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Unità: L’Università, appunti per la rinascita

Bisogna dare atto al Governo ed ai ministri Mussi e Padoa Schioppa in particolare, di aver proposto con il Patto per l’Università e la Ricerca un documento che si pone con senso di responsabilità e concretezza il problema dello sviluppo del sistema universitario nazionale e del suo adeguamento ai livelli europei.

05/08/2007
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l'Unità

Guido Fabiani*

Bisogna dare atto al Governo ed ai ministri Mussi e Padoa Schioppa in particolare, di aver proposto con il Patto per l’Università e la Ricerca un documento che si pone con senso di responsabilità e concretezza il problema dello sviluppo del sistema universitario nazionale e del suo adeguamento ai livelli europei. Non ci si deve nascondere che in questi ultimi mesi, nel mondo dell’Università e della Ricerca, si erano diffusi, da un lato, una forte delusione per attese che, giustificate dal programma dell’Unione, non avevano ancora ricevuto una risposta compiuta di riforma e, dall’altro, un sentimento di frustrazione e sconcerto per veder prevalere sui media interventi pesantemente critici che, seppure riferibili a situazioni ben precise, venivano ingiustificatamente generalizzati finendo per mettere in ombra quanto di positivo e di significativo è presente nel sistema. Oggi si può dire che si volta pagina.
I due ministri hanno opportunamente insieme deciso di inviare una lettera in cui propongono il «Patto» e di allegare a questa un documento di analisi e di proposte molto ben costruito e sul quale chiamano ad «un grande confronto» tutto il mondo dell’Università. Ci sarà tempo e modo di intervenire con maggior riflessione ma è intanto opportuno svolgere subito alcune considerazioni di carattere generale.
La prima. Questa è una proposta che sollecita rigore nella valorizzazione del merito e rigore nella utilizzazione delle risorse pubbliche. È indubbio che il rigore debba divenire elemento costitutivo e caratterizzante del funzionamento delle nostre Università. Ma il rigore non può essere fine a sé stesso. Esso deve essere finalizzato ad obiettivi precisi di sviluppo, e perciò deve basarsi su norme ed indicatori ben definiti e su una disponibilità di risorse programmata con certezza, sia pure nel rispetto delle compatibilità necessarie. Questi aspetti nella lettera e nel documento non mancano: vengono individuati vincoli di bilancio ragionevoli e da raggiungere gradualmente; si richiama la necessità di rivedere i criteri di valutazione finora elaborati per renderli più adeguati; si prospettano sanzioni ed incentivi; si pone il problema cruciale della tassazione che va collegato alla fornitura di servizi agli studenti e ad una giusta considerazione del merito e delle fasce di reddito; si sollecita una diffusa azione di internazionalizzazione; si chiede il ringiovanimento del corpo docente e un più intenso reclutamento dei ricercatori; e, come elemento di grande importanza e novità rispetto al passato anche recente, ci si dichiara consapevoli dell’esigenza di predisporre per tutto questo risorse aggiuntive, da distribuire attraverso il meccanismo di valutazione che si attiverà con l’entrata in azione dell’Agenzia nazionale di Valutazione.
Si scorge finalmente in questa impostazione la volontà di intervenire affinché nel nostro Paese non si spezzi il nesso - quasi imposto dalle forme che la conoscenza assume oggi - tra Università e società, tra accumulazione del sapere e vita collettiva, tra ricerca e produzione. Un nesso che, se valorizzato, rappresenta il fattore determinante della competitività dell’intero sistema economico e sociale.
La seconda considerazione riguarda gli Atenei. Se guardiamo con attenzione a tutta la documentazione, alle richieste, alle proposte e alle prese di posizione prodotte in questi ultimi anni dal sistema universitario, dobbiamo considerare la proposta di Mussi e Padoa Schioppa anche come il risultato della nostra azione. Quando in un sistema politico sociale si arriva da parte delle istituzioni governative a proposte di questo genere è anche perché si è capaci di mettere a frutto un processo che, pure se fra incomprensioni ed ostacoli di vario genere, viene da lontano. Ma, proprio perché abbiamo dato il nostro contributo, non dobbiamo perdere questa occasione che può essere l’inizio della svolta che da tanto tempo richiediamo. La gloriosa storia dell’Università italiana e il patrimonio inestimabile di cultura accumulato consegnano, soprattutto a noi, la responsabilità di non disperdere una ricchezza indispensabile per il futuro del Paese. Dobbiamo saper rispondere alla domanda di cambiamento che ci viene operando con un dippiù di impegno, di senso etico, di ricerca della qualità e di rispetto del merito, di senso corretto del pubblico nella gestione delle risorse. È necessario impegnarci concretamente per costruire nuove condizioni per le giovani generazioni di docenti e ricercatori. Solo così sarà possibile richiedere il rispetto pieno dell’autonomia e delle funzioni di produzione e diffusione dell’alta conoscenza.
Personalmente non ho alcun dubbio nel ritenere che gli Atenei italiani sapranno dimostrare di essere soggetti attivi del cambiamento disponendosi, come propone la lettera di Mussi e Padoa Schioppa, ad un confronto reale con le forze politiche e sociali del Paese. Bisogna operare tutti perché il confronto sia serrato e risolto concretamente in tempi ragionevoli. Anche per dare corrette risposte all’emergenza, c’è un disperato bisogno di impostare in modo partecipato e responsabile un intervento di lungo respiro. Il percorso è stato individuato: bisogna cominciare da subito e guardare lontano.

*Rettore Università Roma Tre


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