Unità: L'ultima di Tremonti: chiudere gli enti di ricerca
Nella manovra c'è una tabella sugli enti inutili che vanno soppressi. Perché? Non se ne comprende la ratio. Soprattutto perché inutili non sono.
Pietro Greco
Il decreto che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha portato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per cercare di evitare all’Italia l’epilogo della Grecia è piuttosto vasto e articolato. È un libro di 150 pagine, i cui contenuti sono stati fortemente criticati sia dalla CGIL sia dai partiti del centrosinistra.
In quelle 150 pagine, elaborate dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti e ai suoi collaboratori, ci sono varie tabelle. Una riguarda l’elenco degli enti inutili che vanno soppressi. Questo lungo elenco contiene, a sua volta, una piccola tabella che riguarda gli Enti di ricerca pubblica vigilati dal MIUR, ovvero del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca diretto, pro tempore, del Ministro Mariastella Gelmini.
In questa piccola tabella sono elencati, in apposita colonna, gli Enti pubblici di ricerca che vengono soppressi. Si tratta, nell’ordine: della Stazione Zoologica “A. Dohrn”; dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRIM); dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica "F. Severi" (INDAM); dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF); dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS); dell’Istituto di studi giuridici internazionali.
Che ne sarà di loro? Nella colonna a fianco sono indicate le amministrazioni che subentrano nell’esercizio dei relativi compiti ed attribuzioni. Queste amministrazioni sono due. Una, nella quale rientrano tutti gli Enti elencati tranne uno, è il Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’eccezione è la Stazione Zoologica “A. Dohrn” di Napoli, i cui compiti ed attribuzioni passano direttamente al MIUR.
Alcune note di metodo. Nessuno ha avvisato il Consiglio Nazionale delle Ricerche dei nuovi arrivi, anche solo per averne un parere. Nessuno, a quanto pare, ha avvisato il MIUR: che da un lato si vede spostare come birilli gli Enti su cui dovrebbe vigilare e dall’altro si vede assegnare compiti e attribuzioni dirette di uno di essi.
Ma veniamo al merito. Perché questi Enti vengono soppressi? Non se ne comprende la ratio.
Non sono certo Enti inutili. L’Istituto Nazionale di Astrofisica, per esempio, è stato valutato dal CIVR (il Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca che fa capo al MIUR, dunque al governo, come il miglior Ente di ricerca in fisica che abbiamo in Italia. Valutazione di fatto confermata a livello internazionale sulla base della produzione scientifica prodotta dai suoi ricercatori. Insomma è uno dei nostri centri di ricerca di eccellenza. Perché, dunque, inutile?
Discorsi analoghi si potrebbero fare per gli altri Enti. La Stazione Zoologica “A. Dohrn” è stato il primo laboratorio di biologia marina al mondo. Attraverso i suoi ricercatori (ci riferiamo a Giuseppe Montalenti) è giunto in Italia il pensiero neodarwiniano. È stata frequentata da svariati premi Nobel. E tuttora svolge ricerca di punta. Stando al decreto la Stazione potrebbe uscirne dissolta e i suoi ricercatori potrebbero ritrovarsi al Ministero a svolgere non si sa quali lavori.
Accorpandoli al CNR o, addirittura al Ministero, non c’è risparmio. I ricercatori, i tecnici e gli amministrativi non vengono licenziati. Saranno pagati con fondi pubblici da altre amministrazioni.
C’è, invece, formidabile una perdita netta di efficienza. Di distruzione di competenze. Di dissoluzione di conoscenze. Nella scienza moderna le conoscenze non appartengono solo ai singoli ricercatori. Ma appartengono a un’intera comunità. Se io abolisco il CERN e diffondo i suoi ricercatori nel mondo, non conservo la capacità di produrre nuove conoscenze in fisica delle alte energie di assoluto valore. Semplicemente la perdo, anche se ogni singolo ricercatore continuerà a fare fisica.
Allo stesso modo se diffondo i ricercatori dell’INAF nel CNR non guadagno nulla in termini di nuove capacità di produrre conoscenza e rischio di perdere molto. Di più. Se accorpo al Ministero (!?) i ricercatori della Stazione Zoologica perdo sia la capacità di produrre conoscenze di valore nell’ambito della biologia marina e, col tempo, perdo anche le competenze individuali.
Insomma, come ha scritto il Presidente dell’INAF, Tommaso Maccacaro, in un accorato appello al Presidente della Repubblica, in quella tabella ci sono scelte del tutto ingiustificate, che non tengono minimamente conto del merito, che non producono risparmio alcuno e generano solo inefficienza.
Se è vero il modo in cui un paese cura la ricerca è l’indicatore principale del modo in cui quel paese cura e costruisce il proprio sviluppo culturale ed economico, allora in quel decreto – elaborato in maniera tanto dilettantesca quanto arrogante – vengono tagliate, in un colpo solo, e sparse al vento fette di futuro e fette di eccellenze.