Unità-L'università si ribella allo sfascio Moratti
I rettori: no alla controriforma, tuteliamo il sistema pubblico dalle tentazioni aziendalistiche La riforma del centrosinistra sta dando buoni frutti: crescono le iscrizioni, calano gli abbandoni...
I rettori: no alla controriforma, tuteliamo il sistema pubblico dalle tentazioni aziendalistiche
La riforma del centrosinistra sta dando
buoni frutti: crescono le iscrizioni, calano
gli abbandoni. "Correggiamola, nel caso,
dopo averne visto gli effetti, non viceversa"
ATENEI d'Italia
Fassino (Ds):"Governo e ministro stiano a sentire: questa è la posizione ell'intera accademia italiana"
"Intollerabile il blocco delle assunzioni dei
vincitori di concorso no alle università
trasformate in Fondazioni"
ROMAÈ stato un vero e proprio j'accuse contro il governo ed una appassionata difesa dell'autonomia dell'università la relazione pronunciata ieri dal presidente della Conferenza dei rettori degli atenei italiani, professore Piero Tosi. L'occasione è stata di quelle solenni: all'Auditorium della Musica ha presentato la Relazione sullo stato delle università italiane 2004. Di fronte ai rappresentanti dell'intero mondo accademico in fibrillazione per la riforma dello stato giuridico dei docenti in discussione alla Camera, Piero Tosi ha difeso le ragioni dell'università "risorsa essenziale e forza trainante del paese". L'università "non può essere un cantiere aperto, soggetto a continue modifiche senza la definizione di un percorso chiaro", per questo - ha affermato Tosi - "la riforma della riforma è inopportuna e intempestiva ". Una vera spallata alle intenzioni del governo di modificare il cosiddetto percorso 3 più 2. "Bisogna vedere come si sta applicando la riforma (quella varata dal centrosinistra) e se è il caso poi correggerla sulla base dei dati che emergono. Non si può fare il contrario" ha affermato. Non è una presa di posizione ideologica quella del presidente della Crui. Si basa su dati concreti, i primi risultati della riforma Berlinguer. Sono 352.689 le nuove iscrizioni negli atenei italiani per l'anno accademico 2003-2004, ben 21.121 in più dell'anno precedente. Una crescita del 6,4% che fa salire a 1.801.764 gli studenti universitari nel nostro Paese. Le iscrizioni sono cresciute, infatti, dell'8% nell'anno accademico 2001-2002 e di un ulteriore 3,9% in quello 2002-2003. Si riduce, inoltre, il numero degli studenti "fuori corso": dal 41,8% del 2000 sono scesi al 36% degli iscritti. Dati positivi di cui tener conto. La relazione non ha eluso il punto caldo dello stato giuridico dei docenti e la condizione dei ricercatori. Tosi a nome di tutta l'università ha fatto proprie le ragioni della protesta dei ricercatori. Ha chiesto per loro garanzie e tutele. Ha criticato i diversi punti del progetto governativo. L'università, ha assicurato è disponibile a contenere le sue spese. Non è però più disposta "a tollerare un ulteriore blocco delle assunzioni dei vincitori di concorso". È un ulteriore attacco alla sua autonomia. Si conferma l'attenzione al territorio, ma si respinge qualsiasi idea di una "regionalizzazione " degli atenei. È stata ribadita la denuncia del sottofinanziamento della ricerca accademica, con però una sottolineatura in più. La Crui critica la scelta del governo di puntare tutte le sue carte sull'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova: come se solo al di fuori degli atenei fosse possibile la ricerca di eccellenza. Tutta la relazione è stata una sottolineatura di ciò che l'università rappresenta per il nostro paese. Una difesa di "marchio", perché sono sorte troppe "università telematiche " che si fregiano impropriamente di questo titolo. Non è rinuncia al cambiamento. Vengono richiamati dei punti fermi, in particolare a chi ipotizza mutamenti delle forma giuridica degli atenei per trasformarli in Fondazioni. Così si smantellerebbe il sistema degli "atenei pubblici", con il conseguente "svuotamento delle garanzie costituzionali della libertà di ricerca e di insegnamento ". Nè si supera l'autoreferenzialità seguendo la "sirena del mercato". A chi punta sulla "privatizzazione", il presidente della Crui risponde che "non è sufficiente mutare il pubblico in privato perché i problemi si trasformino in opportunità, le inefficienze in ragioni di cambiamento, la scarsità di risorse in incremento della concorrenza". L'università, insiste, "non è, nè può essere un'impresa". Cosa rappresenta l'università del Terzo millennio? Questa è la domanda con cui Tosi ha concluso la sua relazione. L'ha girata agli atenei di tutta Europa proponendo di delineare insieme uno "Statuto dell'Università europea" che sia di riferimento per tutti. Quella di Tosi è stata una relazione che ha espresso con chiarezza l'umore e le preoccupazioni dell'università italiana. Lo hanno riconosciuto in molti. Il ministro Moratti non ha voluto commentare. "Ci incontriamo il 30 settembre " ha comunicato a Tosi in un rapido scambio di saluti. Poi ai cronisti ha dichiarato di condividere molti punti della relazione, in particolare la richieste di maggiori finanziamenti per la ricerca. Poi però ha aggiunto: "Il disegno di legge delega sullo stato giuridico dei docenti non sarà ritirato". Non è proprio un segno di pace, visto proprio che contro quel decreto sta montando la protesta degli atenei italiani. È a rischio l'apertura dell'anno accademico. Non sono solo i ricercatori universitari a minacciarlo, è l'intero mondo accademico a protestare. "Tutte le organizzazioni sindacali e le associazioni della Docenza Universitaria hanno proclamato da ieri il blocco di tutte le attività didattiche" ha annunciato il segretario generale Flc-Cgil, Enrico Panini. Sulla relazione del presidente della Crui dice la sua anche Piero Fassino. Il segretario della Quercia lo definisce "un atto di denuncia molto forte contro il governo che in questi anni ha fatto una politica negativa verso l'università ". "La relazione - aggiunge - è stata molto chiara e netta, promuove la politica e le riforme fatte dai governi di centrosinistra emette in guardia quello in carica dallo stravolgerle. Mi auguro che il governo e la Moratti intendano e stiano a sentire: è la voce dell'intera accademia italiana. È sconcertante che il ministro abbia deciso di non ritirare il decreto sulla docenza universitaria".