il mondo, è la ricerca pubblica; che la ricerca di base non è un lusso per l´Italia.