Unità-L'Università è in ginocchio. Riparte la rivolta dei professori
02.2004 L'Università è in ginocchio. Riparte la rivolta dei professori di Chiara Martelli "Bloccheremo tutto, parola d'Ateneo". Assertivi e irremovibili prorettori, presidi, docenti ordinari, ...
02.2004
L'Università è in ginocchio. Riparte la rivolta dei professori
di Chiara Martelli
"Bloccheremo tutto, parola d'Ateneo". Assertivi e irremovibili prorettori, presidi, docenti ordinari, ricercatori, dottorandi e studenti chiuderanno i loro libri in borsa per accerchiare la statua di Minerva. All'università de La Sapienza, eletta epicentro della protesta contro il decreto made in Moratti sul riordino dello status giuridico dei docenti universitari. Sono in molti, partiti da tutt'Italia. Sono gli uomini già scesi in trincea in occasione delle contestazioni locali che nei giorni scorsi avevano surriscaldato le aule e i senati accademici dal Friuli alla Calabria.
Sono quelli del paese del pollice verso che, con in pugno il documento, alle ore 10.30 si incontreranno nell'aula magna dell'ateneo romano per un faccia a faccia tra i delegati con il fine ultimo di intavolare una discussione costruttiva "che dovrebbe concludersi - afferma Marco Merafina, ricercatore del Dipartimento di Fisica nonché membro del comitato di mobilitazione - con una mozione nella quale confluiscano le diverse istanze dei presenti" e, se necessario, un calendario di prossime mobilitazioni. Ma nel "piccolo" centro dotto del sapere nazionale, sostenuti moralmente dalla presenza di prodi studenti, gli addetti ai lavori delle università di Trieste, Napoli, Torino, Firenze, Salerno, Cosenza, Roma e altro ancora, non rinunciano all'uscita di "piazza" che giust'appunto prevede un chiassoso corteo in sfilata all'interno delle mura della cittadella. In quelle vie blindate all'ordinario andirivieni di auto di chi è solito recarsi al lavoro con entusiasmo e voglia di fare. Quelle stesse prese d'assalto non solo dagli ordinari, ma anche dai ricercatori declassati dal ministro a intelligenze a tempo determinato.
Saranno loro, infatti, che una volta conclusasi l'assemblea terranno alti i toni del dissenso sotto le finestre del Miur. Poiché su di loro (e i precari in Italia sono 55mila a fronte di 58mila docenti e ricercatori in ruolo) pende la parte più acuminata della spada di Damocle del Ddl Moratti che potrebbe condannarli a un precariato fino ad almeno 50 anni.
Così dichiarando all'unisono "nessuna trattativa senza il ritiro del decreto" la rete nazionale dei ricercatori precari (www.ricercatoriprecari.org), seguiti nei loro passi dagli studenti, dalle ore 17.30 bloccheranno il transito di viale Trastevere con un sit-in indetto proprio mentre il minisro incontrerà le parti sociali per negoziare sulla legge delega. Una legge "che induce i migliori alla fuga e penalizza - osserva Flaminia Saccà, responsabile università e ricerca dei Ds - chi si dedica a tempo pieno all'università premiando invece chi si divide tra questa e lo studio privato. Poiché verrà conferito lo stipendio del tempo pieno a tutti recuperando i soldi dalle supplenze che non si vogliono più pagare". Il rendez vous romano sarà sostenuto, inoltre, da un corollario di altre iniziative decentrate, tra cui quelle previste all'alma mater di bologna o quelle in scena all'ateneo campano.