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Unità-L'Università è paralizzata, noi la salviamo così

Giunio Luzzato Si è già detto, giustamente, tutto il male possibile sui contenuti del progetto di legge Moratti relativo allo stato giuridico dei docenti e sulle forzature procedurali con le quali ...

06/10/2005
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l'Unità

Giunio Luzzato
Si è già detto, giustamente, tutto il male possibile sui contenuti del progetto di legge Moratti relativo allo stato giuridico dei docenti e sulle forzature procedurali con le quali è stato approvato al Senato.
Forse, non si è invece evidenziato a sufficienza un ulteriore gravissimo aspetto negativo: occupandosi di tale progetto non ci si è occupati in questi anni dei problemi veri che l'università italiana ha davanti a sé. Se il progetto divenisse legge (magari con una ulteriore forzatura alla Camera) il Miur e le università sarebbero paralizzati per ulteriori anni dai lavori di bassa cucina richiesti dalla sua attuazione: definire le modalità organizzative per i giudizi nazionali, accorpare i settori scientifico-disciplinari, assegnare i numeri di posti, fissare le quote "riservate" e ripartirle.
Un gruppo di professori "benpensanti", al quale hanno dato spazio la Fondazione del Presidente del Senato e il giornale Il Riformista, ha lanciato lo slogan "non possiamo dire solo dei no" e ha giustificato con tale parola d'ordine l'adesione alla legge Moratti: legge che in realtà è altrettanto negativa nella loro asserita ottica "meritocratica" quanto lo è da altri punti di vista.
Ebbene, non dire solo dei no significa affrontare le questioni universitarie che richiedono interventi importanti; chi ha detto no, in quanto non ha assunto iniziative politiche al riguardo, è il governo che si è incaponito nella volontà di portare avanti a tutti i costi la legge sulla docenza, mentre in molti casi proprio gli ambienti universitari che si opponevano duramente a tale legge hanno anche sviluppato un insieme di elaborazioni propositive.
In particolar\\e, il gruppo "Diamo voce alle università", docenti di orientamento progressista in positivo rapporto con Parlamentari di centrosinistra delle Commissioni Istruzione e Cultura, ha condotto un impegnativo lavoro di approfondimento a partire da un documento base presentato all'Università di Roma3 nel novembre 2004 e sul quale erano giunte oltre 1800 adesioni. Tale lavoro sarà al centro di una Conferenza Nazionale a Milano, Università Bicocca, il prossimo venerdì 7.
I titoli delle 11 schede preparatorie, qui di seguito riportati con l'indicazione dei relativi redattori, illustrano da soli l'ampiezza delle tematiche che verranno affrontate.
Finanziamento delle università (P.Silvestri) - Governo del sistema universitario (L.Modica) - Ordinamenti didattici (G.Capano) - Politiche di sostegno agli studenti (G.Catalano) - Rapporti Scuola/Università (G.Luzzatto / C.Pontecorvo) - Rapporti Università/Territorio (R.Moscati) - Ricerca universitaria (C. Calandra Buonaura / M.Camboni) - Stato giuridico dei docenti (F.Bimbi / C.Violani) - Università. e formazione permanente e ricorrente (B.M. Bosco Tedeschini Lalli) - Università e insegnamento a distanza (D.Pedreschi / E.Stefani) - Valutazione nel sistema universitario (L.Guerzoni)
Troppa carne al fuoco, è facile obiettare. Ma solo tenendo presente la vastità dei problemi, e le interconnessioni tra i diversi aspetti, è possibile evitare soluzioni controproducenti. Ogni scheda formula pertanto precise proposte attuabili a tempi brevi o medi, senza l'idea di azioni globali palingenetiche ma nella consapevolezza di tali necessarie interconnessioni.
Nella convinzione, altresì, che non si parte da zero. A partire dalle iniziative di Antonio Ruberti (1989), si è progressivamente consolidata una linea che ha individuato nello sviluppo dell'autonomia e nel forte raccordo con la realtà europea due strumenti fondamentali per rendere l'università adeguata al mondo di oggi; il percorso è stato incompleto, ha talora registrato passi indietro - in particolare nell'attuale legislatura - ma come direzione generale è irreversibile e ha anche visto risultati positivi.
Ciò che occorre, allora - e il gruppo citato si muove in questa ottica - è individuare da un lato i punti sui quali finora gli interventi non ci sono stati o sono stati insufficienti, e verificare d'altro lato - dove gli interventi ci sono stati - quali sono stati i loro limiti, o comunque le ragioni di risultati inferiori alle aspettative.
Tra gli interventi finora assenti, sembra prioritaria, e ormai non rinviabile, una radicale riforma delle strutture di governo: il Ministero è ancora quello che gestiva e non quello che deve studiare, capire, progettare e indirizzare, le Università sono ancora rette da organismi sostanzialmente corporativi e continuano a operare più come confederazioni di Facoltà e/o Dipartimenti tra loro indipendenti che come istituzioni dotate di propria immagine complessiva e di proprie strategie. È inoltre indispensabile una Autorità di valutazione che sia rigorosamente "terza", indipendente dal Miur come dagli Atenei.
Quanto all'esame delle riforme già attuate, occorre in particolare monitorare le modalità con le quali è stata resa operante la riforma didattica ("3+2", crediti, etc.). Monitorare significa fare solo affermazioni documentate, non generalizzare singole realtà come se fossero la regola, in una parola applicare un metodo scientifico anche all'esame del funzionamento dei luoghi dove si forma alla scienza: il che spesso non è avvenuto. Si vedrà allora che ci sono casi dove le cose hanno funzionato bene, e altri dove non hanno funzionato affatto (e uno spettro di casi intermedi): solo così si possono individuare i miglioramenti indubbiamente necessari.
Chi sarà alla Conferenza a Milano ci proverà.


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